L’addio ad Angelo Compagnoni
Contadino comunista, nonché dirigente nazionale dell'Alleanza dei Contadini e successivamente della Confcoltivatori, è stato anche parlamentare per quattro legislature, promotore della legge 607 del 22 luglio 1966 in materia di enfiteusi e prestazioni fondiarie perpetue. Sempre attento alla formazione dei più giovani, stimolava a studiare e approfondire i problemi concreti delle campagne
E’ morto all’età di 96 anni Angelo Compagnoni, contadino comunista e consigliere comunale della sua Ceccano dal 1946 al 1993. Parlamentare per quattro legislature, promosse la legge n. 607 del 22 luglio 1966 in materia di enfiteusi e prestazioni fondiarie perpetue. Tale provvedimento faceva seguito alla legge n. 327 del 25 febbraio 1963, nota anch’essa come “legge Compagnoni”. Con queste due leggi si stabilivano la perpetuità dei rapporti agrari e la riscattabilità della proprietà della terra condotta coi contratti miglioratari. Con la prima legge, migliaia di contadini delle province laziali avevano richiesto il riscatto, ma la reazione dei concedenti aveva acceso un vasto contenzioso che la legge del 1966 eliminò.
Angelo è stato dirigente nazionale dell’Alleanza dei Contadini e successivamente della Confcoltivatori (oggi CIA – Agricoltori Italiani). Da lui ho imparato una materia importante per un dirigente agricolo: i contratti agrari. Sempre attento alla formazione di noi più giovani, ci stimolava a studiare e approfondire i problemi concreti delle campagne.
Dieci anni fa, mi ritrovai con Angelo e con Giglia Tedesco a presentare, nella Casa della Memoria e della Storia di Roma l’opera in due volumi “Democrazia e contadini in Italia nel XX secolo. Il ruolo dei contadini nella formazione dell’Italia contemporanea” a cura di Attilio Esposto. Nonostante la salute malferma, anche Attilio partecipò all’iniziativa. Fu un incontro piacevole in cui facemmo un bilancio storico dell’impegno della sinistra nelle campagne italiane. E ricordammo altri contadini e braccianti, come Angelo, divenuti dirigenti politici e sindacali fino all’elezione in Parlamento: Leda Colombini, Michele Mancino, Silvio Antonini. Un’esperienza che si era già verificata con Giuseppe Di Vittorio prima del fascismo.
Nei loro itinerari riaffiorava la vocazione pedagogica che i grandi partiti di massa seppero esercitare nei confronti della base contadina e operaia, consentendo a donne e uomini in fondo alla scala sociale di farsi classe dirigente.
Ciao Angelo e grazie per aver contribuito al progresso delle campagne e a costruire e difendere la nostra democrazia.
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