Piano olivicolo nazionale, Assitol auspica un rapido rilancio dell’intero comparto
Stanziati 32 milioni di euro, per il triennio 2015-2017, allo scopo di contrastare la crisi dell’olivicoltura italiana, con particolare attenzione per la lotta alla contraffazione e al rilancio della produzione oleicola. Per avere un’industria olearia ancora più forte – ha affermato il presidente Giovanni Zucchi – c’è necessità di un’olivicoltura altrettanto forte
Nota stampa di Silvia Cerioli. L’industria olearia rappresentata da Assitol esprime soddisfazione per il Piano olivicolo nazionale. Il provvedimento, appena approvato dal senato della Repubblica, stanzia, per il triennio 2015-2017, 32 milioni di euro per contrastare la crisi dell’olivicoltura italiana, con particolare attenzione alla lotta per la contraffazione e al rilancio della produzione oleicola nostrana.
“Siamo felici che l’iter del decreto abbia rispettato i tempi previsti”, è il commento di Giovanni Zucchi, presidente di Assitol. “Intendiamo – prosegue – promuovere tutte le iniziative che hanno come obiettivo l’efficienza agricolturale ed il rinnovamento del comparto. Ci auguriamo quindi che il Piano olivicolo sia il primo passo di un percorso virtuoso, disegnato di comune accordo con i diversi attori della filiera”.
In particolare, il decreto riconosce l’urgenza di recuperare il potenziale produttivo e competitivo, grazie all’aumento delle quantità prodotte nei prossimi 5 anni. La nostra olivicoltura che, in annate normali, si attesta su 350mila tonnellate, infatti, non riesce a coprire il nostro fabbisogno interno e, a maggior ragione, quello estero, che insieme ammontano complessivamente ad un milione di tonnellate. Le aziende del settore, che in media esportano il 60% dei loro prodotti, sono dunque obbligate a ricorrere alle importazioni che, ogni anno, sono sottoposte a oltre cento mila analisi di controllo.
“Da tempo chiediamo di affrontare il problema del deficit storico di materia prima in Italia”, sottolinea il presidente Zucchi. “Il Piano olivicolo – aggiunge – può essere l’occasione giusta per rendere più competitivo il nostro comparto, che si trova a confrontarsi con una concorrenza estera sempre più aggressiva”.
Nonostante la difficile campagna del 2014, l’export rappresenta il fiore all’occhiello della nostra industria. Lo scorso anno, per sopperire alla scarsità della produzione nazionale, aggravata da problemi ambientali e malattie dell’olivo, si è reso necessario incrementare ulteriormente la quota di import. Tuttavia, grazie all’impegno delle aziende, l’Italia ha mantenuto il suo record storico nelle esportazioni (410.644 tonnellate).
Secondo i dati del Monitoraggio, gli Stati Uniti mantengono il ruolo di maggior acquirente mondiale dei nostri prodotti: 118.176 tonnellate, pari ad una crescita del 5,5%. A seguire, troviamo la Germania, con 43.984 tonnellate (+0,3%), la Francia con 33.462 tonn.(+28,8%), ed il Canada, con 26.214 tonn. (+29,7%). In Asia, le esportazioni sono aumentate del 12%. In particolare, il Giappone ha registrato un incremento di quasi il 6%. Ottime notizie da Taiwan che, dopo la positiva risoluzione di alcune difficoltà con le autorità locali, lo scorso anno ha visto aumentare le vendite del 52%.
“Le difficoltà degli ultimi mesi – afferma il leader di Assitol – ci hanno dimostrato come, per avere un’industria olearia ancora più forte, ci sia bisogno di un’olivicoltura forte. E’ su questo che intendiamo lavorare anche in futuro, valorizzando le diverse componenti della filiera”.
La foto di apertura è di Luigi Caricato
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