Terra Nuda

Mi chiamo Adele Scirrotta

La drammatica lettera confessione di una imprenditrice olearia abbandonata dalle Istituzioni: “Negli anni '90, i miei genitori decisero di unire le loro storie imprenditoriali e vedere l'entusiasmo di mio padre era meraviglioso". Poi seguì la lettera di una banca, e da qui l’inizio di un inferno: "Ci hanno rubato l’anima. Eravamo soli, terra bruciata ovunque, fascicoli che sparivano, sentenze in arrivo a nostro favore e mai arrivate. Che giustizia c’è in Italia?"

Olio Officina

Mi chiamo Adele Scirrotta

Mi chiamo Adele Scirrotta nata a Cosenza, oggi risiedo con molto orgoglio a Pisa, il mio grande sogno è quello di tornare nella mia terra, la Calabria, perché è la terra dove sono nata. Racconto come un’impresa, se non si ha il coraggio e la forza di agire, possa crollare come un castello di sabbia sulla spiaggia travolto da una cattivissima onda del mare.

Oggi fare impresa certamente non è facile ma armandosi di determinazione, coraggio, forza, idee, progetti si può fare, perché l’impresa è come mettere al mondo un figlio, dona la stessa gioia.
A tutti gli imprenditori, non abbiate paura di agire, di difendere vostra figlia, non fatevi travolgere dalle emozioni, dagli eventi negativi, essi esistono solo per farvi autodistruggere, è l’impresa il cuore dell’universo. E’ come una persona umana, essa senza il cuore è morta, è senza vita, così l’Universo. Siamo Imprese, ma Imprese per sempre.

Negli anni ’90, i miei genitori decisero di unire le loro storie imprenditoriali se non le storie delle loro famiglie e divenire così due aziende ma con un pieno di sinergie, di storie, di vite.
Iniziarono così a fare grandi investimenti, ciò che avevano iniziato a costruire diveniva il loro sogno di creare ulteriormente imprese, divenirono così due aziende, ma con una grande imprenditorialità dentro. Una era prettamente azienda agricola, l’altra improntata sulla trasformazione, ma i maggiori investimenti iniziarono alla fine degli anni ’90.

Un’azienda quando inizia a crescere notevolmente da sola non ce la può fare e allora si affianca a quelle che sono le banche. Il mutuo venne concesso dando però in ipoteca volontaria i beni che in vent’anni i miei genitori avevano costruito, ma considerando anche l’ottimo e solvibile cliente come mio padre. Portato avanti questo investimento e messo in crescita, considerando che l’agricoltura è un’impresa non fallimentare, e considerando il fatto che la terra ha la sua importanza per la salute, l’economia, l’industria agroalimentare, mise a punto un investimento.

Mio padre accese due conti correnti, uno personale e un altro aziendale. Accendendo i due conti gli venne immediatamente nel giro di una settimana acceso uno scoperto di conto, per iniziare a lavorare sul progetto.

Fu un continuo cantiere aperto, vedere l’entusiasmo di mio padre era una cosa meravigliosa, era qualcosa di unico e di speciale. Ma ahimè, nel frattempo qualcuno ha pensato bene a stroncare questo suo sogno realizzato per me e mia sorella, arriva la prima lettera di una banca dove aveva acceso il mutuo del terreno dove gli si chiede di rientrare nel giro di 5 giorni. Fu un momento che credo nessun imprenditore voglia vivere, nell’iniziare un investimento senza chiedere mutui la banca su cui si erano presi degli impegni chiede di rientrare nell’immediato.

Mio padre è una persona forte, coraggiosa ed è andato avanti perché solo incentivando si può creare economia e lavoro. Ovviamente i continui attacchi da parte della banca certamente non favorì il percorso, si dovette fermare, con grande dispiacere, gli avevano stroncato il suo sogno, gli avevano stroncato la vita. Iniziò la campagna ma nel frattempo iniziarono in tempi ridottissimi un decreto ingiuntivo ogni due/tre giorni, avevano tolto la dignità a mio padre, alla mia famiglia, alla mia storia.
I soldi della campagna non bastavano a chiudere tutti nel giro di pochi giorni, i fornitori venivano in azienda chiudevano le macchine, arrivavano con camion gru per prendersi tutto.

