Terra Nuda

Il coraggio di opporsi

Quanto successo nell’ospedale di Saronno mi ha profondamente turbato, e mi auguro di non essere il solo. Di fronte a tanto sconcerto, nel sentire quanto sta emergendo dall’inchiesta in corso, viene spontanea una domanda chiara e forte, ma al tempo stesso terribile: come mai succedono certe cose?

Sante Ambrosi

Il coraggio di opporsi

Già, come mai accadono questi episodi così cruenti in Lombardia, in uno dei nostri ospedali, che pensiamo non sia diverso da altri, presenti sul territorio, come quelli più vicini di Busto, Gallarate o Varese? Dico di questi anche se non li conosco dal di dentro, ma solo per una certa frequentazione saltuaria, per fortuna. Dico di questi nosocomi anche per dire di tutti gli ospedali di ogni angolo d’Italia, includendo tutte quelle strutture che pensiamo concepite per salvare la vita, non per sottrarcela.

Chi mi può garantire che quanto abbiamo letto sui giornali siano veramente casi anomali, isolati e da attribuire alla demenza personale di individui semplicemente malati?
Da quanto sembra affiorare, certamente ci sono persone che non dovevano essere in quel posto, ma, appunto, le domande diventano ancora più tremende: come mai occupano posti del genere? Non esistono parametri professionali ed etici per dirottare persone non adatte? E i dubbi non finiscono qui, perché, se fossero veramente casi del tutto estranei al corpo organico dell’ospedale, come mai i dirigenti hanno fatto finta, quanto meno, di non vedere?

A questo punto la questione diventa necessariamente più generale, e pongo una domanda, questa volta, inquietante: tali fenomeni, tristemente deleteri, succedono solo nell’ospedale incriminato, oppure anche altrove? Le altre strutture pubbliche sono del tutto esenti ed estranee a tali fenomeni?

Personalmente non possiedo risposte certe, ma solo qualche testimonianza raccolta qua e là da qualche dipendente che talora ho ascoltato per caso, il quale mi raccontava cose non certo così gravi come quelle successe a Saronno, ma comunque indizi preoccupanti, che, alla luce di questi nuovi episodi, mi tornano alla mente in modo preoccupante

Ho paura che quanto successo a Saronno non sia un caso isolato. E’ solo paura, e, lo ripeto, anche perché non sono in grado di offrire risposte certe su un problema così angosciante. Ma una cosa chiedo come cittadino. Chiedo che tutto quanto sta emergendo in quell’ospedale non venga insabbiato, ma che si faccia veramente chiarezza fino in fondo, e con forza chiedo che le autorità dimostrino che quei fatti siano del tutto isolati.
Lo dimostrino per il buon nome di tanti che lavorano con serietà e onestà in quelle realtà, ma soprattutto per noi cittadini perché possiamo e dobbiamo ancora avere fiducia di queste nostre strutture.

Le nostre autorità dimostrino che il corpo intero di tutte le strutture ospedaliere delle nostre città, sia veramente sano. I cittadini hanno bisogno di dimostrazioni convincenti e che esistono regole applicate, regole di competenza, ma anche regole di etica.
In tanto marcio che sta emergendo in questi giorni da quell’ospedale, occorre dire che c’è una nota altamente positiva, un fiore che è spuntato da tanto marciume. Questo fiore è la testimonianza dell’infermiera, che ha saputo contrastare il mal costume. Ha avuto il coraggio di dire di no al suo capo, il vice primario, in modo netto e forte, rischiando la sua stessa incolumità.

Da quanto leggo sui giornali, la sua testimonianza è stata salutare e decisiva. Ha sfidato le minacce di quel medico e ha sopportato il silenzio di tanti che sapevano (anche di dirigenti?).
Ha avuto il coraggio di opporsi e ha parlato, praticamente da sola, vera combattente per un mondo nuovo.
Ecco, io vorrei incontrare questa infermiera per darle il bacio dell’amicizia e dirle che in lei ho visto il nuovo Giovanni Battista che ha avuto il coraggio di dire all’Erode di turno: Non Licet. E dirle che se ancora c’è qualcuno che crede nella forza dell’onestà e della correttezza, la società può essere ancora salvata.

La società si può redimere se c’è ancora qualcuno che fa della coerenza e della correttezza un modello e un ideale di vita.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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