Terra Nuda

La Xylella scatena odio

Quel che sta accadendo è paradossale. Persone che non hanno studi specifici sono pronte a giudicare (e pesantemente) altre persone che invece hanno sicuramente qualcosa da dire, già solo per il fatto che sono studiosi e non opinionisti. Il caso del batterio che ha colpito gli olivi del Salento, sta portando verso un atteggiamento ostile nei confronti del mondo scientifico. In tutto ciò c’è anche l'atteggiamento della Procura di Lecce

Luigi Caricato

La Xylella scatena odio

Pensavamo di trovarci in un Paese serio, non è così. Oggi tutti possono pontificare. E’ la democrazia dei social che ha dato parola a tutti, e con essa anche la libertà di offendere, aggredire, esprimere violenza – per ora solo verbale; ma chissà, poi, se questa non si tradurrà in violenza fisica. Tutto può accadere, in un’Italia dove perfino la magistratura esercita il proprio potere pur di condizionare gli accadimenti.

Nei giorni scorsi ho pubblicato su Olio Officina Magazine, richiedendone prima il consenso, una testimonianza per testo e immagini di uno stimato ricercatore del Cnr, Pierfederico La Notte (QUI). Non una persona trovata di passaggio al bar, a discutere di Xylella, ma uno studioso che ha consacrato la propria vita su alcuni specifici campi di indagine. Un professionista specializzato, dunque, non un generico professionista generalista. Uno studioso, non un chiacchierone, che nonostante all’indirizzo degli scienziati che se ne sono occupati “siano volati insulti, minacce, violenti attacchi e autorevoli intimidazioni”, continua, insieme con i suoi coleghi, a studiare il fenomeno della morìa di olivi nel Salento.

Le foto delle condizioni in cui si trovano alcuni oliveti sono state postate su facebook, in un profilo privato, e non hanno avuto molte reazioni, anche perché le immagini, così come le parole che le accompagnavano, erano confinate in un ambito ristretto di amici. E’ successo di tutto, quando ho esteso la pubblicazione sul magazine, e quando successivamente ho postato il tutto sui social. Tanti i giudizi taglienti, non severi, ma duri, pesanti come macigni, come pietre scagliate per fare del male, non per ferire, ma per annientare.

Sembra che l’emotività, in questa Italia del declino, debba necessariamente prevalere sulla razionalità, oltre che, soprattutto, sul buon senso.

Chi ha un conttato diretto con me, e mi conosce di persona, seppur dissente, mostra un certo tatto nell’esprimere giudizi: “Luigi, spiacente di obiettare. Le cose non stanno affatto così. Te lo dico con pacatezza e con tutto il rispetto che ti devo”. Al quale replico: “…le risposte emotive sono le tante risposte che si leggono in giro, comprese quelle del procuratore Cataldo Motta”.

Da qui una serie di giudizi, e si scatena la rabbia. Non cito i nomi per rispetto della privacy.

Un signore scrive: “.…dopo aver letto che Cataldo Motta si lascia andare in “risposte” (un’ordinanza di sequestro è un atto del tribunale e non una risposta) EMOTIVE….credo di aver letto la piu grande cavolata del 2016….e siamo solo ad inizio febbraio!”.

Un altro signore scrive, rivolto a un altro commentatore: “…voleva sentire il parere del milanese in tema di xylella? Cosa che non sanno nemmeno gli studiosi (in malafede) a Bari e sui cui la magistratura indaga? Le sembra ragionevole? Visto che c’è gli chieda pure del pesce a Mazara del Vallo, magari è esperto anche di quello”.
Da precisare che il dialogo tra i due commentatori non finisce bene: “Autocondannarsi alla schiavitù e cedere alla violenza di un risorgimento ancora in atto senza un briciolo di dignità. Nessun piacere nel parlare con lei e annulli pure la sua patetica richiesta d’amicizia”.
E il commentatore chiamato in causa e attaccato duramente risponde, forse sorpreso: “non dare giudizi, nemmeno mi conosci”.
Già, questa rapidità nel dare giudizi su Internet, il social visto come valvola di sfogo.

