Terra Nuda

L’Italia crede poco nelle olive da tavola ma ha buone potenzialità

In base alle rilevazioni del Consiglio oleicolo internazionale, l’Unione europea ha prodotto 829mila tonnellate di olive da mensa, mentre nel mondo si è superata quota 3 milioni. Il nostro Paese, secondo stime Ismea, ne ha prodotte soltanto 77mila, il 2% dell’intera produzione totale. “Ricopriamo un ambito ristretto, ma possiamo fare molto per dare nuovo slancio”, ha riconosciuto il presidente di Assom Angelo Moreschini

Olio Officina

L’Italia crede poco nelle olive da tavola ma ha buone potenzialità

Assom nasce nel 2016 ed è la prima associazione a rappresentare gli imprenditori del settore. Dal 2023 è socio aggregato di Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, aderente a Federalimentare e Confindustria. L’associazione coinvolge 2100 produttori, le aziende aderenti, in media, trasformano ogni anno circa 65mila tonnellate di olive da tavola.

“Il nostro è un ambito ristretto, una nicchia produttiva già molto vitale”, ha precisato nell’ambito di un convegno sul tema “Verso una federazione europea per rafforzare il settore” il presidente di Assom Angelo Moreschini. “Anche se rappresentiamo il 2% dell’intera produzione mondiale, le nostre potenzialità sono enormi. È sbagliato considerarci figli di un dio minore. Siamo parte integrante della filiera olivicolo-olearia e possiamo fare molto per darle nuovo slancio”.

Ismea per la campagna 2023-24 ha stimato una produzione per l’Italia di circa 77mila tonnellate di olive da tavola. In realtà se ne sono consumate molte di più di quelle prodotte, ben 149mila tonnellate, vale a dire il doppio. Va bene anche l’export, che si è attestato sulle 36mila tonnellate.

Nello stesso periodo, in base alle rilevazioni del Consiglio oleicolo internazionale, l’Unione europea ha prodotto 829mila tonnellate di olive, mentre nel mondo si sono superati i 3 milioni di tonnellate di olive da tavola. Una tendenza positiva, che i produttori italiani stanno già intercettando, puntando sempre di più sui mercati extra-Ue. “Le olive da mensa piacciono sempre di più – ha confermato Moreschini – ora anche all’estero i consumi sono in crescita. Il fenomeno non riguarda soltanto i Paesi tradizionalmente produttori di olive e va ben oltre l’Europa”. Stati Uniti, Arabia Saudita, Brasile e Canada sono i maggiori acquirenti di un prodotto legato all’italian style e alla dieta mediterranea.

Se le potenzialità di crescita sono significative, lo sono altrettanto le criticità che colpiscono il comparto, comuni al mondo oleario italiano. Il sistema olivicolo italiano è sottodimensionato e frammentato e fatica a rispondere alle richieste di un mercato in espansione. Inoltre, crisi climatica e rincari energetici – si legge in una nota di Assitol – hanno pesantemente influito sulla produzione.

“L’olivicoltura da tavola può essere una valida alternativa”, ha affermato il presidente di Assom. “Per implementare i quantitativi, occorre puntare sulle cultivar di sicuro valore commerciale e migliorare le tecniche di coltivazione, privilegiando quelle che possono aumentare la resistenza e la qualità dei frutti”. Già oggi i due terzi dell’olivicoltura italiana si basa su cultivar a duplice attitudine.

Per crescere è necessario modernizzare il sistema produttivo e lavorare sia sulla quantità che sulla qualità dei prodotti. Ecco perché Assom propone la creazione di una federazione di settore, capace di contare a Roma come a Bruxelles: “fare squadra con le altre associazioni europee, condividendo le nostre idee e i nostri stessi problemi, ci aiuterà a far sentire la nostra voce presso le istituzioni, nazionali ed internazionali, con le quali intendiamo costruire un rapporto di dialogo e collaborazione”. Con gli attori del modo dell’olio d’oliva il dialogo – secondo Moreschini – “è già in essere, facciamo parte della stessa grande famiglia e possiamo fare molto gli uni per gli altri”.

Per Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol, di cui Assom è socio aggregato, le olive da tavola possano contribuire a rilanciare l’immagine della filiera. “Le olive da tavola sono tradizionali e moderne al tempo stesso – ha affermato – perché sono protagoniste in ambiti diversi: nella cucina di casa, nella ristorazione e in pizzeria, nell’happy hour che piace ai giovani. Questa versatilità rappresenta una grande risorsa, che è giusto valorizzare. Assom ha un grande lavoro da svolgere, che Assitol intende sostenere su tutti i fronti, sicuri che l’impegno comune porterà beneficio a tutto il mondo oleario”.

In apertura, foto di Olio Officina

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