Alla prima banca si affiancarono altre due. In una di queste due i conti erano in attivo ma è stato pensato bene di studiare uno storno, facendo credere che il conto personale fosse chiuso oramai, ma sul quale confluirono delle somme, e facendo in modo che sul conto aziendale si trovasse una somma a debito, la banca ha avuto un crac e questo fece si di dar continui problemi. Ci hanno rubato l’animo. Oramai eravamo soli, terra bruciata ovunque, ho conosciuto i miei occhi che non vedevano più soldi, benessere, vita, ma credendo in ogni cosa c’era sempre qualcosa che ci dava la possibilità di apparecchiare la tavola, mio padre quel cemento se l’aveva sudato e non poteva perderlo. Iniziammo a riprenderci ma fu dura, quelle buste verdi arrivarono imperterrite, oramai anche la mia vita era come un’anima nera, senza alcun spiraglio di luce.

Iniziammo così la ricerca di un avvocato, ma la grande ed estrema fiducia di mio padre non portò da nessuna parte. Mio padre che pagava puntualmente i dipendenti, le tasse, piccoli scoperti nel giro di poco tempo non era più in grado di renderlo solvibile in nessun caso. In questi casi l’avvocato fece la sua parte, non presentò mai durante il suo mandato opposizioni, mai presentato ad udienze, fascicoli che sparivano, sentenze in arrivo a nostro favore e mai arrivate. Ogni volta che facevo domande diventava nervoso, strano? I miei due commercialisti, anche loro non sono stati di aiuto, anzi, tutto in perdita, spariti non si sa come mai copie di assegni di pagamento spariti nel nulla. La mia sembrava quasi l’azienda delle non soluzioni, l’azienda che produceva solo pignoramenti. In cinque anni ho visto il mio commercialista tipo tre, quattro volte, sono state cosi poche le occasioni che neanche ricordo, che tristezza! Ovvio tutto non basta per far male alla mia azienda, arrivano procedimenti penali, sequestri, istanze di fallimenti, oramai era tutto una guerra. Non dormivo piu la notte, e quando riuscivo a dormivo era perchè ero esausta, avevo spesso febbre, per liberarmi rimettevo ciò che mangiavo, mi gonfiava la pancia, forti mal di testa, ma il giorno dopo avevo sempre la forza di agire come sempre, avevo preso un impegno per me, per la mia famiglia, per la mia storia; la mia storia doveva assolutamente vivere, non poteva morire cosi, per la cattiva volontà di chi ci stava attorno.
Mi misi a studiare tutto il percorso, trovai un cancro amaro e allora decisi con mio padre di fissare vari appuntamenti per risanare l’azienda, ma niente era un continuo no, vi era solo la soluzione di vendere l’azienda. Ricordo una riunione dove un tizio molto esuberante disse chiaramente io compro aziende, la vostra azienda sarà la prima in campo oleario, e a voi riserveremo una vita come avete sempre fatto, una bellissima casa e soldi, mi sono alzata e ho semplicemente salutato, entro nell’ascensore con mio padre e gli dico, questi l’azienda non l’avranno mai.
Fisso così un ultimo appuntamento con i miei commercialisti di Cosenza. Ci si presenta io e mio padre propongo di costituire una società a mio nome, mi sento rispondere: Adele, oramai è finita, siete dei falliti, i miei occhi incontrano quelli di mio padre e con molta dignità e nobiltà dentro ci siamo alzati e salutato come abbiamo sempre fatto.
Durante il viaggio non una parola scambiata come eravamo soliti fare, niente niente solo un forte silenzio che cadeva sempre più pesantemente sulle nostre teste.
Finalmente a casa, mia mamma ci guarda e con tristezza torna in cucina per preparare il pranzo, io mi chiudo nella stanza che avevo adibito a stanzetta e piango mi sfogo, inizio a cercare cercare numeri di telefono dei miei amici di Pisa, colleghi, stavo scoppiando, volevo scappare, solo scappare.
Mamma dopo un po mi chiama per il pranzo e vado e parlo con loro, volevo tornare a Pisa, volevo tornare in quella realtà che la vita mi aveva fatto conoscere. Decisi di partire e di avere 15 giorni per organizzare e riprendere a gestire la mia azienda come è stato fino a quel momento per la mia azienda.
Parto dopo qualche giorno e la mia vita sentì che poteva cambiare, poteva respirare un clima più pulito.
Il viaggio così iniziò…

