Terra Nuda

Igp Puglia, niente di niente

E’ incredibile il disinteresse da parte degli olivicoltori. Qual è il loro punto di vista? Perché sono così silenti? E poi i giovani: dove sono i giovani? Ma è proprio vero che si vive di espedienti e finanziamenti? Una lettera di Vincenzo Nisio, la risposta di Luigi Caricato

Olio Officina

Igp Puglia, niente di niente

L’agricoltura è il frutto dell’agricoltore, inconsiderato proprio da quest’ultimo.

E’ incredibile il disinteresse, che noto con dispiacere, da parte degli olivicoltori, sulla vicenda della IGP Puglia che in questi giorni si sta delineando. Con altrettanto dispiacere noto l’incredibile interesse da parte degli habitué delle grandi occasioni, che non sono mai assenti quando si tratta di cavalcare l’onda altrui, mossa dall’amore e dalla cultura di altre persone.

Com’è possibile che gli olivicoltori e gli agricoltori in genere non dicano la loro, non propongono idee e non dicono che ne pensano: qual è il loro punto di vista?!

Mi dica direttore Caricato, Lei che pensa, è scorretta la mia deduzione? Vedo che Lei, insieme al dottor Occhinegro, sta affrontando la problematica e ne sta scrivendo molto, ponendo alcuni temi importanti, anche spigolosi, sui quali ragionare profondamente e porre eventuali conclusioni. Ma non vedo commenti da parte del mondo agricolo, primo interessato alla vicenda. Come mai? Eppure il suo magazine è seguito molto dal mondo agricolo e non, non mi spiego questo silenzio, questa paura. Mi aspetterei, da alcune riflessioni in particolare, una valanga di commenti, dibattiti, pensieri diversi, idee nuove, punti di vista e invece no, niente di niente.

E poi i giovani: dove sono i giovani? E’ impressionante questo disinteresse e questo immobilismo, questa poca voglia di realizzare cose nuove non tanto per loro stessi ma per riscattare una Regione come la Puglia dell’olio. La loro Regione. Farlo con forza, con uno spirito di appartenenza, libero e indipendente. E invece no, tutto tace, anche in un momento difficile come quello sta vivendo la Puglia degli Ulivi. L’agricoltura è spenta.

L’unica agricoltura che si muove è quella di Coldiretti, che porta migliaia di persone a Roma per manifestare contro il latte in polvere. Il problema è che gli agricoltori li devi pregare per portarli a Roma, da soli ne sarebbero meno della metà.

A presto Direttore. Un cordiale saluto,

Vincenzo Nisio

Io credo, e senza alcuna esitazione, che quanto si sta verificando oggi in Italia sul fronte agricolo sia lo specchio fedele della realtà.

Per decenni gli agricoltori sono stati nell’ombra, chiusi nel loro immobilismo, senza spirito di iniziativa, se non quella in cui sono maestri da sempre: lamentarsi e piagnucolare senza mai interrogarsi sul perché dei propri insuccessi. Poi, però, alcuni tra loro scendono volentieri in piazza a manifestare, stando al seguito di mamma Coldiretti, con il cestino del pranzo in una mano e la bandiera sventolante nell’altra.

Quando le comunicai privatamente la mia delusione nei suoi confronti, nel momento in cui mi faceva notare la mia severità (forse eccessiva?) nei confronti di Unaprol, lei, confesso, mi deluse moltissimo.
Giovane, istruito, perfino volenteroso, difese tuttavia l’Unaprol in quanto lei, come mi riferì a suo tempo, aveva seguito diversi corsi di formazione della nota organizzazione satellite di Coldiretti. Ecco, sta proprio qui il punto: nella progressiva perdita di autonomia e indipendenza.

Se badano loro a tutto, regalandoci anche corsi gratuiti o a prezzi di vantaggio, io non mi apro alle complessità del mondo e dipendo totalmente da loro. Se loro si sostituiscono a me, nella gestione della realtà che mi riguarda, fanno tutto loro e io rimango estraneo a me stesso. Delegando la vita personale e professionale all’organizzazione, io perdo me stesso, la mia sfera di autonomia risulta compromessa, tanto ci pensano loro, a tutto. Sta qui l’anomalia.

Nel momento in cui dietro ogni mia scelta c’è una organizzazione che bada alle mie esigenze e che si sostituisce alla mia identità, e che provvede a tutto, stando appunto dietro alla mia vita personale e professionale, fino a giungere all’accudimento, è finita. Si perde, evidentemente, la propria sfera di autonomia. Si resta, anche inconsapevolmente, inq ualche modo inchiodati al gioco di chi ci governa.

Ora, io non sollevo qui la questione se tale organizzazione, insieme con le sue realtà satelliti, operi bene o male, anche perché sarebbe tutto un altro discorso da affrontare, rimane tuttavia il fatto che non abbiamo più un’agricoltura fatta da soggetti adulti e autonomi, in grado di badare a se stessi.

