Terra Nuda

Importazioni d’olio in Italia. Più serietà, meno propaganda

Oggi non è possibile fare impresa. Sono troppe le intromissioni da parte della politica e all’interno delle Istituzioni vi sono figure poco esemplari. C’è chi si impegna a danneggiare le aziende costringendole a disinvestire. Ascriverci, dalla Sicilia, è l’imprenditore Michele Bono, di Bonolio, il quale ci trasmette una lettera di protesta che ha indirizzato agli onorevoli Musumeci, Miccichè e Bandiera

Olio Officina

Importazioni d’olio in Italia. Più serietà, meno propaganda

Michele Bono insieme con i suoi fratelli a Sciacca lavora senza sosta. Bonolio è una azienda che ha raggiunto grandi risultati, sia sul fronte della qualità, sia incrementando i propri volumi di affari.

Sono leader nella produzione di olio made in Sicilia, ma si occupano anche di oli di importazione, che appunto importano per poi rivenderlo ad altre imprese. Sono particolarmente attivi e capaci i Bono. Agiscono da imprenditori, così come ogni azienda dovrebbe fare. Ammesso che le aziende siano all’altezza del compito.

Ciò che è certo è che i Bono hanno dimostrato di essere bravi e questo forse non piace a qualcuno. Vengono disturbati in continuazione. La loro colpa è di andare oltre la produzione di olio in Sicilia e di occuparsi anche di import/export. Infatti importano olio in particolare dalla vicina Tunisia. Evidentemente a qualcuno all’interno delle Istituzioni non piace. Nonostante tutto sia in regola con i documenti e la qualità degli oli importati, c’è sempre chi si preoccupa di spifferare la notizia dell’olio importato e chi smania di agitare gli animi. Nel Porto di Palermo, evidentemente, tra coloro che ricevono i documenti della merce sdoganata c’è chi si affretta a comunicarlo prontamente all’esterno, ci confidano i Bono.

Si alimentano di conseguenza denigrazioni e sberleffi. I Bono, non potendone più, hanno scritto una Lettera di Chiarimenti ai principali Politici della Regione Sicilia gli onorevoli Musumeci, Miccichè e Bandiera.

Non sappiamo se nel frattempo questi hanno risposto, ma noi intanto pubblichiamo la lettera che ci è stata recapitata, lasciando ai politici la responsabilità di quanto sta accadendo ai danni di una impresa che chiede chiarezza, non propaganda.

LA LETTERA AI RAPPRESENTANTI DELLE ISTITUZIONI

Al

Presidente della Ragione Siciliana

On. Nello Musumeci

e p. c.

Presidente dell’A.R.S.

On. Gianfranco Miccichè

Assessore Regionale Agricoltura

On. Edy Bandiera

Ciclicamente, politici attenti solo ad una certa propaganda, e pseudo giornalisti disattenti alla verità dei fatti, terrorizzano l’opinione pubblica sulla questione dell’olio di importazione e, segnatamente, di quello proveniente dalla Tunisia.
Costoro, così come già avvenuto lo scorso anno, fingono di non sapere che quest’olio giunge in Sicilia solo di passaggio e, in ogni caso, nell’ambito di operazioni che sono assolutamente regolari e ben note a quegli apparati dello Stato, delegati a verifiche severe e stringenti controlli che “per fortuna” sono così rigidi nel settore dell’olio di oliva.

L’olio, infatti, è l’unico prodotto controllato dalla nascita alla fine, tracciato e seguito attraverso un registro telematico, controllato costantemente e direttamente dal Mi.p.a.a.f. L’olio infatti viene acquistato e venduto con la stessa origine della propria provenienza. Quindi se viene prodotto ed acquistato come ITALIANO tale merce viene rivenduta come ITALIANO, stessa cosa per l’olio di importazione Spagna, Grecia o Tunisia viene acquistato e rivenduto con le dicitura di provenienza, Spagna, Grecia o Tunisia.

Il consigliere Figuccia, piuttosto che prestarsi alla mercé di talune testate (a partire da “I Nuovi Vespri”), al solo scopo di ottenere visibilità e non certo per cercare di risolvere i molteplici problemi degli agricoltori siciliani, dovrebbe capire che certe sue iniziative, tra cui la sua recente interrogazione al Presidente della Regione e la divulgazione di allarmanti informazioni che non corrispondono alla verità, non fanno altro che disorientare e confondere ancora di più la classe agricola siciliana in difficoltà non certo per l’importazione dell’olio tunisino.

