Terra Nuda

Europae Spes

L'Europa così come noi la stiamo vivendo offre molti spunti di riflessione, e anche incomprensioni. All'editoriale del filosofo Sossio Giametta, (Finis Europae), pubblicato la scorsa settimana, replica la giornalista Cinzia Boschiero, la quale scrive: "Vogliamo vedere solo i dati negativi? Facciamolo ma anche fosse, possiamo una volta toccato il “fondo”, riconquistare il nostro primato come italiani ed europei". Riportiamo a stretto giro anche la breve risposta di Giametta: "Io sono un europeista convinto, e convinto, in particolare, che solo l'Europa unita e compatta, non i singoli movimenti isolazionisti, possa fare resistenza, finché è possibile, allo sfaldamento"

Cinzia Boschiero

Europae Spes

Che piaccia o non piaccia: l’Europa siamo noi! Né l’Unione europea né i cosiddetti «vincoli di spesa» hanno alcun legame con la gestione nazionale dei ponti e le sue negligenze. Parlare dell’Europa come se fosse un pachiderma di cui non facciamo parte è ridicolo.

Adesso basta davvero, dire idiozie! Il bilancio 2019 dell’Unione europea, pari a 166 miliardi di Eur in impegni (+3% rispetto al 2018) mira a investire in un’economia europea più forte e più resiliente e a promuovere la solidarietà e la sicurezza su entrambi i versanti delle frontiere UE.

Prevede un aumento, rispetto al 2018, del 5,79% (11,9 miliardi di Eur) per il programma europeo di ricerca e sviluppo tecnologico Horizon 2020, del 10,37% (2,6 miliardi di Eur) per il programma ErasmusPlus e del 26,46% (3,5 miliardi di Eur) per il meccanismo per collegare l’Europa.

Anche il programma LIFE riceve un aumento dei finanziamenti, pari al 5,20% (ossia 550 milioni di Eur), a sostegno dell’ambiente e dell’azione per il clima.

Nel settore della migrazione si prevede un significativo potenziamento del Fondo Asilo, migrazione e integrazione, che beneficerebbe di un aumento dei fondi del 55,80%, ossia 1,1 miliardi di Eur, per promuovere la gestione efficiente dei flussi migratori.

Sono previsti 245 milioni di Eur per l’istituzione del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa.

L’Unione europea, quindi, si sta muovendo e con decisione. Sarà perché leggo sempre con attenzione la newsletter di Olio Officina, o perché ho la passione per l’olio, ben conosciuto nella storia come Olea europaea, ma ritengo necessario mandarvi una mia semplice e umile riflessione dopo aver letto l’articolo “Finis Europae”.

Grazie all’autore, il suo pessimismo non condivisibile motiva ognuno di noi a ritrovare l’orgoglio di essere italiani ed europei in ogni nostro gesto e scelta anche piccola e ci ricorda che il dado è tratto!

Malgrado le dotte citazioni storiche e filosofiche dell’autore, infatti, il quadro presentato dall’autore, lo stimatissimo Sossio Giametta, è davvero troppo pessimistico e, soprattutto, se abbiamo giovani lettori e giovani lettrici ritengo doveroso replicare con maggiore positività e, con una visione più equilibrata, ritengo e, lasciatemi dire, anche al femminile, visto che l’Europa è donna ed ha un suo passato, ma anche un suo futuro, oltre che radici di valori che vanno difesi a spada tratta per l’esistenza stessa degli esseri umani sulla Terra.

Intanto se vogliamo vederla in modo poetico, la colomba dell’Arca porta a Noè un ramo d’olivo colto sul monte Ararat, montagna dell’Armenia, quindi anche dopo la maggiore catastrofe quale un diluvio, c’è sempre speranza. Pertanto, invito a prendere con maggior serenità la storia, la filosofia e la biologia, che cita l’autore, e anche, perché no, imparare a comprendere con positività la fragilità umana e la sua energia.

Tante riflessioni dell’autore sono condivisibili ma non il paragonare l’Europa ad un “organismo che ha una sua fine”. Intanto, per citare gli antichi, “nulla si crea e nulla si distrugge”, e poi invecchiando di solito si diventa saggi e l’Europa può insegnare molto alle presenti e alle future generazioni: certo rimanere uniti non è facile, è una scelta e come tale richiede impegno, riflessione, capacità di non essere egoisti, volontà di condividere strategie comuni a lungo termine per il bene comune e non per personalismi, nazionalismi egoistici.

