Terra Nuda

L’eccellenza rifiutata

Una Ogliarola garganica da favola. Riceviamo due campioni di ottimo extra vergine pugliese dal produttore Giovanni Trombetta, indignato per essere stato ingiustamente rifiutato dal concorso Ercole Olivario. C’è forse lo zampino della politica?

Luigi Caricato

L’eccellenza rifiutata

I campioni ricevuti sono due: un extra vergine da agricoltura biologica ed un extra vergine Dop Dauno Gargano. Prima ancora dell’olio, ho ricevuto una telefonata e successivamente una mail in cui l’olivicoltore pugliese Giovanni Trombetta ha manifestato una grande amarezza.

Non ho avuto modo di conoscerlo di persona, né ho mai degustato i suoi oli. Quando l’ho sentito al telefono ho colto la grande fierezza, l’orgoglio di sentirsi olivicoltore e frantoiano. Lavorare con passione e professionalità, è un’abbinata vincente, soprattutto in questi tempi di grande confusione e povertà di idee.

Trombetta è un produttore che ama lavorare e non vuole avere intoppi burocratici. La burocrazia ammazza ogni buona intenzione – dice – e quando si fa avanti la politica, non è più facile manternere il sorriso.

Trombetta crede tanto nel proprio lavoro, lo si avverte quando lo ascolto per telefono. L’orgoglio che lo anima lo condivide pure con i suoi agricoltori. Non si ferma nel chiuso del proprio mondo, ma manifesta grande gioia e soddisfazione anche quando, con il suo lavoro, a beneficiarne della sua professionalità sono altri produttori. “Io – dice – ho vinto tre volte l’Ercole Olivario, il noto e prestigioso concorso oleario. Una volta l’ha vinto un produttore che molisce le olive da me, ma è come se l’avessi vinto anch’io con lui, anche perché il ruolo del frantoiano è determinante nella buona riuscita del percorso qualitativo”.

Non è uno che si vanta a vanvera, Trombetta. Con la sua società, la Sio, la Societá Italiana Olearia di Carpino, non produce solo qualche centinaio di litri, e nemmeno qualche centinaio di quintali d’olio extra vergine di oliva. Giovanni Trombetta produce dieci mila quintali d’olio l’anno. Fare un prodotto di qualità con grandi numeri non è come farlo con piccoli volumi, per questo il suo merito è ancora più evidente ed encomiabile. E’ naturale che abbia piacere ad essere riconosciuto per l’impegno che mette nel proprio lavoro.

Due anni fa ebbe un pubblico bisticcio con l’allora senatrice Colomba Mongiello, oggi onorevole. Le dichiarazioni rese dalla donna-politico lo ferirono a morte. E’ stato per via di un appunto malevolo espresso con grande arroganza dalla Mongiello, e l’occasione fu proprio il Premio Ercole Olivario, dove Trombetta si classificò al secondo posto nell’ambito della categoria olio extra vergine Dop fruttato leggero, segnalandosi con il suo Dop Dauno Gargano.

La nota parlamentare pugliese – quella della legge “salva olio italiano”, per intenderci – dichiarò all’epoca, se non vado errato nell’arile 2012, che “l’olio di Carpino si conferma quale uno tra i migliori oli d’Italia, ma ad avvantaggiarsi è stata la multinazionale che lo commercializza e incamera il valore aggiunto della qualità, non il produttore che lo produce”. Apriti cielo.

E’ stata una dichiarazione di grande stoltezza – permettetemi di dirlo con tutta sincerità. Suscitò grande clamore. Sia per la conclamata ignoranza della Mongiello, la quale non è evidentemente al corrente che la Monini sia riconosciuta da tutti per essere una grande e solida azienda familiare tra le più apprezzate al mondo, ma non per questo una azienda multinazionale. E sia per il fatto che il valore aggiunto, quando un produttore vende il proprio olio a una grande azienda, lo incamera anche lo stesso produttore che sa lavorare bene e investe tanto fare qualità, permettendo così anche ai propri operai che lavorano per suo conto di lavorare con la massima serenità, potendo portare così a casa un onorevole stipendio.

La Mongiello ignora di fatto cosa sia l’agricoltura, nonostante si sia servita dell’agricoltura per raggiungere il proprio successo in politica. La donna-politico sostenne addirittura che “l’orgoglio per l’affermazione di un’azienda della Capitanata è stato incrinato dalla constatazione che la gente impegnata a produrre un alimento così prezioso e buono non ne ricavi i frutti che meriterebbe”.

