Terra Nuda

I dazi sull’olio? Tante le incognite, ma sono ancora sostenibili

Gli Stati Uniti sono comunque costretti a importare il 95% dell’olio di cui hanno necessità. Entro il 2030 potrebbero addirittura superare i consumi dell’Italia. Intanto, la tariffa al 15% mette alla pari tutti i produttori europei d’olio. Secondo Assitol, lo stato dell’accordo consentirebbe di restare competitivi, anche se permangono i timori su dollaro debole e inflazione

Olio Officina

I dazi sull’olio? Tante le incognite, ma sono ancora sostenibili

Secondo l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia i dazi al 15% sono da considerarsi sostenibili, seppure preoccupino i rischi legati alla debolezza del dollaro e all’inflazione.

“I dazi – sostiene Anna Cane, la presidente del gruppo olio d’oliva dell’associazione – non piacciono a nessuno. Tuttavia, la percentuale del 15%che vale per tutti i produttori europei, consente al nostro export di lottare ad armi pari con gli altri competitors europei ed extra Ue”.

Negli ultimi anni – si legge in una nota diffusa da Assitol – il settore ha vissuto difficili campagne di produzione, a causa del cambiamento climatico e delle tensioni internazionali, che hanno provocato aumenti dei costi e quotazioni in crescita. “Questo complesso periodo – precisa Anna Cane – ci ha insegnato a resistere. Se i dazi non supereranno tale soglia, le aziende potranno continuare a lavorare, confermando così la nostra storica propensione all’export”. A pesare, tuttavia, saranno anche il valore del dollaro, oggi più debole rispetto all’euro, e il rischio inflazione proprio a causa dei dazi.  “Per tale ragione – osserva la Cane – auspichiamo l’intervento dell’Unione europea sui principali nodi della competitività delle imprese, come burocrazia, energia e accesso al credito”.

Per l’Italia, gli Stati Uniti sono un mercato fondamentale

A livello mondiale gli Usa rappresentano il maggior acquirente di olio da olive: per rispondere alla domanda dei consumatori americani, sempre più attenti alla salute, sono obbligati a importare il 95% degli oli da olive di cui hanno bisogno.

“Gli Usa sono un caso da manuale – spiega la presidente degli imprenditori oleari – perché ricorrono a un claim salutistico per indicare che questo alimento è un’alternativa salutare per il cuore, rispetto ai grassi di origine animale”.

Gli States sono anche il secondo consumatore al mondo di questo prodotto, con una media di circa 370mila tonnellate l’anno: entro il 2030 potrebbero superare addirittura i consumi dell’Italia. In pratica, questo alimento, capace di regalare gusto e benessere al nostro organismo, è scelto per le sue qualità salutistiche e nutrizionali. “In virtù di queste caratteristiche, gli americani sono disposti a pagare un costo non proprio economico per il nostro olio extra vergine di oliva, accettando anche i dazi, se ragionevoli. Il nostro augurio – puntualizza Anna Cane – è che proprio le qualità salutistiche dell’olio d’oliva siano riconosciute, inserendolo nella lista dei prodotti esenti da questa tassa”.

Anche grazie all’olio extra vergine d’oliva, l’Italia è al decimo posto nella classifica dell’export alimentare. Secondo Assitol, “sono ormai decine gli studi che dimostrano come l’olio sia un ottimo investimento sulla nostra salute. In futuro, la nostra promozione all’estero dovrà puntare soprattutto su questo aspetto, sempre più rilevante per i consumatori”. Un dato rilevante è che la tariffa al 15% mette alla pari tutti i produttori europei, mentre nel Mediterraneo altri competitors affrontano dazi molto superiori.

Secondo il Consiglio oleicolo internazionale, l’olio d’oliva rappresenta appena il 4% del consumo totale di grassi alimentari nel mondo. “C’è ancora molto da lavorare per il nostro extra vergine”, conclude la presidente del gruppo olio di oliva di Assitol. “L’auspicio è che con l’aiuto delle istituzioni, e di concerto con la filiera, si possa costruire un’autentica conoscenza dell’alimento, attraverso campagne di promozione e divulgazione internazionale. Più si conosce l’olio, più lo si consuma”.

Si ringrazia per la notizia Silvia Cerioli. La foto di apertura è di Olio Officina

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