Cosa significa la pizza per gli italiani?
Non c’è pizza senza olio. Qualcosa di assolutamente irrinunciabile, anche in tempi difficili dettati da inflazione e rincari energetici. Dalla ricerca condotta da Cerved e promossa da Aibi, Associazione italiana bakery ingredients, emerge che nel 2021 sono state consumate 2,7 miliardi di pizze: un numero da record. Tra gli impasti più richiesti primeggia quello napoletano, ma anche le varianti multicereali si stanno facendo strada, incontrando sempre più i gusti dei consumatori
La pizza fa parte della nostra cultura, della nostra storia culinaria e anche in tempi di rincari energetici e di inflazione la produzione non accenna a diminuire: 2,7 miliardi è il numero record di pizze consumate nel 2021.
Un 2022 di continua crescita fa prevedere e sperare anche in un ottimo 2023.
Questo è quanto riportato dalla ricerca Cerved sul mercato della panificazione promossa da Aibi, l’Associazione italiana bakery ingredients aderente ad Assitol.
Secondo i dati Cerved l’impasto più amato è quello classico napoletano, prediletto dalla metà dei consumatori, seguito a distanza da quello romano (21,5%), dalla pizza in teglia (11,1%).
Tra le nuove tipologie, si fa apprezzare la pinsa (7,2%). Il 10,1% dei consumi è quello che si potrebbe definire innovativo, ad esempio con le pizze multicereali, integrali, con miglio, farro e kamut o senza glutine, con semi di canapa e grani antichi. A sperimentare, sono soprattutto gli artigiani del Centro-Sud.
Sul mercato regna ancora la pizza al piatto (65%), ma con la pandemia ha conquistato quote importanti l’asporto, con il 35% dei volumi.
La consegna a domicilio rappresenta una delle tendenze di crescita per i prossimi anni, come conferma il 50,8% degli operatori interpellati.
“La pizza piace sempre, a tutte le età – commenta Alberto Molinari, presidente di Aibi – perché, senza rinunciare al gusto, sa reinventarsi, senza pesare sul portafogli”.
A prepararla ogni giorno, in Italia, sono oltre 36mila artigiani, nell’ambito del “fuori casa”,dividendosi tra bar, pizzerie pure, panifici, rosticcerie, gastronomie e ristorazione di vario tipo.
Come mai tanto successo? “La pizza è davvero multitasking – spiega Molinari – va bene per l’aperitivo, per la pausa durante lo smart working, per un pasto veloce, per la merenda”.
La Lombardia, con oltre 5500 imprese artigiane a vario titolo operanti nel settore, concentra il 15,4% dell’offerta complessiva, collocandosi al primo posto per crescita delle attività, grazie soprattutto all’asporto.
È però la Campania a confermare la sua tradizionale vocazione in questo campo, con oltre 17mila esercizi.
Pare quindi destinato a crescere ancora il consumo pro-capite annuo di 7,8 chili di pizza artigianale, anche grazie all’apporto della panificazione. Accanto ai pizzaioli e ai ristoratori, infatti, va sottolineato il ruolo dei panettieri, con 268,8mila tonnellate prodotte nel 2021, grazie alla variante “alla pala”, apprezzata da tutti i consumatori.
Si ringrazia per la foto in apertura Silvia Cerioli
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