Appunto, perché, come l’autore dice “…le civiltà e le religioni sono soggetti storici al di sopra degli individui che ne fanno parte, come la specie stessa…”. Vorrei replicare con forza che c’è sempre speranza che imparino dagli errori, che si evolvano, così come le Kulturen che l’autore cita come “organismi”. Tuttavia, la civiltà occidentale e la civiltà cristiano-europea sono in difficoltà ma non certo in “agonia”, come l’autore sottolinea, e, comunque, possono rinascere: se ne vedono già alcuni barlumi proprio nei nostri giovani europei, le generazioni Erasmus che hanno la mente aperta, che si sentono cittadini senza confini, che hanno già famiglie con madri, padri di diversi Stati comunitari e molti sono i dati concreti di progetti positivi di cooperazione europea in tutti i settori.

Sono giovani che fanno parte del corpo di volontariato europeo, di protezione europea, che fanno parte di network di studio e di ricerca validissimi, che guardano basiti alla cecità di anziani stanchi, egoisti, e di persone immature, chiuse in confini vetusti e incapaci di leggere la positività del bene che il cristianesimo e la cultura classica greca e latina ci hanno trasferito come conoscenza, semi che sono ben radicati e sani soprattutto.

Quello che serve è solo più onestà culturale e maggiore coraggio, più rispetto per la nostra storia, filosofia, ed anche biologia, e rispetto della sua eterogeneità. Occorre evitare la cultura del rottamare e ritrovare il valore di ascoltare anche le realtà “anziane” come la nostra Europa. L’Europa, come pianta, ha le sue radici e sono ben salde, basta approfondirne la qualità.

L’autore, sarà come me, di sicuro, appassionato di piante, di olio, e – quando scrive “In autunno le foglie perdono il verde sano e robusto dell’estate e si accendono di tutti i colori: così consumano la loro ultima vitalità…” – non può davvero pensare che la nostra Europa non possa rifiorire. Perderà le foglie vecchie, quelle inutili, quelle obsolete, le idee svianti, ma rinascerà con innesti fatti con perizia da uomini e donne che sanno che la vita continua solo se si collabora assieme, se si tiene conto di quanto bene ha fatto l’Europa sinora, mantenendo la pace per tanti anni e solo se ci sarà una informazione corretta su quanto viene deciso a Bruxelles e a Strasburgo: politiche ecosostenibili, politiche coraggiose per la tutela del pianeta, che certo danno fastidio alle multinazionali, politiche che rispettano tutte le culture e le religioni e anche tutte le scelte sessuali di vita di ogni essere umano, politiche che hanno già da anni dato fondi per progetti in territori extraeuropei (fondi e progetti Europaid, DCI II, Fondo per l’Africa etc.)…

E’ vero ci sono “molto germi”, come scrive l’autore, ma ricordiamoci che i germi presenti nel nostro ambiente, nel nostro corpo formano un esercito talmente vasto che gli stessi esperti si trovano attualmente ancora in corso di esplorazione e di studio dello stesso, nella relativa stragrande varietà e quindi anche “i germi” in senso lato saranno utili a farci ricredere sull’importanza del rimanere uniti in un’Europa migliore.

Abbiamo perso il nostro “primato” come Europa, non è vero, siamo meta di milioni di persone che ammirano i nostri monumenti, la nostra artigianalità, chi siamo e cosa facciamo, e che apprezzano la nostra enogastronomia e le nostre start up ed industrie sono di estrema qualità e vengono valutate per questo. Solo nel 2017 la crescita delle richieste di brevetto da parte dell’Italia è stata la più vivace nell’intera Ue. È quanto risulta dal rapporto dell’European Patent Office di Monaco, confermando in tal modo il trend positivo per il terzo anno consecutivo.

Vogliamo vedere solo i dati negativi? Facciamolo ma anche fosse, possiamo una volta toccato il “fondo”, riconquistare il nostro primato come italiani ed europei: ogni popolo trae forza dalle sfide e dalle difficoltà, molto più che dagli anni di pingue indifferenza verso ciò che ci sta accanto in cui generazioni hanno saccheggiato e preso per sé privilegi eccessivi.

Tutto scorre, panta rei, diceva Eraclito, ed aveva ragione. Anche gli equilibri politici, le egemonie culturali, gli assi di potere, mutano, ma non per questo distruggeranno quanto i nostri padri fondatori dell’Europa unita hanno fatto.

