Terra Nuda

Più teleriscaldamento nei territori montani

Non utilizzare un combustibile direttamente, per alimentare il proprio impianto, elimina molte problematiche, come l’accumulo di scorie, lo sporcarsi delle tubazioni e i guasti che, se non individuati in tempo, possono causare gravi danni alle strutture e alle persone. Il teleriscaldamento? È un’opportunità per l’Italia

Marcello Ortenzi

Più teleriscaldamento nei territori montani

Il 3 febbraio a Ormea (CN) si è tenuta un’importante tavola rotonda, tra autorità locali, esperti e cittadini per discutere di “Teleriscaldamento, fonti rinnovabili, manutenzione ambientale e controllo delle emissioni: Ormea un modello di sviluppo”. E’ importante parlare del sistema di fornitura del calore con il teleriscaldamento in un momento in cui spesso si avanzano dubbi sulla validità delle energie rinnovabili senza aver approfondito le singole tematiche. Il teleriscaldamento di questa città è gestito dalla Società Calore Verde, è alimentato a cippato di legna proveniente dai boschi del territorio e realizzato più di quindici anni fa dall’Amministrazione Comunale. Esso rappresenta ancora oggi un modello di utilizzo della risorsa legno con grande valore ambientale. In effetti, è evidenziato spesso in varie parti d’Italia che le analisi dell’aria rilevano problemi d’inquinamento ambientale quando sono bruciate legna e pellet con le stufe e le caldaie tradizionali, costruite parecchi anni fa con tecnologie ormai obsolete. L’impianto di Ormea con le caldaie centralizzate e le emissioni controllate è un modello valido per tutto il territorio montano cui si può fare riferimento per avere maggiore conoscenza.

Per teleriscaldamento s’intende un sistema di unità di riscaldamento a distanza, che attraverso una rete di condutture, trasporta il calore generato da centrali di cogenerazione (anch’esse gestite “da remoto”) alle singole strutture abitative. La rete primaria di tubazioni è quella che parte dalla centrale di cogenerazione e si distribuisce lungo tutta la superficie urbana, arrivando fino sotto gli edifici, alla centralina di scambio. La rete secondaria è quella che partendo dagli impianti del riscaldamento degli utenti, si collega alla rete primaria attraverso la centralina di scambio. Quest’ultima gestisce lo scambio di calore tra il fluido termovettore, proveniente dalla centrale di cogenerazione, e gli ambienti da riscaldare. I vantaggi riguardano in primo luogo, il controllo dei fumi emessi dai camini delle centrali di cogenerazione che è più sistematico e frequente rispetto a quello degli impianti condominiali e indipendenti. In secondo luogo, la scelta del combustibile, scarti di legno o metano è effettuata secondo la convenienza economica del momento e della sua disponibilità sul mercato. Quindi è possibile tenere conto delle risorse peculiari del territorio dove il calore è generato. Poi la manutenzione che è decisamente limitata. Non utilizzare un combustibile direttamente, per alimentare il proprio impianto elimina molte problematiche, come l’accumulo di scorie, lo sporcarsi delle tubazioni e i guasti che, se non individuati in tempo, possono causare gravi danni alle strutture e alle persone. I centri urbani che utilizzano sistemi di teleriscaldamento si trovano oggi principalmente nelle regioni settentrionali. I loro cittadini usufruiscono di evidenti vantaggi in termini di costi (l’aliquota IVA per uso privato è pari al 10% contro il 20% degli olii combustibili) ed emissioni d’inquinanti. C’è poi da considerare i posti di lavoro che la costruzione dell’impianto e successiva gestione possono determinare in un’area locale.

La Direttiva 2012/27/Ue in materia di efficienza energetica ha contemplato il Teleriscaldamento quale strumento rilevante ai fini della configurazione di sistemi efficienti di riscaldamento e raffrescamento, fondamentali per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico fissati per il 2020. Anche la Strategia Energetica Nazionale, elaborata dal Governo dopo un’ampia consultazione nell’ambito sociale, su sollecitazione della Conferenza delle Regioni, ha inserito l’esigenza di promuovere il teleriscaldamento da biomasse locali, specie nelle aree non metanizzate, nel documento programmatorio.

Il Teleriscaldamento è un’opportunità per l’Italia con potenzialità importanti in particolare nelle aree urbane e nei territori appartenenti alle fasce climatiche E e F. La forza di queste reti sarà soprattutto nella capacità di dimostrare la convenienza economico/energetica rispetto alla situazione attuale sia alle altre tecnologie oggi diffuse.

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