Terra Nuda

Il coraggio della ricostruzione

Puntualizzazioni. Non si capisce perché Alessandro Leogrande, nel suo bel ritratto radiofonico della figura di Manlio Rossi-Doria, sulla scia di Piero Bevilacqua, attribuisca allo studioso meridionalista un giudizio negativo sulla riforma agraria

Alfonso Pascale

Il coraggio della ricostruzione

Nel giudicare la politica agraria del secondo dopoguerra, Manlio Rossi-Doria ha sempre distinto i primi cinque sei anni di intervento pubblico dal periodo successivo.

Egli infatti scrive: “Per i primi anni non si può negare che il coraggioso processo di ricostruzione dell’agricoltura sia stato sostenuto, in alcuni settori vigorosamente, dalle leggi e dal pubblico intervento; allo stesso modo che non si può negare che la profonda esigenza di rinnovamento e di giustizia sociale, dopo aver trovato chiara espressione nella Costituzione repubblicana, abbia anche trovato, sotto la pressione delle agitazioni contadine, concreta attuazione con la legge di riforma agraria e sui contratti agrari, oltre che con l’estendimento della previdenza sociale alle classi agricole“.

Per la fase successiva e per gli altri settori della politica agraria, il giudizio di Rossi-Doria si fa estremamente severo fino a dire che “riprendono piede le visioni e le abitudini amministrative del peggior periodo della nostra storia, in uno sforzo, indubbiamente riuscito, di conservare intatta la struttura tradizionale della nostra agricoltura”.

Se non si fa questa distinzione e non si attribuisce il giusto valore alla riforma agraria, al di là dei sui indubbi limiti, non si comprende la trasformazione dell’Italia da paese prevalentemente agricolo a paese prevalentemente industriale e il ruolo decisivo che, in tale trasformazione, ha svolto l’agricoltura ammodernata nei suoi assetti fondiari e nei suoi aspetti tecnici.

Per ascoltare Alessandro Leongrande, cliccare: QUI

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