Terra Nuda

SPECIALE RAPPORTO ISMEA COMPETITIVITÀ: l’agroalimentare italiano è un settore da 1,4 milioni di occupati

Settore primario e industria alimentare presentano trend di lungo periodo contrapposti, il primo cede strutturalmente forza lavoro, un fenomeno che accumuna l’Italia al resto delle economie avanzate, il secondo ha visto invece aumentare nel decennio il numero degli occupati a differenza del resto dell’economia. Quanto al salario annuo, per il lavoratore agricolo è di 7.930 euro (sempre misurato in PPA), rispetto ai 20.133 per la media di tutti i settori di attività economica, con un differenziale 12.200 euro circa; questo differenziale salariale è ancora maggiore e sale a oltre 18 mila euro negli altri tre Paesi

Olio Officina

Nota stampa Ismea. Il settore agroalimentare dà lavoro a 1 milione e 385 mila persone, pari al 5,5% degli occupati in Italia a fine 2017. Di questi la parte più grande (oltre 900 mila) sono gli addetti all’agricoltura, mentre l’industria alimentare assorbe circa 465 mila posti di lavoro. Sono alcuni dei numeri inerenti le dinamiche occupazionali che emergono dal Rapporto sulla Competitività dell’agroalimentare italiano presentato oggi da ISMEA a Palazzo Wedekind alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio.

Settore primario e industria alimentare hanno tuttavia dei trend di lungo periodo contrapposti, il primo cede strutturalmente forza lavoro, un fenomeno che accumuna l’Italia al resto delle economie avanzate, il secondo ha visto invece aumentare nel decennio il numero degli occupati a differenza del resto dell’economia.

Guardando tali dinamiche più da vicino, l’occupazione agricola in Italia sembra tuttavia tenere meglio che negli altri Paesi Ue. La riduzione del numero degli addetti negli ultimi 10 anni è di portata inferiore (-6,7% a fronte del -17,5% in media nella Ue) e si è interrotta a partire dal 2013, spuntando nell’ultimo quinquennio un recupero del 3%. Tale andamento risente in particolare della spinta della componente giovanile e si pone in marcata controtendenza rispetto alla dinamica negativa prevalente in Europa (-7,4%).

Per l’industria alimentare italiana l’occupazione è cresciuta nel decennio e oggi è a un livello superiore del 2% rispetto all’anno pre-crisi, il 2007, con un incremento più netto negli ultimi 5 anni (+3,4%).

Quanto al confronto del costo del lavoro in agricoltura tra l’Italia e i suoi principali competitor europei (Francia, Germania e Spagna), il nostro Paese si colloca al terzo posto, alle spalle di Francia e Germania, con 10,2 mila euro per addetto. Francia e Italia sono invece accomunate per l’elevata incidenza degli oneri sociali sul costo del lavoro complessivo, rispettivamente il 29% e il 23%, contro il 16% della Germania e addirittura l’11% della Spagna.

Il divario tra le retribuzioni in agricoltura e nel complesso dei settori economici è consistente in tutti e quattro i paesi presi in esame. In Italia il salario annuo per il lavoratore agricolo è di 7.930 euro (sempre misurato in PPA), rispetto ai 20.133 per la media di tutti i settori di attività economica, con un differenziale 12.200 euro circa; questo differenziale salariale è ancora maggiore e sale a oltre 18 mila euro negli altri tre Paesi.

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia