Olivagione 2014 da psicosi collettiva
Accordi presi e non mantenuti, prezzi alle stelle, cangianti da un minuto all’altro. Dov’è finita l’etica? Esisteva un tempo la stretta di mano, ora nemmeno gli accordi scritti reggono più. C’è uno scadimento senza precedenti. Cosa sta succedendo?
E’ un clima da psicosi collettiva. Tutti in agitazione, alla ricerca forsennata delle olive, tutti ad assicurarsi il necessario per soddisfare i propri clienti. Le olive di fatto mancano, sono poche, non si sa quanto poche. Si sa che non tutte sono sane. La mosca ha fatto la sua parte, continua a farla. Non sappiamo quanto scarsa sia la produzione. Lo scorso 7 novembre l’Ismea ha accennato a 302.470 tonnelate di olio stimate, che rispetto alla produzione della passata stagione corrisponde a un -35%. Fin qui le stime, poi, in Italia, si sa, i numeri sono sempre un enigma, meglio non crederci. Ciò che è evidente, è che si corre a rifornirsi di olive. Fin qui tutto nella norma, succede sempre così quando la produzione è in forte calo, solo che questa volta non tutti amano acquistarle con fatture alla mano, meglio in nero. Anche per non mettere in luce l’origine.
L’aria non è tra le più belle che si sia mai respirata. In tutti questi anni mai si era assistito a una situazione così imbarazzante. Si ascoltano storie incredibili. Anche tra parenti, per un pugno di euro in più, si tradisce. E’ incredibile. Ci sono situazioni strane. Certo, sono storie raccontate, andrebbero verificate, ma sono verosimili, comunque vere quando a raccontarle sono fonti certe.
L’obiettivo è guadagnarci, poco importa la parola data. Contratti non mantenuti di compravendita di olive, mai era capitato. Alcuni frantoi non hanno aperto. C’è sempre qualcuno che offre di più, contanti alla mano, mai una materia prima tanto bistrattata inspiegabilmente raggiunge prezzi un tempo ritenuti impossibili. Il sud viene depredato, talvolta senza stare a guardare se la materia prima sia buona o meno. Ciò che stupisce, in tutto ciò, è l’atteggiamento speculativo assunto da taluni olivicoltori bramosi di danaro o forse di una rivalsa. Alcuni si comportano come se non ci fosse il domani, tradendo la fiducia, come se la parola data non contasse più.
Rattrista assistere a questo disfacimento di una società contadina, a una psicosi collettiva ingiustificata. Presto cambierà tutto, ma non tutti dimenticheranno ciò che è accaduto. Intanto resta l’amaro in bocca per una realtà ormai senza più controllo. Dov’è finita l’etica, tutti assistono in silenzio e nessuno che denunci. Alcuni hanno timore, perché i prossimi anni vogliono lavorare e non avere fastidi e intralci. Se questa è l’Italia, non si fa una bella figura.
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