Uno scandalo. Io lessi della polemica all’epoca, ignoravo di fatto che il produttore dell’olio in questione fosse Giovanni Trombetta. L’ho saputo solo qualche settimana fa, contattato direttamente da Trombetta in persona, il quale mi ha anche invitato a trovarlo in azienda. Promessa che manterrò, anche perché occorre incoraggiare i produttori veri, non quelli finti che si dicono tali scimmiottando la professione di olivicoltore, ma consumando in realtà il proprio tempo a sventolar bandiere di qualche associazione pseudo agricola che sta funestando l’Italia con campagne di demonizzazione fondate sulla criminalizzazione del comparto.

Perché Trombetta mi ha chiamato? Perché quest’anno il suo olio è stato escluso dall’Ercole Olivario, non essendo stato ammesso a partecipare, perché ha presentato la domanda fuori tempo. Ed esattamente, ecco mi scrive nella mail il rpoduttore pugliese: il 22 Gennaio ho ricevuto una telefonata dal funzionario della Camera di commercio di Foggia, dove mi chiedeva il perchè non avessimo partecipato al concorso Ercole Olivario. Effettivamente, la mail è arrivata il 10 gennaio, ma purtroppo non è stata letta in tempo per problemi tecnici… magari avremmo preferito che il funzionario ci avesse chiamati prima della scadenza…

La nostra Azienda – aggiunge Trombetta – partecipa al concorso da più di dieci anni, ed è quasi sempre stata tra i finalisti e più volte tra i premiati. La cosa che non riusciamo a comprendere è: come mai, per ragioni motivate, abbiano escluso la nostra azienda e il nostro olio, che anche quest’anno si sarebbe fatto apprezzare?”

A questo punto, sarebbe forse il caso che gli stessi organizzatori dell’Ercole Olivario rispondano, anche per fugare ogni equivoco. Otretutto, chi organizza concorsi sa bene che non è certo per pochi giorni che vengono rifutate le iscrizioni. C’è sempre un margine di tolleranza, e in molti casi si dilatano anche i tempi, non solo quelli relativi alla presentazione delle domande di adesione, ma anche quelli della consegna stessa dei campioni. Non si comprende, di conseguenza, l’intransigenza manifestata nei confronti del produttore Giovanni Trombetta.

Sarà stata forse – e il dubbio, sappiate, è ampiamente legittimo – la diretta conseguenza del bisticcio tra Trombetta e la Mongiello? Sono convinto che sia solo una terribile coincidenza, in verità. Per lo meno, io spero proprio non vi sia alcuna ingerenza della politica. Attendo un riscontro in tal senso. Io, nel frattempo, i campioni d’olio li ho ricevuti e già degustati, e approfitto per riportarvi il profilo sensoriale che ne ho tratto.

Bio. E’ giallo dai riflessi verdolini, limpido. Al naso è verde, dalle connotazioni erbacee. Al palato presenta un’ottima fluidità e pulizia, con la sensazione di mandorla verde e le note amare e piccanti nette ma ben dosate. Ha gusto vegetale di carciofo e chiusura piccante.

Dop Dauno Gargano. E’ verde dai riflessi oro, limpido. Al naso è verde, erbaceo, fresco, con amaro e piccante ben dosati, ma più marcati rispetto all’olio da agricoltura biologica. Si nota anche una lieve e gradevole astringenza, un tocco elegante, fine, dal gusto vegetale e sapido di carciofo, una nota di mandorla verde e, in chiusura, un piccante netto e ben dosato, con le sensazioni fruttate più persistenti, unitamente a una nota pepata.

Che dir? La cultivar Ogliarola Garganica di Carpino è sorprendente. Nell’olio che ho ricevuto c’è solo in minima parte, una percentuale intorno al cinque per cento, un po’ di Picholine.

Ad averli produttori così bravi, capaci di fare l’olio buono in grandi quantità, non per diletto, ma per professione.

E’ un vero peccato per il Paese avere invece politici di scarso livello come la Mongiello.

Perché si è occupata di agricoltura?

Perché tutti quelli che si cimentano con la politica prendono di mira l’agricoltura?

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