Terra Nuda

L’asse siculo-libanese

Quando si dice combinazione creativa. Da una parte l’olio da olive Nocellara del Belice, dall’altra l’olio da olive Baladi. Quest’ultima è una tra le varietà più note del Libano. L’altra cultivar non ha bisogno di presentazioni. Che ci fanno insieme?

Maria Carla Squeo

L’asse siculo-libanese

Qualche tempo fa, in occasione del Sol di Verona, la Sicilia olivicola si è coniugata con la tradizione olivicola del Libano. Risultato: un cofanetto contenente due bottiglie da 100 ml d’olio extra vergine di oliva; ed esattamente due oli monovarietali: Nocellara del Belice e Baladi. Due mondi uniti dall’olivo, nel cuore del Mediterraneo.

Di cosa si tratta? Il cluster Bio-Mediterraneo ad Expo 2015 – così si legge nel foglietto illustrativo presente nella confezione, ciò che nei medicinali viene chiamato “bugiardino” – riunisce la Sicilia e i dodici Paesi dei tre continenti Europa, Asia e Africa che condividono lo stesso mare Mediterraneo, a celebrare la cultura, lo stile di vita, la natura, la biodiversità, l’agricoltura e l’alimentazione delle popolazioni di queste terre dove ha avuto origine la civiltà del pianeta”.

Nella confezione si trovano, dunque, due bottiglie mignon di olio extra vergine di oliva. Degustandone il contenuto, si scoprono due mondi distinti. Ma come viene percepito l’olio da olive nella Repubblica del Libano? Della Sicilia sappiamo tutto, ma non del Libano.

Gli oli li abbiamo degustati: ci spiace dirlo, non c’è paragone. Si evidenzia la grande qualità della Nocellara del Belice sulla Baladi. Può non far piacere, ma è così.

I campioni che abbiamo degustato sono gratuiti e ne è vietata la vendita. Il confezionamento è avvenuto in Sicilia, a Chiaramonte Gulfi, ma l’olio da olive Baladi è stato prodotto, a scanso di equivoci, in Libano, ove le olive sono state molite.

Così, per celebrare il legame culturale che la Sicilia ha con il Libano, ovvero l’antica Fenicia, è stata scelta questa confezione per omaggiare tale storico legame. Sono stati infatti i Fenici a diffondere nell’isola le tecniche di coltivazione dell’olivo. Una bella operazione, alle porte di Expo 2015. Resta tuttavia da chiedersi come venga percepito l’olio da olive dai libanesi.

Purtroppo, secondo un recente studio della Lipid Technology emerge un dato inedito: i libanesi l’olio da olive lo consumano poco, prediligono invece altri oli vegetali, soia, mais e girasole, soprattutto. Altro che principe della dieta mediterranea. L’olio ricavato dalle olive viene snobbato. Fin qui nessun problema, ciascun popolo sceglie in piena libertà, solo che i consumi di altri oli vegetali stanno creando una situazione inconsueta, con problemi legati alla salute.

Paradossalmente anche il pesce viene consumato poco, non solo l’olio da olive. Il dato dello studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università americana di Beirut, sotto la guida del professor Omar Obeid, docente di nutrizione umana. I dati oggetto di studio sono stati ricavati dalla Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite

La notizia è stata resa nota a seguito di quanto pubblicato nel numero di giugno della rivista Lipid Technology. Così, per la cronaca, solo il 2,2 per cento delle calorie consumate dai libanesi sono riferite alla spremitura delle olive.

I dati della Fao sono impietosi. La Repubblica del Libano vanta uno tra i più bassi tassi di consumo di olio da olive nel Mediterraneo. Non è proprio una bella notizia.

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