Olio tunisino, che in questo specifico caso, arriva in Sicilia solo ed esclusivamente di passaggio, olio che viene da noi lavorato (filtraggio) e che è già venduto a ditte del Nord, che si appoggiano a noi per meri motivi geografici e per la fiducia che ripongono nell’operatività della scrivente. Questi oleari del nord Italia a loro volta provvedono ad imbottigliare l’olio e spedirlo all’estero (soprattutto negli States), nel pieno rispetto delle vigenti normative, a grandi ed importanti clienti della Gdo mondiale. Queste catene della Gdo, oltre a vendere l’olio da primo prezzo (Spagna/Tunisia/Grecia), hanno iniziato già da diversi anni la vendita anche di quegli oli di alta qualità (fascia prezzo alto) e tra questi c’è l’olio Dop o Igp Siciliano, ciò grazie anche alla nostra tenacia, ai nostri sforzi ed ai nostri continui investimenti nella Gdo italiana ed estera. Ci preme comunicarVi che il nostro olio Dop e/o Igp siciliano fino a poco tempo addietro era sconosciuto a questi consumatori (USA) in quanto non presente negli scaffali della Gdo.

Comunque, a parere dello scrivente, il vero problema dei consumi di olio da prezzo, non è la Gdo estera o italiana, il vero problema è il consumatore, che per abitudine o per una questione puramente economica, sceglie i principali prodotti alimentari in funzione del prezzo, e quindi solo per pura convenienza economica. Infatti i dati parlano chiaro, l’olio in bottiglia che oggi si consuma in Italia è così distinto, oltre il 90% olio da primo prezzo (Spagna, Grecia, Portogallo) e meno del 10% olio di fascia alta (Italiano, Dop e Igp). Diversamente se questo consumatore acquista telefonini costosi o altri prodotti hi-tech di produzione estera (Cina, Giappone, India) spendendo migliaia di euro, nessuno ha qualcosa da obiettare o da scandalizzarsi, tutto sembra normale.

Cosa diversa in terra nostra, se una società Siciliana, tra mille difficoltà rispetto ad una pari concorrente del centro-nord Italia, riesce a crescere e svilupparsi, riesce a dare occupazione a decine e decine di siciliani, e magari riesce a fare utile e pagare puntualmente le tasse, quella è una società da colpire e da punire. È come se qualcuno dicesse: “ma se in questa meravigliosa e malandata terra di Sicilia quasi nessuno riesce a crescere, questi saccensi dove cavolo vogliono andare!?!”

A nostro parere il vero problema in Sicilia è che nessuno sembra interessato a guardare attentamente alle continue evoluzioni che avvengono oggi nei diversi settori agricoli di quei Paesi che fino a qualche decennio addietro erano indietro rispetto a noi. La problematica nell’olio non sta solo nel fattore dei costi del personale, in Spagna, con un costo del lavoro agricolo paritario a quello italiano, producono e vendono olio ad un prezzo pari a quello della Tunisia; anzi, in certi periodi degli ultimi anni il prezzo dell’olio spagnolo è stato addirittura inferiore a quello della Tunisia.
La Spagna è riuscita ad industrializzare la propria agricoltura, e oggi propone parecchi prodotti agricoli a prezzi altamente competitivi, ciò grazie all’applicazione di nuove e moderne tecniche di produzione, ad esempio nel settore dell’olio riescono a produrre a prezzi bassi grazie ai nuovi e moderni impianti di uliveti intensivi e superintensivi.

La politica isolana, dovrebbe sapere che alla vecchia e frammentata agricoltura siciliana serve rinnovarsi e modernizzarsi, occorre realizzare nuovi impianti che siano più produttivi e remunerativi (Noi nel nostro piccolo lo stiamo facendo), così come è necessario velocizzare l’iter per i finanziamenti necessari ad una moderna ed efficiente agricoltura. Se certa politica, ben rappresentata da personalità come il consigliere Figuccia, invece di terrorizzare e spaventare l’opinione pubblica si preoccupasse di velocizzare le procedure per la realizzazione di nuovi e moderni impianti agricoli, si permetterebbe alla Sicilia di essere una terra più competitiva, più produttiva, più ricca e garante di ulteriori posti di lavoro, cosa che noi nel nostro piccolo facciamo giornalmente, anche se veniamo continuamente disprezzati sulla base di convinzioni ideologiche ignoranti e prevenute.