Arrivata l’ora, mi incamminai ma nel mentre camminavo per il corso principale di Pisa cercavo sempre di esser in guardia, nessuno doveva provare a toccarmi, le ferite era grandi e profonde. Arrivata al numero civico, finalmente la mia prima consulenza, iniziavo così ad entrare nel mondo lavorativo di Pisa, ci furono di si continui, finalmente le cose andarono nel verso giusto, pianificai così il percorso di una nuova rinascita, la mia vita cosi tornava a sorridere, ero felicissima, non contenta chiamai a casa e fissammo appuntamenti per le varie revoche ai vecchi consulenti. Quella fu un’estate di rinascita per me e per la mia storia. A settembre dello stesso anno preparai tutta la documentazione da portare su, e ottobre fu l’inizio di numerosi viaggio fino a stabilirmi del tutto a Pisa. Facemmo la campagna , arrivo Natale, è il 25 di dicembre sì che fu una grande rinascita. Finita la campagna e trascorse le feste mi organizzai per un nuovo viaggio ma questa volta fu un viaggio diverso, si perché doveva nascere qualcosa di importante, la mia A.CO.S., che anagrammata rappresenta le iniziali dei miei genitori, volevo che la mia storia continuasse ed ecco la nascita di una nuova vita…

I mesi trascorrevano ma bisognava difendere non solo A.CO.S., bisognava difendere la storia della mia famiglia, e dopo mesi , ore di studi dopo aver scoperto il cancro che man mano divorava ogni giorno la mia grande storia, decisi finalmente di procedere con una denuncia. L a denuncia fu fatta nei confronti del nostro ex avvocato. La denuncia fu presentata il giorno della festa della Donna, a seguito ai vari organismi, la presi come una vittoria anche se il risultato non fu come si aspettava , dopo la prima udienza tenutasi qualche giorno prima di Natale dove partecipai anche io e dove io insieme a mio padre per la prima volta ci siamo sentiti completamente soli, passarono mesi quasi un anno, ebbi la notizia che tutto ciò finì in prescrizione….. senza contare le varie richieste di archiviazione… sentì la sensazione di un uragano mi avesse travolto e scaraventata in un angolo senza alcuna difesa …
ma una cosa mi è rimasta dentro, l’essere diversa da tutti gli altri ….

Quando si intraprende un percorso dove si crede che giustizia sia fatta, ci si trova di fronte a mille sfaccettature. In realtà non sempre va come si spera. In italia non si mastica a volte “oh, giustizia è fatta!“, eh sì, perché per me non lo è stato, ho visto continui corri corri ma solo io lo facevo a senso unico. I risultati sono quelli costruiti, gestiti a tavolino non solo quelli che la legge impone e che vengono interpretati, ecco il termine esatto è interpretato, peccato però che questa interpretazione è andata a mio sfavore , gia perché dopo la famosa denuncia e con documentazione alla mano, come per magia tutto andò in prescrizione. Quest’ultima lo conobbi solo a mio sfavore, ah certo , altrimenti come è che le cause andavano avanti senza un processo.
Dunque il mio ex avvocato libero libero pulito ed io lasciata li come un esser senza alcuna arma per difendermi. Sono arrivata a non credere più alla giustizia, si l’ho fatto, ma è vero anche che la giustizia non va avanti da sola ma ha dei promotori, ovvero gli avvocati.
Ad un certo punto dopo mille vicissitudini iniziai a cercare un terzo avvocato. Girai giornate intere ma niente nessuno ebbe il coraggio di pigliarsi in mano questi fascicoli, incontrai solo parole, all’invio dei documenti sparivano, scuse e ancora mille scuse. Finalmente, dopo mesi, ne trovai uno ebbe il coraggio di prendersi il tutto e da quel giorno la battaglia si fece ancora piu dura. Il tutto era in stato molto avanzato. Ero disperata ma con nervi saldi, anche se avevo giornate intere in cui piangevo come una disperata a volte come una bambina a cui stavano per togliere le cose a cui teneva. E’ uno scenario che mi ha segnato per il resto della mia vita, ma i miei obiettivi erano altri e molto più importanti dell’evento che si stava facendo avanti.

Adele Scirrotta

Grazie, per aver invitato queste sue amare considerazioni.
Mi spiace per questa sua esperienza così bruciante e avvilente.
Il mio consiglio è di dimenticare e andare oltre.

In più occasioni lei ha parlato di cancro. Ecco deve, dovete riprendervi la vita come se foste passati da un male incurabile dal quale siete passati malconci ma sopravvissuti.

Tutto deve essere lasciato alle spalle, per il proprio bene.

Coraggio, lei è come se fosse un’aquila che sorvola dall’alto e ha una visione nitida. Si immedesimi in tutte le caratteristiche di questo straordinario uccello, simbolo di libertà che si contraddistingue per forza e prestanza. So che è doloroso, ma se lo Stato è assente o inefficace con le sue Istituzioni, resta poco da fare. Guardi dall’alto tutta la vicenda. È drammatica, lo so, ma proprio per questo deve lasciare il passato alle spalle, per il suo bene, e andare avanti, sperando in un’Italia diversa, che rispetti i suoi imprenditori e, quando necessario, che li risarcisca per i danni subiti.

Luigi Caricato

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