Io nel mio piccolo e tanti altri, non siamo stanchi e ci sentiamo profondamente europei e dinanzi a potenze come Cina, USA, siamo consapevoli che solo uniti potremo sostenere e proteggere la nostra cultura e valori come Unione europea!

L’autore cita altri Stati con culture che non hanno la stessa capacità di tolleranza che abbiamo noi, (es. India, che ha ancora le caste; paesi arabi, che hanno carenze di libertà evidenti, etc..) e la nostra legislazione europea che rispetta non significa che non tuteli i diritti, anzi, educa ad aprirsi ma a trasferire la cultura della cooperazione e della pace, del rispetto, delle pari opportunità, dell’ambiente, ad altri popoli.

Il fatto che l’Unione europea sia aperta al dialogo non significa che si lascerà calpestare, né che si lascerà soggiogare, né che si lascerà conquistare, tanto è vero che le battaglie che facciamo contro, ad esempio, la globalizzazione del cibo spazzatura, contro scelte di carburanti inquinanti; gli esempi di smart cities che l’Unione europea sta implementando e le politiche di cooperazione regionali transanzionali funzionano, solo che non se ne parla sui giornali molto, ma i dati sono concreti ed in aumento i progetti europei positivi anche nel settore agricolo.

Chi dice che il CEVA, accordo EU-Canada non tutela i prodotti italiani non è ben informato ad esempio. Non sono affatto d’accordo sulla tesi dell’autore che scrive “…l’Europa, che è tornata ad essere ‘la piccola penisola dell’Asia’, come la chiamò Nietzsche, si involve, per non dire che si decompone e putrefà, sempre più, è un vecchio che non può ridiventare giovane, nonostante molti si illudano che questo miracolo sia possibile”… Trovo inaccettabile la sua frase “… è ormai ridotta a un gigantesco emporio commerciale e industriale, senz’anima e senza energia; è disorientata, priva di determinatezza e del sense of purpose…”; concordo quando scrive che “i movimenti separatisti e antieuropeisti.. dichiarano il disgregamento, creano confusione e intralci e minano la compattezza con cui l’Europa potrebbe ancora far quadrato”. E sono lieta del suo “potrebbe”… perché io come altri ci crediamo molto all’Europa Unita. Trovo davvero funesta la sua riflessione “…sempre più si avventano sul corpo grasso e inerme dell’Europa le orde fameliche di tutto il mondo e sempre più, d’altro canto, si ramificano in essa, come masse di ratti fuorusciti dalle fogne, le mafie di molte nazioni. L’Europa è impotente a contrastare queste nuove invasioni barbariche a causa della sua stessa civiltà, del suo garantismo e del suo dilagante umanitarismo (con la contrarietà in particolare alla pena di morte); essi non le permettono di usare i modi brutali, cioè quegli interventi chirurgici che soli avrebbero qualche possibilità di riuscita, o per consentirli a chi li vorrebbe usare (“sparare sulle barche” e stroncare la delinquenza con la forza alla maniera di Mussolini). Anche i più duri rimedi, tuttavia, non sortirebbero esito alcuno, perché sarebbero contrari a quello che è l’attuale Corso Storico”. Non sono d’accordo in quanto è vero che gli equilibri sono in continuo mutamento, ma l’Europa ha nelle sue radici i valori fondamentali della sopravvivenza dell’essere umano, quelli positivi, deve solo farsene carico con maggiore coraggio, ovvero con il nuovo bilancio europeo e con le nuove elezioni comunitarie occorre di sicuro fare una scelta fondamentale e prioritaria ed essere molto consapevoli di quanto sia fondamentale per ognuno di noi partecipare al corso della storia, perché ognuno di noi ne fa parte, nel suo piccolo e con tutta umiltà il nostro voto del 2019 sarà la svolta significativa di un’Europa che deve essere modificata; gli eurodeputati e il Parlamento europeo devono avere da ognuno di noi un mandato preciso: tutelare il presente e il futuro della generazione europea della quale non si può dire che non esista …anzi cresce ogni giorno di più malgrado l’ottusità e l’ignoranza dilagante e i dati falsi che vengono presentati al popolo ad uopo di politiche a breve termine che non tengono conto del continuo mutamento degli equilibri tra le genti e della necessità di contribuire al benessere in loco di chi emigra per impotenza e necessità e per la nostra incapacità di vedere la Terra come un condominio: se il nostro vicino non ha soldi, non ha un lavoro, non ha un forno per cucinare, etc. non possiamo chiudere gli occhi, solo aiutandolo potremo mantenere serenità , non certo erigendo muri che potrà valicare comunque … e quindi solo collaborando come Stati Uniti d’Europa potremo aiutare i nostri vicini, in caso contrario entreranno nelle nostre case, prenderanno quello che potranno,