La nostra ditta, con l’olio di importazione, riesce a mantenere una decina di operai in più, creando le condizioni di maggiore occupazione anche per l’indotto.
Secondo noi certa politica non sapendo dare risposte alla classe agricola siciliana, si trincea dietro menzogne e pettegolezzi, in sostanza comunica agli agricoltori che la politica si sta adoperando per stoppare le produzioni agricole di importazione e conseguentemente ed ipoteticamente risolvere i molteplici problemi dell’agricoltura siciliana.

Dopo di che la stessa classe politica a Bruxelles vota a favore gli accordi commerciali con paesi in difficoltà come la Tunisia o il Marocco; autorizzando questi Paesi ad esportare parecchi prodotti agricoli nel territorio della U.E. che oggi a noi contestano.
Quindi le ditte italiane che acquistano merce estera sono considerate dei senza scrupoli o dei profittatori, ma nessuno pensa che se questo lavoro non l’ho facciamo in Italia lo può tranquillamente fare un altro operatore non siciliano o magari non italiano.

Inoltre, ipotizziamo che se un giorno Bruxelles bloccasse tutti i trattati agricoli con questi Paesi, secondo voi questi Paesi-Terzi non andrebbero a cercare nuovi sbocchi di mercato?!? Qualcuno pensa proprio che non autorizzandoli ad esportare i loro prodotti agricoli nei territori della U.E. questi non andrebbero a vendere le loro produzioni agricole negli USA o in Cina o in Russia, o in Inghilterra !?!

PRESIDENTE, quello che bisogna fare urgentemente è rinnovare l’agricoltura Siciliana, cercare, anche attraverso mirati disegni di legge, di permettere a chi veramente svolge questa attività di poter aumentare la superficie delle aziende agricole, oggi troppo frazionate e piccole rispetto ai propri competitor dell’U.E.

Bisogna pubblicizzare e far conoscere all’estero l’olio extra vergine di oliva siciliano, ovviamente olio con certificazione Dop o Igp, valorizzarlo e differenziarlo da tutti gli altri oli, anche in virtù della sua naturale superiorità organolettica che madre natura ha donato ai prodotti di questa meravigliosa isola. Questa promozione già da tempo viene fatta da una decina di oleari siciliani, tra cui noi in prima fila, che abbiamo investito oltre le nostre possibilità, impegnando gran parte delle nostre risorse ed energie. La nostra società da oltre un decennio è impegnatissima nella valorizzazione e commercializzazione dell’olio Evo Dop o Igp Sicilia; infatti i numeri parlano chiaro, noi vendiamo circa il 70% dell’olio certificato siciliano, soprattutto Dop Val di Mazara, che si produce in un’area dell’isola (Sciacca, Ribera, Caltabellotta, Calamonaci, Burgio, Villafranca Sicula, Lucca Sicula, Menfi, Sambuca, Santa Margherita,) dove viene prodotto l’80% di tutto l’olio siciliano. Per dovere di cronaca la nostra società vende mediamente ogni anno un milione di kg di olio siciliano certificato Dop Val di Mazara e Igp Sicilia.

Negli ultimi anni, a nostre spese, abbiamo ospitato dirigenti e buyer delle più grandi catene della Gdo mondiale, abbiamo ospitato giornalisti e gli abbiamo fatto conoscere l’olivicoltura siciliana, li abbiamo portati in giro per i meravigliosi paesaggi della nostra terra, tutti sono rimasti incantati dalle bellezze naturali della nostra isola, anche se questi durante i loro spostamenti ci hanno evidenziano come mai tanti rifiuti ed immondizia ai lati delle strade primarie e secondarie.

La verità, Presidente, è che, soprattutto tra noi siciliani, si sanno fare solo inutili chiacchiere e falsi sospetti, oltre alla produzione di una quantità industriale di pura e sana INVIDIA, nel solco dell’adagio: “Niente so fare io e niente devi fare Tu”.
Perché né il consigliere Figuccia né altri parlano delle migliaia di giovani che hanno lasciato e continuano a lasciare la nostra meravigliosa isola?!?

Adesso parliamo dei dati certi riguardante il mercato dell’olio di oliva e del famigerato “olio tunisino”; all’Italia, tra consumo interno ed export, occorrono oltre un milione di tonnellate di olio, di cui il consumo interno Italiano è di oltre seicentomila tonnellate, e le esportazioni sono di oltre quattrocentomila tonnellate.

