Terra Nuda

L’agricoltura biodinamica raccontata da un vignaiolo e un ortolano

L'appuntamento è in un luogo di cultura: la Libreria Baroni. La data è il 9 ottobre. La città è Lucca - ma va evidenziato che nell'intera provincia si registra la più alta percentuale in Italia di coltivazioni ispirate alla visione spirituale antroposofica del filosofo Rudolf Steiner. Scopo dell'incontro, è suggerire come immaginare una maniera diversa di coltivare per sé e per gli altri

Nicola Dal Falco

L’agricoltura biodinamica raccontata da un vignaiolo e un ortolano

Il 9 ottobre, a partire dalle 17.30, Saverio Petrilli, enologo della Tenuta di Valgiano e Federico Martinelli, ortolano a Saltocchio, racconteranno la loro esperienza di contadini biodinamici, spiegando quali sono i primi passi da fare per convertire la terra ad un’agricoltura senza chimica, libera cioè dai costi e gli abusi dei fertilizzanti e degli anticrittogamici.

Un scelta che si sta diffondendo al punto che, la provincia di Lucca è diventata la provincia italiana con la più alta percentuale di coltivazioni biodinamiche. Chi partecipa all’incontro non assisterà a una doppia conferenza, ma a una lezione di agricoltura alternativa che ha il principale scopo di suggerire come immaginare una maniera diversa di coltivare per sé e per gli altri.

«Il regime forzato e innaturale di alimentazione a cui l’agricoltura tradizionale sottopone la vigna – afferma Saverio Petrilli, nella foto in alto – rende il terreno compatto e duro. Confrontando due zolle, quella di un campo “fertilizzato” e quella di un campo dove si utilizza il corno letame, o composto 500, un grammo del quale, diluito e dinamizzato in un litro d’acqua contiene cinquecento milioni di microorganismi ed è in grado di sprigionarne il doppio, la differenza è lampante. Mentre la zolla del secondo, ricca di lombrichi, è soffice, respira e ha un sentore quasi floreale, l’altra è solida, serrata ed emana un inconfondibile odore di putrefazione».

«Di mio nonno – racconta Federico Martinelli, nella foto in alto – che all’inizio non poteva ammettere un cambiamento radicale nelle cose della campagna, contestando a fondo il passaggio al biologico, devo aver ereditato il gusto dell’osservazione, fondamentale per capire cosa succede dentro il campo. Me lo ricordo, fornito di una lentino tascabile, simile a quello degli orefici, guardarsi attorno, cogliendo questo o quello, osservandolo con calma. C’è una foto storica di piazza Anfiteatro, a Lucca, che risale agli anni Sessanta. Al centro della scena, tra ceste e cassette di ortaggi, spicca Daniele con le sue barbe rosse. Sicuramente, nella mia scelta di voltare pagina, maturata nel 2003, c’era l’odore dei veleni che usavamo, il puzzo innaturale di quelle sostanze. Una decisione etica, provocata e accompagnata da una sgradevole sensazione fisica».

L’incontro sarà allietato da un bicchiere di vino e qualche frutto dell’orto di Saltocchio. Oltre alla letteratura biodinamica saranno disponibili le dispense di Alex Podolinski, australiano socratico, maestro di molti biodinamici lucchesi.

Nella foto di apertura due zolle di terra a confronto: a sinistra quella di un campo biodinamico

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