Terra Nuda

L’olio combustibile

Expertise. Al termine di un progetto che si è da poco concluso in Toscana, sono stati presentati gli esiti di una sperimentazione diretta a creare lo sviluppo di una filiera energetica innovativa, a base di oli vegetali. Resta qualcosa da migliorare, ma si hanno in compenso buone prospettive per cercare di favorire i piccoli produttori

Marcello Ortenzi

L’olio combustibile

Olio di semi di girasole e colza per fini energetici e panelli proteici vegetali sono stati oggetto di un progetto di sperimentazione in Toscana che si è concluso l’11 febbraio con un convegno divulgativo. Seppure con aspetti ancora da migliorare si hanno buone prospettive per una produzione di nicchia, alternativa alle altre colture oleaginose.

La Misura 124 del PSR 2007-2014 ha permesso ad alcune aziende agricole toscane e all’Università di Firenze di effettuare le prove in campo e il laboratorio per arrivare a risultati concreti. Il Consorzio Strizzaisemi, cooperativa in provincia di Pisa, ha coordinato il progetto C.O.V.A. e presentato i risultati dopo due anni di lavoro.

Nove le aziende coinvolte, prevalentemente nella provincia di Pisa, per oltre 250 ettari di terreno interessati alla sperimentazione. Obiettivi erano verificare le opportunità e le difficoltà che si potevano evidenziare affrontando un nuovo settore di lavoro per gli agricoltori del settore alla ricerca di un maggiore valore aggiunto per il prodotto conferito dai soci. Trattamento della materia prima, produzione dell’olio e del panello, utilizzo dei trasformati, sbocchi commerciali e gestione amministrativa sono stati oggetto di verifica e studio.

L’olio spremuto dalle aziende doveva avere come sbocco piccoli impianti cogenerativi a servizio delle attività artigianali locali, entro 30 – 40 Km dal frantoio. E’ stato realizzato un nuovo frantoio decentralizzato per attuare un processo di spremitura a freddo, con i diversi semi, ottimizzando il funzionamento della pressa a vite e le strategie e per il raggiungimento del migliore protocollo di spremitura.

L’impianto per la sua tipologia costruttiva e operativa è in grado di garantire che il processo di estrazione dell’olio avvenga effettivamente “a freddo”. Tuttavia si è potuto capire che le presse meccaniche di spremitura costituiscono la parte critica dell’impianto. Il contenuto proteico del panello è stato valutato per verificare sia l’efficacia del processo di spremitura sia la possibilità di collocamento dello stesso sul mercato mangimistico.

L’analisi del processo di filtrazione e l’upgrading del sistema di defosforazione adottato hanno rappresentato la fase finale della sperimentazione. Sono stati scoperti anche i possibili contaminanti che possono essere negativi per l’olio se alimentare, e i sistemi meccanici per minimizzare tali elementi non graditi.

Molta importanza ha avuto lo studio Life Cycle Assesment (valutazione del ciclo di vita), diretto ad analizzare gli aspetti energetici e ambientali di tutta la catena produttiva, dalla raccolta del seme al prodotto finito. Si sono evidenziate le criticità per la certificazione dell’olio come materia prima per produrre biocombustibili. Tale certificazione ha tali difficoltà burocratiche da parte istituzionale che solo grandi raffinerie possono affrontare.

Gli adempimenti per tracciabilità e certificazione sono pesanti ma a essi si aggiungono le norme antincendio, quelle per il trasporto i depositi fiscali degli oli combustibili e la vendita di prodotti gravati da accisa. Quindi se è possibile produrre olio combustibile per far andare i trattori degli agricoltori con una buona efficienza è la parte normativa che dovrebbe essere semplificata per favorire i piccoli produttori.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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