Ad oggi la produzione media italiana è di circa 250 mila tonnellate annue, quindi per soddisfare il proprio fabbisogno l’Italia deve necessariamente reperire all’estero circa 800 mila tonnellate di olio d’oliva, che oggi importa in primis dalla Spagna, e in misura minore da Grecia, Portogallo, Tunisia, Turchia, etc.

Quindi appare chiaro ed inequivocabile che queste importazioni sono necessarie ed indispensabili per soddisfare la domanda dei consumatori italiani e permettere alle aziende olearie italiane di lavorare e soddisfare le richieste provenienti dal mercato nazionale ed estero.

Tutta questa attività avviene sempre nel rispetto delle vigenti normative, le quali impongono di indicare in etichetta l’origine e la composizione della tipologia di olio contenuto nelle bottiglie. Queste informazioni, vengono desunte dal registro telematico degli oli, gestito direttamente dal Ministero Agricoltura “Mipaaf”.

Quindi, come si può ben capire, non è certo fermando le importazioni che si possono far alzare i prezzi alla produzione locale e nazionale. Anche non effettuando importazioni in terra italica, infatti, ammesso e non concesso che si potessero chiudere le frontiere Italia- Ue o Italia-Estero, gli altri paesi produttori di olio di oliva diventerebbero giocoforza concorrenti dei produttori italiani, vendendo il loro olio di oliva al resto del mondo.

Anzi a parere della scrivente, sarebbe una situazione ideale se un giorno si potessero chiudere le frontiere e quindi non ci sarebbero importazioni di olio (sia U.E. che Extra U.E.). In questo modo si venderebbe agli italiani il solo olio di oliva prodotto in Italia. Ovviamente il prezzo di vendita dell’olio “italiano” sarebbe molto più alto rispetto ad oggi (domanda- offerta), naturalmente questo comporterebbe una notevole diminuzione del consumo pro- capite e una grossa fetta di consumatori italiani sarebbe costretta ad iniziare a consumare prodotti alternativi all’olio di oliva (burro, margarina, olio di semi).

In questa immaginaria situazione Noi in primis (essendo noi la maggiore azienda olearia siciliana) guadagneremmo molto di più rispetto ad oggi, lavorando molto ma molto di meno, con conseguente diminuzione di rischi, stress, responsabilità. Inoltre, ci immaginiamo che gli oleari in genere, avrebbero pure il potere e la facoltà di decidere a chi far consumare “il salutare” olio di oliva o a chi far condire le proprie pietanze con olio di semi o burro. Conseguentemente l’olio di oliva Italiano diventerebbe un bene prezioso e di lusso che potrebbero permettersi di acquistarlo solo in pochi, cioè i più ricchi e benestanti.

Tale immaginaria situazione farebbe felice una piccola percentuale di italiani (i produttori e gli oleari) penalizzando una elevatissima quantità di Italiani (i consumatori).

Egr. Onorevoli, per concludere, possiamo affermare che le imprese siciliane oggi hanno bisogno che la Politica si impegni ad aiutare e sostenere coloro che vogliono innovarsi e competere nei mercati globali, agevolare le imprese siciliane a promuovere e presentare i propri prodotti per conquistare nuovi mercati e raggiungere un numero sempre più elevato di consumatori finali, ai quali bisogna far conoscere le eccellenze agricole siciliane.

Non capiamo come certa politica invece di risolvere i molteplici problemi che abbiamo oggi in Sicilia, non fa altro che mettere in cattiva luce, in maniera ignorante, chi fa impresa con immensi sacrifici e nel pieno rispetto delle regole e delle normative vigenti.

In poche parole, prima di parlare bisogna conoscere i fatti, altrimenti è troppo facile…

Ovviamente, ci preme sottolineare, che i vari passaggi tecnici da noi sopra descritti rappresentano l’attuale realtà degli adempimenti e delle procedure previste dalle rigide normative vigenti in materia. Di tutto ciò potete informarVi con il Ministero dell’Agricoltura, con i NAS, con il Corpo Forestale o con la Guardia di Finanza.

Con l’auspicio di averVi fatto cosa gradita nel descriverVi dettagliatamente il settore oleario italiano, fiduciosi per un futuro migliore, Vi inviamo distinti saluti.

Michele Bono

Sciacca, li 27/01/2020

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