L’olivagione 2021 sembrerebbe in lieve ripresa. Quanto meno al sud
In attesa di dati più certi, Italia Olivicola e Aifo si lanciano in una previsione oscillante tra 290 e 310 mila tonnellate. Bene il sud ma gli eventi meteorologici estremi e impattanti hanno inciso sulla produzione del centro nord. In questi ultimi anni, ha molto condizionato, secondo il presidente della Cia Dino Scanavino, "la variabilità produttiva dei nostri oliveti, a causa degli effetti del clima e delle avversità parassitarie"
Riportiamo integralmente una nota stampa diffusa da Italia Olivicola, in merito alle previsioni della nuova olivagione, in qualche luogo del sud Italia già iniziata.
L’acqua fa la differenza, così come le regioni meridionali che contribuiscono in maniera rilevante a una produzione di qualità nella campagna 2021/22 che si preannuncia in lieve ripresa rispetto alle performance produttive realizzate lo scorso anno, con un range produttivo che oscilla tra 290.000 e 310.000 tonnellate. È quanto emerge dalle prime indagini effettuate da Italia Olivicola e Aifo che traccia le tendenze della campagna in corso, in attesa di disporre dei dati provinciali.
Nonostante le attività di rilevazione siano ancora in atto, le prime valutazioni parlano di un andamento climatico caratterizzato dal susseguirsi di eventi meteorologici estremi e impattanti sulla produzione: al Centro Nord le gelate di fine marzo-inizi aprile, dopo un periodo invernale generalmente mite; le alte temperature estive associate alla mancanza di precipitazioni che hanno afflitto gran parte del meridione d’Italia; il devastante fenomeno degli incendi boschivi che ha coinvolto vaste aree olivicole ed anche esemplari di particolare pregio ambientale.
“La siccità, mai come in questo caso, – sostiene Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola – ha evidenziato la differenza, in termini di sviluppo delle olive e quindi di produttività, tra gli oliveti condotti in asciutto e quelli in irriguo evidenziando l’importanza fondamentale di disporre adeguate disponibilità idriche, all’occorrenza, per essere veramente competitivi”.
Le alte temperature estive e la bassa umidità hanno contenuto parassiti e patogeni, con le dovute eccezioni indotte dai differenti microclimi che caratterizzano la distribuzione dell’olivo nel Paese.
L’inizio di settembre ha portato le prime piogge tanto attese che, con il rinfrescare delle temperature di questi giorni, stanno ridando fiato alle zone siccitose permettendo alla coltura in parte di reagire. Al tempo stesso, queste condizioni potrebbero creare un contesto ottimale per la mosca olearia, con l’aggravante che, da questo anno, non è più possibile intervenire con il dimetoato, prodotto larvicida bandito dalla legislazione europea che per anni ha consentito ai produttori di gestire efficacemente l’infestazione della mosca olearia.
“Negli ultimi anni – sostiene Dino Scanavino, presidente Cia – è sempre più evidente la variabilità produttiva dei nostri oliveti, a causa degli effetti del clima e delle avversità parassitarie. Per contrastare tale fenomeno occorre puntare, in primis, sull’innovazione, senza trascurare la diffusione di buone pratiche, sull’ammodernamento degli oliveti e su strategie integrate di gestione del rischio. L’obiettivo è stabilizzare e migliorare i redditi dei nostri olivicoltori e la loro posizione sul mercato, per un prodotto apprezzato in tutto il mondo e fortemente identitario. Attraverso le risorse del Pnrr e la futura Pac dovremo potenziare la resilienza delle aziende e la competitività del sistema olivicolo italiano”.
“Gli eventi climatici e l’assenza di precipitazioni – afferma Elia Pellegrino, presidente di Aifo – condizioneranno i flussi produttivi di questa campagna olearia anche sotto il profilo qualitativo, generando quotazioni variabili sui mercati all’ingrosso. I frantoiani porranno molta attenzione nella fase di selezione e acquisto delle olive”.
Ad ogni modo, le condizioni climatiche descritte, contenendo lo sviluppo della mosca olearia, lasciano confidare in una eccellente qualità della produzione. Se la mosca, costantemente monitorata dagli osservatori territoriali delle OP, dovesse nelle prossime settimane superare la soglia di danno, potrebbe indurre ad un anticipo della raccolta in alcuni areali, per sfuggire agli attacchi parassitari ed evitare trattamenti, condizionando però negativamente le rese in olio.
Complessivamente, a livello nazionale, secondo le prime indicazioni della rete territoriale di Italia Olivicola, allo stato attuale delle cose, sotto il profilo quantitativo la campagna sembra essere pari o in leggera ripresa rispetto all’annata precedente, andandosi a collocare intorno alle 300.000 tonnellate. Nelle prossime settimane, l’andamento climatico e le disponibilità idriche condizioneranno gli esiti della raccolta che potrebbero variare.
Al momento, a sostenere la produzione è il meridione d’Italia, soprattutto la regione Puglia. Positivo inoltre l’impatto di altre regioni quali Calabria, Sicilia, Basilicata, Abruzzo e Molise. Sembrano fare eccezione Campania e Sardegna le cui produzioni sono attese in diminuzione come accade pure nelle regioni olivicole del Centro: Toscana, Umbria, Lazio e Marche. Il Nord fa registrare i cali attesi più accentuati pur incidendo poco in termini ponderali sulla produzione nazionale.
L’alternanza di produzione e l’andamento climatico con i suoi fenomeni estremi sono senza dubbio i responsabili della riduzione del potenziale quantitativo della campagna nata sotto i migliori auspici con una fioritura straordinaria che non ha purtroppo, come spesso accade, mantenuto le promesse.
In apertura, un oliveto del Garda
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