Il silenzio sull’olio Igp Puglia è un falso silenzio. Non si interviene perché si ha paura. Di perdere qualcosa, di essere esclusi, di restare isolati, di non poter beneficiare nemmeno delle briciole che dispensano gli uomini di potere.

Non soltanto gli agricoltori, anche altre figure professionali sono alla mercé di chi gestisce il potere e di conseguenza il danaro (che poi, per intenderci, è sempre il denaro dei cittadini, non certo quello tirato fuori dalle tasche dell’organizzazione). Tutte le categorie, di conseguenza, sono afflitte da questa ingerenza totale dell’organizzazione. Nemmeno il mondo dell’accademia ne è estraneo. Chi gestisce il danaro è sempre chi sta il potere, quindi può mettere in riga tutti. Se non ci si libera da questa oppressione, sì è sconfitti. Per questo si ha paura. Anzi, c’è il terrore di farsi avanti.

E proprio per questo che io esigo sempre dalle persone l’autenticità. L’istinto all’indipendenza è l’unica ancora di salvezza. Le persone possono pure essere deboli e vigliacche, lo sono la gran parte, ma almeno debbono conservare la propria dignità e non essere sottomesse. E’ ciò che non accade però in Italia. L’agricoltura più di ogni altro settore è tenuta prigioniera, scavalcata, vilipesa, umiliata dallo strapotere di chi interviene facendo le veci di chi invece dovrebbe essere il protagonista di se stesso, della propria vita personale e professionale.

Fino ad oggi sono emerse figure di basso profilo intellettuale, culturale e morale. Chi propugna un dialogo pensando che il dialogo sia solo sottomissione al potente, non può trovare il mio plauso e consenso. Per questo giudico male coloro che sviliscono se stessi pur di accaparrarsi quel piatto di lenticchie che è in fondo lo stesso con il quale Esaù tradì i propri figli vendendoli.

Sull’olio Igp Puglia hanno purtroppo messo le mani proprio coloro che da sempre hanno depotenziato e depredato le risorse di una regione che dovrebbe invece essere ai vertici, mentre rimane tuttora schiava, anche di se stessa. Sull’olio Igp pesano le attenzioni di chi è resaponsabile di decenni di fallimenti.

Così, un po’ per crassa ignoranza, un po’ perché fa comunque comodo a molti tenere in ombra la Puglia, facendola rimanere deposito di olive per altre regioni, o comunque serbatoio d’olio per soddisfare quelle produzioni che assumeranno altri abiti regionali, qualsiasi soluzione venga, non potrà che essere fallimentare. Qualsiasi strada che si riuscirà a intraprendere, sarà destinata inevitabilmente all’insuccesso, anche qualora si raggiungesse l’obiettivo della Igp. Finché esistono le contrapposizioni, finché l’organizzazione che gestisce tutto ciò che si muove intorno all’agricoltura non farà un passo indietro, non solo sull’Igp, ma su tutto ciò che concerne l’agricoltura, lasciando la piena autonomia a chi realmente vive con il proprio lavoro e sta concretamente sul mercato, non ci saranno sviluppi degni di nota.

Il banner con cui si pubblicizza il possibile traguardo dell’olio Igp Puglia, realizzato per conto dell’unico (e direi autentico Comitato promotore, quello cui fa riferimento a Massimo Occhinegro), recita, non a caso, il seguente slogan: “La Puglia olearia unita. Per dare valore”.

Ora, la mia posizione al riguardo è totalmente disinteressata. Sono sempre più convinto che con le persone con cui ci si trova a che fare oggi, la Puglia non possa andare da nessuna parte.
Comprendo dunque la delusione e l’amarezza di Massimo Occhinegro nel veder svilita una idea bella e di straordinaria efficacia, ma l’obiettivo vero di chi sta creando attriti e divisione in questo momento è proprio quello di svuotare di senso la stessa Igp.

A nessuno fa comodo risollevare le sorti della Puglia olearia. Ciò che conta è soddisfare le richieste dei compratori di altre regioni, anche perché una Puglia forte e libera, nonchè autonoma, metterebbe in ginocchio il resto del Paese, impreparato ad affrontare da solo la sfida olivicola

Cosa accadrà in futuro? Niente, solo il niente. Che si raggiunga o meno l’obiettivo, lo scopo dei soliti noti è di svilire ogni possibile strumento. A tutti, in fondo, va bene così. Il brand Puglia resterà solo un sogno. Vinceranno come al solito gli imprenditori che sapranno farsi valere con la propria determinazione e capacità operativa. Perderà la Puglia, e con il territorio le migliaia e migliaia di contadini che non trarranno soddisfazione economica dalle proprie fatiche.

Sono sempre più convinto che non sia un Paese per alti ideali, il nostro. Si vive di espedienti, e finanziamenti. Finché si rimarrà sottomessi, non cambierà nulla. Gli unici passi avanti li farà il singolo, non la collettività.

Luigi Caricato

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