Terra Nuda

La castanicoltura dei Monti Cimini in buona salute

Gli eventi organizzati nei paesi dei Monti Cimini in autunno hanno registrato un grande successo di pubblico, testimoniando l’interesse dei consumatori per le castagne e marroni di questo areale viterbese

Marcello Ortenzi

La castanicoltura dei Monti Cimini in buona salute

La castanicoltura si è presentata quest’anno generalmente in ripresa rispetto allo scorso anno. Ci sono alcune aree che ancora hanno avuto raccolta scarsa, a esempio, in Emilia Romagna in molto zone i produttori hanno rinunciato alla raccolta agevolata con macchine per mancanza di prodotto. Altre regioni con cali importanti sono Campania e Toscana. La situazione invece appare più normale in Piemonte e nel Lazio. Circa le importazioni, i dati ufficiali Ismea parlano di 36mila tonnellate nel 2018, cifra che potrebbe confermarsi, o addirittura aumentare nel 2019 per supplire alla domanda. Le principali nazioni di provenienza sono da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia. Molta produzione proviene oggi dagli ibridi di castagno che presentano frutti molto grossi di pezzatura. La qualità organolettica però lascia alquanto desiderare rispetto al prodotto tradizionale.

In tutta la Tuscia viterbese da sempre le castagne occupano un ruolo di primo piano per l’economia locale rappresentando circa l’8% dell’economia nazionale e ben il 30% di quella regionale. Il 50% della superficie castanicola provinciale è concentrata in aziende con più di 20 ettari di S.A.U. L’area dei Monti Cimini, poi, è tra le più importanti in Italia,10% della produzione nazionale. Quest’anno si è vista la ripresa del prodotto durante le sagre che si sono tenute in ottobre e novembre, dopo gli interventi negli ultimi anni sul cinipide e altre malattie del comparto, favoriti dai piani regionali in cooperazione con l’Università della Tuscia. Si prevede che si avrà una produzione nei Cimini di 40-50.000 q circa il 40-50% di quanto si produceva prima dell’arrivo del Cinipide. Sono stati stimati 10 milioni di euro il giro d’affari che si attende dal settore, 1500 lavoratori nei mesi autunnali. Nei Cimini si possono trovare numerose tipologie di castagne, ma quella che sicuramente è più apprezzata dal punto di vista alimentare è il “Marrone Fiorentino”. Questa castagna presenta da 1 a 3 frutti per riccio (o cardo) e una pezzatura variabile: “fiore” fino a 65 acheni/kg di prodotto fresco; “grossa” da 66 a 75 acheni/kg di prodotto fresco; “media” da 76 a 90 acheni/kg di prodotto fresco; medio-piccola da 91 a 100 acheni/kg di prodotto fresco;” piccola” > 100 acheni/kg di prodotto fresco. La forma è tondeggiante o ellittica con apice appuntito, il pericarpo, facilmente distaccabile, di colore marrone uniforme, presenta striature più scure; l’episperma (pellicola) è di colore fulvo chiaro o giallognolo. Il seme di colore dal crema chiaro al bianco con solcature in superficie, presenta un caratteristico sapore dolce. La destinazione della castagna è per il consumo diretto, limitato al periodo autunnale e invernale (caldarroste e castagne lessate) oppure per tutto l’anno dopo essiccazione (mosciarelle). Poi c’è l’uso industriale con la produzione di marmellate e marron glacè nelle diverse aziende locali. Altro prodotto di pregio associato al castagno dei Cimini è il legno, che è lavorato da alcune aziende e utilizzato per edifici pubblici e privati anche fuori della provincia.

La foto di apertura è un dipinto di Paolo Antonio Barbieri “Natura Morta” (1640)

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