Una signora, una attivista pugliese, scrive: “Quando i piani falliscono miseramente ci si arrampica sugli specchi nel tentativo di salvare la faccia. Continuate pure a manipolare la realtà tanto sarete smascherati. Quanti nemici questa terra, quanti nemici per i pugliesi… perché non dimentichiamolo che il piano prevedeva l’avvelenamento di tutti noi. Come mai nessuno dei giornalisti di questa rivista si sia occupato di far luce sul Gipp e la sperimentazione fatta in molte aziende agricole. Si mette in dubbio l’operare della magistratura e non ci si chiede nulla sulla sperimentazione di prodotti chimici in Puglia. Non una riga sui pareri espressi dalla lilt di Lecce o dai medici ISDE”.
La nostra risposta è stata la seguente: “…tutte le testimonianze vengono accolte, senza alcuna preclusione. Forse è il caso di finirla con le contrapposizioni. E con i giudizi frettolosi. Tutti concorrono per la salvezza degli olivi. Il problema è nel batterio, non nelle persone che se ne occupano”.
La signora prosegue nei commenti, a ripetizione. Tra cui evidenziamo alcuni punti chiave:
Il primo: “… Tutti concorrono alla salvezza degli ulivi non è proprio vero… se poi lei intende che si promuove il superintensivo come spesso si legge sugli articoli (…). Ho letto vari vostri articoli sulla xylella e fino ad ora non ho trovato scritta una sola riga sull’assenza dei test di patogenicità”.
E un secondo commento: “(…) Si è chiesto come Lilt e Isde si sono espresse contro l’uso massiccio di fitofarmaci previsto dal Piano Silletti? Mi spieghi dove la vede la scienza? Quella che condanna a morte un intero territorio senza nessuna prova scientifica ma basandosi su teorie?”
Sempre la stessa signora cita un bellissimo articolo apparso su Olio Officina Magazine (QUI), solo che lo giudica male: “…a me sembra tanto una bella promozione del superintensivo. Tempo e la verità verrà fuori e poi si che lo scenario diventerà apocalittico, ma solo per chi ha agito nell’illegalità, per chi ha sempre chiesto verità e giustizia, sarà un grande giorno. Dopo aver letto i vari articoli sulla xylella, ritengo di aver perso solo tempo a risponderle”.
Un altro signore si lega ai vari commenti e scrive: “Motta non è uno sprovveduto. E non è uno che si lascia prendere dagli entusiasmi. Anzi, dai più è conosciuto come una persona troppo prudente e pacata… insomma, non un ambientalista nato. Quindi… massimo rispetto per la Magistratura che seppur con i suoi difetti riesce sempre ad evitare i disastri della politica. Io penso, osservando e vivendolo tutti i giorni, che questa Provincia di Lecce abbia un’enorme problema socio/sanitario che s’incrocia con la falsa questione Xylella: abbiamo tassi di mortalità per tumori da inquinamento ambientale altissimi, per la maggior parte derivante da poche industrie e da 50 anni di avvelenamento chimico dell’agricoltura, soprattutto dell’olivicoltura. Vogliamo guardare in faccia la realtà? P.s. Non dimentichiamo che l’uliveto è un bosco e che qui nasce il problema”.

Non tutti i giudizi negativi sono offensivi, per carità, ma si nota comunque una certa rabbia, e soprattutto una grande insoddisfazione di fondo. Un signore in particolare scrive: “Certo che la faccia tosta in giro abbonda. Articolo pretenzioso e privo di ogni valenza scientifica nonché morale. Basterebbe da solo per una bella denuncia per calunnia, ma vi lasciamo cuocere bel vostro brodo (marcio)”.

