Terra Nuda

Chi ha mai provato l’olio di Bologna?

Abbiamo raccolto la testimonianza di Michelangelo Ranuzzi de' Bianchi, discendente del celebre agronomo conte Annibale Ranuzzi, titolare dell’azienda agricola Ca’ Scarani, impegnato dal 2004 a produrre olio. Sono circa trenta le aziende olivicole operanti in provincia di Bologna, e dieci quelle attive in città o nell’immediato circondario

Luigi Caricato

Chi ha mai provato l’olio di Bologna?

Chi avrebbe immaginato che la città di Bologna fosse circondata da olivi. Eppure è così. Intanto, un esemplare di olivo secolare compare all’interno di un palazzo storico in città, nella dimora di un noto artista, la casa del grande pittore Giorgio Morandi, in via Fondazza, pieno centro storico. Nei dintorni di Bologna esistono invece numerose testimonianze di olivi secolari, ci informa Michelangelo Ranuzzi de’ Bianchi, titolare dell’azienda agricola Ca’ Scarani. Esistono anche diversi toponimi- “il paesino denominato Oliveto, ad esempio, nei pressi di Zola Predosa” – a rimandare alla diffusione dell’olivo in città e nella zona intorno, con tracce che evocano un passato non troppo remoto. Bologna – aggiunge Ranuzzi de’ Bianchi – era celebre anche per le olive da mensa, nel Medioevo.

Michelangelo Ranuzzi de’ Bianchi, da quanto tempo si occupa di olivicoltura, e perché?

L’oliveto è stato impiantato sul nostro terreno nel 2004. La giacitura e la composizione del suolo ci sono parse adatte a questo tipo di coltivazione. Inoltre, la bellezza dell’olivo è incomparabile: anche da lontano “veste” la collina con superba eleganza, ed è una gioia per gli occhi.

Da cosa nasce tale attenzione in un territorio così inusuale per l’olivo?

Volevamo riportare l’olivicoltura a Bologna, anche per realizzare il sogno del nostro antenato, il celebre agronomo conte Annibale Ranuzzi. Coltivare l’olivo a Bologna è una piccola sfida: nonostante il rigido clima invernale, può resistere egregiamente, e dare ottimi frutti, se le pratiche agronomiche sono ben condotte.

In realtà ci sarebbero tracce di una olivicoltura, seppur marginale, anche in altre epoche. Pensa sia possibile ridare slancio, anche pure marginalmente, alla coltivazione dell’olivo. I bolognesi lo sanno che alle porte della città vi sono alberi di olivo destinati a produrre olio?

Penso che in futuro l’olivicoltura bolognese, seppur “di nicchia”, possa riprendere slancio: stiamo cercando di sensibilizzare i bolognesi in questo senso, portandoli a conoscenza della nostra azienda e della grande varietà di olivi che esiste in Emilia-Romagna. Il Club Alpino Italiano ha aperto il sentiero 904, che attraversa la nostra proprietà e unisce la città (zona porta Saragozza) alla collina (Osservanza e Gaibola). Questo percorso, estremamente panoramico e suggestivo, porta gli escursionisti a passeggiare proprio tra gli olivi: e questa è una sorpresa sempre gradita.

“Adotta un olivo perché è un atto di responsabilità nei confronti della natura”. Questa sua iniziativa ha prodotto riscontri soddisfacenti?

Sì, l’iniziativa è stata concepita per instaurare un legame tra una pianta (che speriamo destinata a durare nei secoli) e una persona, o una famiglia. Grazie a un piccolo donativo, che contribuisce al mantenimento della piantagione, una targa ai piedi dell’albero ricorda il nome del benefattore e la data di una ricorrenza importante. Attualmente non abbiamo avuto molte adesioni, ma stiamo pubblicizzando l’iniziativa da poco tempo, e crediamo possa avere un buon potenziale.

Lei, immagino, non sia il solo olivicoltore della zona. Quanti piccolo olivicoltori vi sono intorno ai colli bolognesi? E che cultivar di olivi si coltivano?

Le aziende olivicole in provincia di Bologna sono una trentina, ma il numero si riduce a circa dieci se ci si limita al Comune di Bologna e all’immediato circondario. Attualmente stiamo cercando di “far gruppo” per farci conoscere ed organizzare iniziative comuni. Si stima che in provincia di Bologna esistano circa dieci mila piante. Le cultivar più diffuse: Nostrana di Brisighella, Ghiacciolo, Correggiolo, Colombina, Leccino, Moraiolo. Il frantoio più vicino, certificato anche per il biologico, è l’azienda agricola Rossi a Imola, che serve anche noi per la frangitura.

Se può dirlo, a quanto viene venduto l’olio extra vergine di sua produzione?

I prezzi? La produzione è ancora limitata. La scorsa olivagione abbiamo ottenuto appena 500 bottiglie. L’azienda è condotta in regime biologico certificato, le piante sono irrigate con il sistema goccia a goccia, e le olive vengono raccolte a mano mediante “brucatura”, affinché le drupe non vengano danneggiate, e l’ossidazione sia ridotta al minimo. Tutto questo ha costi molto elevati, pertanto – al momento – il prezzo finale della singola bottiglia si attesta a 10 euro la bottiglia da 250 ml e 15 euro la bottiglia da 500 ml. Ovviamente per i rivenditori pratichiamo prezzi più bassi, anche in base ai quantitativi da acquistare. In futuro speriamo in un notevole aumento della produzione, in modo da poter abbassare i prezzi e mettere a disposizione di più persone “Robur prudentia firmat”, un prodotto di alta qualità, frutto di una grande passione.

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