Terra Nuda

Gli ulivi del Fai

Il Podere Case Lovara, una tenuta agricola ubicata nel Parco Nazionale delle Cinque Terre in Liguria, ritrova la sua piena bellezza ed espressività. Con l’operazione di restauro e recupero, l’uomo ha fatto ritorno a Punta Mesco

Olio Officina

Gli ulivi del Fai

Nota stampa del Fondo Ambiente italiano. Conclusa la prima fase di restauro degli edifici e del paesaggio rurale storico sostenuta da Fondazione Zegna, il Fai – Fondo Ambiente Italiano è orgoglioso di aprire al pubblico Podere Case Lovara a Punta Mesco (Levanto), 45 ettari di terreno e tre fabbricati rurali inseriti in una zona dal grande valore paesaggistico e culturale immersa nel Parco Nazionale delle Cinque Terre – Sito di Interesse Comunitario e Patrimonio Unesco – sul sentiero che collega Levanto a Monterosso. L’unicità di Podere Case Lovara non è solo dovuta alla bellezza e al fascino di un luogo a picco sul mare, ma anche al modello sperimentale applicato al recupero e alla gestione produttiva di un paesaggio che da secoli lega una forte impronta umana a uno scenario naturale che necessita della massima tutela.

Come difendere la storia dalla natura

L’area di Punta Mesco, che l’uomo ha coltivato dal Medioevo fino all’ultimo decennio del Novecento, viene acquistata negli anni Novanta dall’immobiliare Fiascherino di Monza. Il progetto è quello di farne un insediamento di abitazioni turistiche raggiungibili da una strada carrozzabile (che avrebbe inevitabilmente devastato il promontorio). Tuttavia nel 1999 viene istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre e il progetto viene bloccato dalle leggi che pongono al centro la tutela dell’ambiente. Le nuove regole salvano l’area dall’edificazione, ma al tempo stesso sanciscono la fine della storia secolare dell’insediamento umano a Punta Mesco.

La natura, abbandonata a se stessa, cancella anno dopo anno una storia di secoli e la vita muore: il bosco avanza danneggiando gli edifici, “mangiando” le colture fino a far crollare i muretti a secco che sostengono i terrazzamenti tipici della Liguria, proprio quelle opere dell’uomo che hanno permesso la coltivazione e hanno svolto una funzione di difesa dal rischio idrogeologico. Venendo a mancare i presupposti del progetto immobiliare, con grande sensibilità sociale e civile l’amministratore dell’immobiliare Adriano Piva si rivolge al Fai. È l’innesco per un lavoro “controcorrente” che ha l’obiettivo di riportare dopo vent’anni di abbandono l’uomo a Punta Mesco e di “rimodellare” in tal senso alcune delle norme che regolano la zona sotto tutela.

Il Fai coinvolge i responsabili del Parco, il Ministero dell’Ambiente, la Regione, la Soprintendenza, i comuni di Levanto e Monterosso per trovare una soluzione che permetta di intervenire nell’area protetta nel rispetto dei principi del Parco ma al tempo stesso riportando alla sua funzione storica quell’area protetta. Un Protocollo d’Intesa firmato il 22 luglio 2013 tra il Fai, il Parco Nazionale delle Cinque Terre, il Comune di Levanto, il Comune di Monterosso al Mare e Fondazione Zegna sancisce l’accordo che intende proporre Case Lovara come un sito pilota che faccia da modello per la corretta gestione dell’opera dell’uomo in aree soggette a regolamentazione, come quelle del Parco delle Cinque Terre.

Una parentesi lunga 20 anni

Il progetto di Punta Mesco nasce dalla volontà comune di reagire all’abbandono del paesaggio rurale storico, fortemente caratteristico in questa parte della Liguria, ripristinandone l’aspetto e l’uso agricolo tradizionali.
Perché l’anima di Podere Case Lovara, un isolato avvallamento sulle alture spioventi sul mare che è stato nei secoli l’unico luogo dove era possibile l’insediamento umano nel tratto tra Levanto e Monterosso, è legata all’equilibrio tra la sua severa natura rurale, il suo aspetto un po’ scabro e la tenacia dell’uomo a occuparsi di un territorio così difficile, ad adattarsi alla povertà della vita, molto dura, che qui si è svolta per generazioni di contadini e cavapietre.

La prima fase dell’apertura al pubblico

Il Podere Case Lovara apre ora al pubblico dopo una prima fase di lavori incentrata sul restauro di due fabbricati – uno di fine Settecento, l’altro dei primi anni del Novecento – e sul recupero del terreno agricolo circostante, dove sono stati ripristinati una parte dei terrazzamenti originali e le colture caratteristiche – oliveto, orto e frutteto – che verranno coltivate secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, a cui si aggiunge l’apicoltura.

A Punta Mesco il Fai utilizza tecnologie sostenibili, improntate al risparmio energetico e compatibili con il contesto paesaggistico e ambientale, che hanno richiesto un lungo e complesso approfondimento. Qui la sfida è ancora più difficile e per la natura del luogo così isolato e per una diversa fruizione rispetto al passato: non più un piccolo nucleo di contadini ma i numerosi turisti che su quel sentiero passano ogni giorno. è stato quindi necessario definire un progetto che permetta di essere il più possibile autonomi, sia per la produzione di energia sia per il consumo di acqua: la produzione da fonti rinnovabili arriva infatti al 60% del fabbisogno energetico, senza impattare sul paesaggio; l’acqua piovana verrà immagazzinata con cisterne mentre le acque reflue saranno depurate e riutilizzate per l’irrigazione e gli scarichi sanitari.

I visitatori in questa prima fase troveranno spazi di accoglienza e la possibilità di visite guidate che racconteranno la storia secolare dell’insediamento di Case Lovara per comprendere ed entrare in sintonia con questo luogo e che daranno suggerimenti preziosi per visitare i dintorni. L’intervento del Fai verrà illustrato con una piccola mostra allestita nella Casa Rossa.
In futuro sarà possibile anche soggiornare: nella seconda fase di lavori sarà infatti completato un piccolo agriturismo-rifugio con camere, servizi, possibilità di campeggio e un’area di ristoro, che verrà aperto al pubblico nel 2017.

A Punta Mesco non torneranno i contadini di un tempo. È il Fai che, oltre a restaurare e “diventare a sua volta contadino”, racconterà una storia a tutti quei visitatori – tra le centinaia di migliaia che ogni anno percorrono i sentieri delle Cinque Terre – che vorranno venire in contatto con l’identità di questo luogo. Una storia che il Fai propone attraverso due personaggi: il paesaggio e il nuovo insediamento umano. È questa la caratteristica più innovativa di un progetto culturale e della sua funzione didattica che propone il recupero in chiave contemporanea di una pratica antica come l’agricoltura: un recupero non tanto legato alla produttività quanto rivolto alla fruizione del turista. Raccontare come in passato si è mantenuto un territorio e continuare a mantenerlo – dopo 20 anni di oblio – con le tecnologie di oggi senza tradire la storia del luogo ma facendola continuare e migliorare.

L’apertura al pubblico di oggi è resa possibile grazie al significativo contributo di Fondazione Zegna, che dal 2003 insieme al Fai condivide e realizza progetti dedicati alla bellezza, alla riqualificazione e alla salvaguardia ambientale. Fondazione Zegna porta lo spirito, l’esempio e le conoscenze maturate dall’opera di Ermenegildo Zegna, che a partire dal 1930 ideò e realizzò un complesso e innovativo progetto di valorizzazione di una vasta porzione di territorio (circa 100 km2) nei dintorni del Lanificio di Trivero nel biellese – divenuto nel 1993 Oasi Zegna. Un laboratorio all’aria aperta dove l’equilibrio tra tutela e riqualificazione ambientale attrae un turismo sostenibile di qualità e permette lo sviluppo dell’economia locale, coinvolgendo soprattutto giovani imprenditori. Grazie a queste unicità, l’Oasi Zegna ha ricevuto nel 2014 – unico esempio in Italia – il Patrocinio FAI, con il quale ogni anno organizza La Giornata del Panorama (l’edizione 2016 sarà il 18 settembre) per sensibilizzare alla scoperta del patrimonio naturalistico e culturale italiano.

Il recupero di Podere Casa Lovara è stato possibile anche grazie al prezioso contributo di Lucart – per la prima volta al fianco del FAI, che a partire dalla filosofia di Grazie Natural, la carta che non taglia gli alberi, ha promosso Grazie For Comments, l’iniziativa a sostegno di Punta Mesco che ha trasformato in alberi i commenti positivi ricevuti sui social network consentendo di piantumare il nuovo uliveto – e di Ikea Italia – che ha dedicato al FAI l’iniziativa “Compostiamoci bene”, donando 2 euro per ogni albero di Natale restituito negli store.
Il cantiere proseguirà i lavori grazie al generoso sostegno di Deutsche Post Foundation.

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