Terra Nuda

Il Mediterraneo per l’olio

Si è conclusa in Marocco, la tre giorni interamente dedicata all'olivicoltura e all'elaiotecnica, a opera dell'Agro-pôle Olivier e dell'Ecole nationale d'Agriculture de Meknès, in collaborazione con l'Università internazionale dell'Andalucia. Una iniziativa che ha messo in luce tutte le innovazioni, oltre alle più recenti progettualità del settore

Maria Carla Squeo

Il Mediterraneo per l’olio

Il programma è stato molto ricco di relazioni, e si è affrontato tutto ciò che era possibile affrontare, da ogni punto di vista, offrendo una visione di insieme internazionale, soprattutto dopo che sono state opportunamente coinvolte le diverse professionalità dei tanti Paesi produttori del Mediterraneo.

La presenza dei numerosi conferenzieri intervenuti a Meknès, in rappresentanza, per l’Europa, di Spagna, Italia, Francia e Grecia, nonché di Marocco e Tunisia per l’Africa, e dell’Arabia Saudita per il continenete asiatico, hanno permesso il formarsi di una idea di olivicoltura aperta a una molteplicità di situazioni e contesti operativi.

Ciò che è emerso, è che i consumi di oli da olive sono in rapida espansione, proprio per l’alta valenza salutistica che traina ovunque i consumatori. Ed è stata molto seguita, al riguardo, la relazione di Eduard Escrich, dell’Università di Barcellona, incentratta sull’importante ruolovo preventivo dell’olio da olive nei confronti delle malattie cancerogene.

Accanto a questo elemento trainante, derivante dalla funzione salutistica accordata agli oli ricavati dalle olive, si è aperto un nuovo scenario di riferimento, che, fino a qualche anno fa non era stato ancora percepito nel suo pieno valore da tutti i Paesi produttori, ovvero la forza esplicativa della differenziazione, ovvero la multiforme identità sensoriale degli oli.

Le crescenti attenzioni per gli oli da olive richiedono di conseguenza al settore di compiere oggi un ulteriore passo in avanti, soprattutto in quei paesi extraeuropei del Mediterraneo, in cui si avverte la e forte sigenza di caratterizzare tali oli introducendo per essi, come ha già fatto l’Europa, le attestazioni di origine, a protezione e tutela dei territori più vocati.

La Spagna, nelle tre giornate dell’olivo di Meknès, ha contribuito più di tutti nel dare, in stretta collaborazione con l’Agro-pôle Olivier, le linea guida per il rapidissimo progresso che questi Paesi del Mediterraneo stanno ormai compiendo e portando a compimento molto rapidamente e convintamente.

Ormai è un pensiero comune che lega tutti i Paesi produttori, aperti come sono, per ora senza alcun pregiudizio, nei confronti di ogni tipo di innovazione, con la voglia di acquisire nuove conoscenze e tencologia con estrema velocità.

I numerosi partecipanti alle giornate di Meknès hanno avuto un’idea molto chiara delle programmazioni future. Gli oli esposti nell’atrio della grande sala delle conferenze dimostrano la vocazione mariocchina agli oli di qualità. Nel corso delle giornate è stato possibile degustare l’olio prodotto nel frantoio dell’ Agro-pôle Olivier, un extra vergine dal fruttato medio, dal gusto rotondo e armonico, vegetale, dalla buona fluidità ed eleganza olfattiva e gustativa e tattile.

Il pubblico convenuto era rappresentato da tutte le età, ma con prevalenza di giovani dotati, a osservarli da fuori, di una grande voglia e capacita di imparare, al fine di raggiungere rapidamente gli obiettivi di una progettualità in grande stile.

Per l’occasione ho visitato il frantoio di Agro-pôle Olivier e sono rimasta sporpresa e affascinata non solo dalla tecnologia estremamente all’avanguardia, ma anche dalla bellezza e funzionalità stessa del’edificio, adibito a “unità di triturazione”, come si legge nell’insegna sul fronte estermo del frantoio. Un puro gioiello architettonico, con, a distanza di poche decine di metri, un altro edificio in cui vi è una sala panel ben attrezzata. Il marocco dell’olio penmsa in grande stile e ha alla guida un bravo direttore, Noureddine Ouazzani, che mertita un pubblico encomio per la sua capacità di unire diversi popoli e diverse culture per fare crescere tutti all’insegna di una olivicoltura pensata per produzioni di qualità e, nel contempo, rispettose dell’ambiente.

Per l’Italia, oltre a Luigi Caricato, direttore di Olio Officina, media partener dell’inziativa di Meknès, e di cui pubblicheremo la relazione integrale, sono intervenuti Cesare Buonamici, per dare il quadro dell’olivicoltura biologica in Italia, presentando tra l’altro il progetto Oleo salus sistem, e il professor Angelo Cichelli dell’Università di Pescara, che si è soffermato sulla gestione e valorizzazione dei sottoprodotti, riferendo quel che si sta portando avanti in italia nel corso degli ultimi anni.

E’ da evidenziare inoltre il grande ruolo di pimo piano che ha esercitato l’Università internazionale dell’Andalucia, a dimostrazione di come la Spagna abbia molto a cuore l’olivicoltura e l’elaiotecnica, muovendosi unita e coesa, con una forza propulsiva encomiabile.

Infine, tra le tante cose dette e viste, mi sembra importante mettere in luce la relazione, molto interessante e ricca di spunti, di Ibrahim Saboumi, dell’Università Al Jaouf dell’Arabia Saudita. Anche in questo caso, è stato centrale, in Arabia Saudita, il ruolo svolto dall’Università dell’Andalucia. Tra i due atenei si è giunti infatti a un accordo di collaborazione con tre obiettivi. Il primo: un servizio di consulenza. Il secondo: una attività di educazione. Il terzo: l’attività di ricerca. L’interesse per la coltura dell’olivo traspare evidente, tant’è che è già all’opera la creazione di un centro di olivicoltura, scaturita proprio per espressa volontà del re e del ministero dell’istruzione e dell’agricoltura. Insomma, passano i millenni, ma le attenzini per la coltivazione dell’olivo non finiscono mai.

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