…Non sono le “spade” che ci mancano, ci manca il coraggio di dare notizia con onestà intellettuale dell’ impegno comune concreto europeo costante negli anni che va potenziato e che da tempo, con realtà quali EUROPAID, DCI II-Strumento di cooperazione allo sviluppo, il Fondo per l’Africa, la Strategia EU-Africa, i progetti realizzati della politica europea di vicinato (Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Georgia, Israele, Giordania, Libano, Libia, Repubblica Moldova, Marocco, Siria, Tunisia, Ucraina, Russia e Territori palestinesi occupati Paesi ENI) ed altri sta proseguendo in modo reale, passo dopo passo.

Il Fondo fiduciario di emergenza dell’Unione europea mira a promuovere la stabilità in Africa affrontando le cause di destabilizzazione e di flussi migratori. Il Fondo mette a disposizione 3,3 miliardi di euro in tre regioni chiave dell’Africa: il Sahel e il Lago del Ciad, il Corno d’Africa e il Nord Africa, con l’obiettivo di aiutare oltre 160mila migranti in transito e creare oltre 250mila posti di lavoro in Africa. A seguito del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, ulteriori 500 milioni di euro provenienti dal bilancio Ue sono stati assegnati al Fondo fiduciario, con la richiesta agli Stati membri e agli altri paesi contribuenti di mettere a disposizione una cifra equivalente. Per il Niger – il principale beneficiario del Fondo fiduciario – sono stati stanziati finora 230 milioni di euro per finanziare undici progetti volti a sostenere la governance, a prevenire conflitti, a migliorare la gestione della migrazione e a creare opportunità economiche e lavoro.

L’aiuto umanitario dell’UE in Africa e altri progetti sono principalmente erogati attraverso il Fondo europeo di sviluppo, giunto ora alla sua undicesima edizione, che prevede un totale di 596 milioni di euro per il Niger nel periodo 2014-2020. Quando l’autore scrive “nella storia l’uomo non è mai stato saggio abbastanza da evitare il peggio, sicché non si può sperare che di fronte ai più gravi pericoli l’umanità rinsavisca. Diciamo che sarebbe la prima volta. Anche da questo lato, pertanto, non si può non temere il peggio, sebbene sia dovere di tutti sperare e sforzarsi per il meglio” ebbene è davvero una visione troppo pessimistica sia la sua che quella del valido scienziato Carlo Rovelli che viene citato nell’articolo…Così come l’Olea europaea ha una sua storia di diversità ed è sopravvissuta nei secoli, così l’Unione europea saprà ritrovare l’innesto giusto per raddrizzare il suo destino; come l’Olea europaea che predilige ambienti e climi secchi, aridi e asciutti…l’Unione europea in questo periodo di “clima secco, arido” di anime perse, troverà la sorgente da cui trarre energia. L’olivo è una pianta centrale nella storia e nella cultura delle civiltà che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto l’Occidente; è presente anche nell’emblema della Repubblica Italiana che è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia. Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale, ricordiamocelo.

LA RISPOSTA DEL FILOSOFO SOSSIO GIAMETTA

Io sono un europeista convinto, e convinto, in particolare, che solo l’Europa unita e compatta, non i singoli movimenti isolazionisti, possa fare resistenza, finché è possibile, allo sfaldamento dell’Europa. Dunque utile magari sapere tanti buoni particolari. Ma questi non c’entrano col tema fondamentale. Il tema fondamentale è che ogni organismo, che sia quello di un essere umano o quello di una civiltà o religione, ha un inizio, uno sviluppo e una fine. Lei crede che l’organismo europeo invecchiato possa ritornare giovane. Fa l’esempio delle foglie dell’albero, verdi d’estate, multicolori in autunno, prima di a primavera morire. Come le foglie si rinnovano a primavera, dice, così si rinnoverà anche l’Europa. Le foglie si rinnovano con altre foglie, non con quelle morte, e l’organismo europeo si rinnoverà con altri organismi, non con quello europeo. Tutta la immensa lettera è inspirata a queste idee sbagliate. Io per capire questa cosa ci ho messo tutta una lunga vita. E questo che io spiego, non l’ha capito ancora nessuno.

Sossio Giametta

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