Terra Nuda

C’è extra vergine e vergine

Ci scrive da Sciacca Michele Bono, in merito a quanto emerso a Olio Officina Festival e ai 60 anni della categoria merceologica. Se c’è qualcosa che non va è la disunione degli attori della filiera. Resta insopportabile – si legge nella lettera – il divario di prezzi sullo scaffale

Olio Officina

C’è extra vergine e vergine

Organizzata alla grande e con stile e gusto la nona edizione di Olio Officina Festival. È una manifestazione interessantissima e piena di contenuti che descrivono e rispecchiano la “triste” realtà del controverso settore oleario “italico“. A mio parere, il vero problema del settore oleario italiano sta nella disunione dei principali attori della filiera, i quali sembrano uniti e d’accordo, ma in realtà sono in costante conflitto tra loro, pieni di invidia e ipocrisia, oltre alla naturale e costante concorrenza.

Basterebbe sedersi seriamente attorno a un tavolo e fare delle proposte coraggiose, ferme e decise al Ministero delle Politiche agricole come al Governo, per modificare le ormai vecchie normative del settore olio di oliva, che, in effetti, come tu stesso hai più volte rimarcato nel tuo meraviglioso festival, la legge che disciplina il settore dell’olio di oliva extra vergine ha compiuto 60 anni, età che vista da un lato può sembrare ancora giovane, ma guardando dal lato opposto sessanta anni sono assai e forse troppi per un settore che negli ultimi venti anni ha subito stravolgenti cambiamenti.

Oggi nel 2020 è davvero insopportabile che nella categoria olioextra vergine ci siano bottiglie da 1 litro vendute a 9 euro e altrevendute a meno di 3 euro.

Sempre a mio parere, tutta questa differenza di prezzo e qualità confonde il consumatore, e non lo fa crescere: in poche parole, non gli consentirà mai di capire la grande differenza tra un olio extra vergine “top” e un olio extra vergine da primo prezzo (da olive Picual, o altre cultivar, raccolte mature/nere).

Come detto ad alcuni oleari presenti a Milano, sempre a mio parere, bisogna alzare l’asticella della qualità. In poche parole, bisogna chiamare extra vergine l’olio che veramente sprigiona forti sensazioni e che abbia un buon odore di olive verdi appena frante e che abbia un gran sapore al palato, un olio extra vergine che rispecchi questo superlativo assoluto. Un grande olio extra vergine che dia piacere e salute, un prodotto veramente eccellente e che abbia delle precise identità che lo differenziano da un olio anonimo e privo di sensazioni ottenuto da olive nere e mature e che ovviamente creano un olio difettoso e sgradevole al palato, in sostanza un olio privo di identità e specifiche caratteristiche, non merita affatto l’appellativo di extra vergine, questo sarà un olio da chiamare vergine di oliva.

Non mi dilungo ulteriormente, in quanto ci sarebbero da scrivere fiumi e fiumi di parole, per questo controverso e strano mondo dell’olio di oliva “italico“.

Saluti affettuosi e buona giornata, ancora complimenti per il magnifico lavoro, spero di ospitarti al più presto a Sciacca.

Michele Bono
BONOLIO s.a.s.

La foto di apertura è di Gianfranco Maggio / Olio Officina

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