La comunicazione via Internet
Cosa accade nelle pubblicità via web? Sono tutte regolari? Le più a rischio sono quelle legate ai motori di ricerca, dove la necessità di una sintesi può indurre a volte in equivoco. Visitando i siti internet, tuttavia non si riscontrano anomalie, se non raramente. Resta il fatto che vi sono casi in cui è bene vigilare

C’è un commento ricevuto da Gianni Lezzi, che ci scrive dal Salento, che mi sembra meriti lo spazio di un articolo. Così, ho deciso di estrarne i passaggi chiave giusto per chiarire alcuni aspetti sui quali è bene osservare la massima attenzione, ovvero il rischio ricorrente, da parte di alcuni operatori commerciali, di far leva sulle attestazioni di origine e forzare così un po’ la mano, sviando i consumatori, facendo loro credere che nel caso specifico, gli oli siano di una provenienza senza di fatto esserlo.
Gianni Lezzi pone così “in evidenza molto di più, ossia lo smodato e generalizzato ricorso alle menzioni di origine non certificate. Infatti – prosegue – senza andare molto lontano, ho raccolto alcuni messaggi che ‘pulsano’ durante la lettura delle news, con evidenti castronerie, riconoscibili solo ad un occhio esperto”.
Quando ho letto il commento, mi sono subito detto: cosa intend emai per messaggi che pulsano, il sospetto è sulla pubblicità Google, come poi si conferma, attraverso una specifica ed evocativa immagine, da un ulteriore commento dello stesso Lezzi.
E’ una questione da non sottovalutare. Molti siti internet di informazione accolgono la pubblicità di Google, il più importante motore di ricerca al mondo. Là dove compaiono messaggi pubblicitari, resta alto il rischio che si enfatizzi l’origine di un olio o di qualsiasi altro prodotto alimentare.
Il lettore in questione, lavorando presso il Consorzio dell’olio Dop Terra d’Otranto, conosce bene le problematiche, e sa quanto sia difficile effettuare un controlo a tappeto sul web. Il rischio è elevato. E così, per facilitarci il compito, ci segnala due casi che ha individuato.
Il primo riguarda un’azienda pugliese che reca nel proprio nome un esplicito riferimento alla Puglia. Non riporto qui il nome del’azienda, anche perché visitando il sito internet non ho scorto nulla che lasciasse adito a dubbi. Lezzi scrive di una vendita di olio Igp direttamente dal produttore. E ci scrive: “Quale olio Igp, l’unico certificato è il Toscano, cosa c’entra” l’azienda in questione?
Osservando le pagine interne al sito non vi è alcun riferimento all’Igp Puglia, che come sapppiamo non esiste.
La menzione dell’origine srappresentano tuttavia sempre un forte motivo di attrattiva per il consumatore. Per lo meno, così sembrerebbe. Anche se in molti casi mi assalgono molti dubbi. L’attrattiva ce l’hanno i soliti luoghi già celebri. Nel caso dell’olio molta attrattiva hanno regioni come la Liguria, la Toscana o aree come il Garda. Altre realtà, pur significative nelle loro produzioni, esprimono un minore appeal. Dubito dunque che tutte le aree Dop possano esercitare sul consumatore il medesimo interesse. In questa logica l’insuccesso commerciale delle Dop è anche il sintomo che il consumatore forse cerca più il prezzo che non l’origine, e poco importa che l’olio sia un 100% italiano, o un extra vergine con attestazione di origine protetta. Tutti, o quasi, guardano al prezzo. Può non piacere, ma è così.
Certamente i messaggi lanciati via web possono indurre in equivoco. Ed è comprensibile il disagio manifestato da Lezzi, ma nel caso dell’esempio dell’azienda pugliese che ha segnalato mi sembra che tale preoccupazione non sussista.
Lo stesso vale per l’indicazione “Olio di Oliva Liguria” che compare nelle pubblicità Google. Lezzi scrive: “Liguria? Si potrebbe dire? La parola al ConsorzioTutela Olio Riviera Ligure…”, e viene segnalato anche in questo caso un sito di e-commerce dove è possibile acquistare on line un extra vergine d’eccellenza e averlo in casa propria in 48 ore.
Ho preso anche in questo caso visione del link segnalato, ma non vi ho scorto nulla di irregolare.
All’interno nella sezione “Olio di Oliva” compaiono le diverse aziende rappresentate, seguite dalla regione in cui queste hanno sede. Esempio: nome azienda, Liguria; nome azienda, Puglia; nome azienda, Sicilia; nome azienda, Lazio. Tutto regolare, non è il caso di creare inutili allarmismi e confondere il consumatore. Però la riflessione è legittima. Spesso la pubblicità tende a essere borderline, lasciando credere qualcosa di diverso. In ogni caso è giusto segnalare che gli organismi di controllo verificano anche il web, visto che il commercio on line sta via via prendendo corpo.
C’ è una sola questione che resta aperta: i motori di ricerca. Spesso la semplificazione del messaggio può indurre in errore. E’ il caso, prima ancora di vigilare, di stringere accordi di collaborazione con i principali motori di ricerca. Il web è uno strumento nuovo che va affrontato in tutta la sua dirompente novità.
L’immagine di apertura è una foto di Luigi Caricato tratta da una mostra che si è svolta a Massarosa, presso Villa La Brilla.
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.