E la signora già citata torna alla carica: “Un articolo fazioso e di parte che promuove solo l’intensivo a discapito dei nostri magnifici ulivi. Parla di scienza e di xylella che avanza, di scene da apocalisse, ma da un esperto di fama mondiale mi sarei aspettata delle risposte più scientifiche ma …nulla neanche il minimo cenno a voler informarsi. Vabbe la linea da seguire è che la xylella avanza. Buona informazione di parte. E tranquillo la magistratura lavora e sarà il batterio della giustizia che si propagherà ovunque”.

Il signore che già aveva espresso giudizi negativi, ritorna anche lui alla carica: “I commenti riportati sotto questo articolo ne certificano il fallimento. Mi sembrano un pò troppi 5 mila iscritti per una pagina di questo tipo. Ormai sono diventati tutti scrittori, giornalisti, blogger, divulgatori scientifici, etc… A lavorare non ci vuole andare più nessuno. Ah… io sono atterrato quì solo a causa del polverone che si è generato, altrimenti… chi cavolo è oliofficina?!

Da parte mia non ho dato modo di buttarla in rissa, i commenti riportati sono stati sempre limitati all’essenziale, prestando la massima attenzione a non scatenare risse, ma ciò che di fatto emerge, è che su certi temi caldi, il silenzio sia sempre la strada migliore. Infatti, l’atteggiamento più opportuno, è far finta di nulla, o comunque, se si vuol trattare di certi temi, meglio farlo con la pancia, come fanno in tanti ormai, perché così non si perde il consenso. Ma ha veramente senso essere disonesti con se stessi per garantirsi un miserabile consenso?

Sulla Xyella abbiamo ospitato vari punti di vista, in piena libertà, nel corso dei mesi che si sono succeduti da quando è iniziata la grande commedia all’italiana. Chiunque voglia esprimere una propria visione del fenomeno può farlo liberamente su Olio Officina Magazine, e non trova certo alcuna censura, purché gli interventi siano espressi nel pieno rispetto delle persone e delle differenti posizioni. Ecco, è proprio il rispetto che invece manca.

E’ sufficiente fare un passaggio tra i vari profili dei tanti attivisti riuniti contro i dieci indagati, ma anche contro tutti coloro che difendono l’onorabilità del mondo scientifico ed esprimono solidarietà, per rendersi conto della violenza con cui queste persone manifestano l’odio verso gli studiosi, tranne che qualcuno non dica ciò che fa loro piacere sentire. Ed è questa, insomma, l’immagine di un’Italia alla deriva, dove conta più l’approccio emotivo, compreso quello della Procura di Lecce, ancor prima di un approccio razionale e distaccato, ma soprattutto rispettoso di chi la materia la conosce e merita ben altra considerazione.

Io, personalmente, pur occupandomi da sempre di olivi e olio, non ho studi specialistici su materie tanto complesse quanto incerte nel momento in cui si affrontano problematiche non facili da risolvere. Non mi esprimo perché non ho competenze, e proprio per questo mi affido a chi studia e conosce. Di conseguenza, se debbo esprimere la mia posizione, questa è nel dare piena fiducia nei confronti di quanti, in qualità di studiosi, affrontano tali emergenze mettendoci tutta la buona volontà del caso, oltre che il patrimonio di studi che hanno alle spalle.

Noto invece che chi prende posizioni estreme, ai limiti dell’offesa, lo fa con un atteggiamento spavaldo, di assoluta certezza di essere nel giusto; poco importa, se si va a indagare sui loro profili professionali, sapere che nulla hanno a che fare con questioni così delicate. Ecco, l’Italia di oggi è nelle mani di chi fa la voce grossa e di chi si sente maestro giudicando gli altri con l’arroganza e la violenza di chi ignora la realtà delle cose ma pensa di poter esprimere liberamente giudizi, anche definitivi, solo perché esprime una personale opinione al riguardo, ma solo un’opinione, appunto, non un sapere maturato in anni di studi e ricerche.

L’illustrazione di apertura è di Valerio Marini

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