Promuovere l’olio in Italia
Vi ricordate, mesi fa, la campagna di promozione istituzionale “Olio Extra Vergine. La sua ricchezza, la nostra fortuna”? Dimenticatela. È stata una iniziativa fallimentare. Una vergogna inaudita. Uno spreco di danaro pubblico senza precedenti. L’iniziativa più mediocre di sempre. Il Ministero delle Politiche agricole si è illuso di poter sensibilizzare i consumatori. Con la solta tiritera: lettura dell’etichetta per conoscere le caratteristiche nutrizionali, le varietà, l’origine, la tracciabilità del prodotto, ma è stata una operazione disastrosa. Vi raccontiamo il perché
Non ci fa piacere scrivere questo articolo, ma nello stesso tempo non possiamo tacere. Per il bene del Paese.
Le foto di apertura parlano chiaro. Notate la tanichetta d’olio?
Non possiamo dirvi se vi sia effettivamente dell’olio extra vergine di oliva, o di altra natura, all’interno. Chissà, tutto è possibile, magari non vi è nemmeno un generico olio di oliva. Non possiamo asserirlo con sicurezza, perché la tanichetta appare così come la vedete: praticamente sprovvista di etichetta. Proprio così. La tanichetta tout court.
Un olio anonimo, senza le indicazioni obbligatorie di legge. Segno evidente, che quando il Ministero agisce istituzionalmente, con sue iniziative, non ha bisogno di seguire le regole. Non c’è motivo, se la campagna di promozione è sull’olio extra vergine di oliva mica possono sorgere dubbi: è senz’altro olio extra vergine di oliva.
Perché stare a sottilizzare sulla presenza o meno di una etichetta?
Ecco cosa è successo. In luglio, a fine mese, quest’anno, ci scrive Anna Chiara Baiocchi, sommelier umbra di Corciano. Lavora in un prestigioso locale, ma non è soltanto una esperta di vini, conosce tutte le materie prime, perché è un dottore agronomo.
Ecco cosa ci aveva raccontato all’epoca, lo scorso 25 luglio.
“Dopo quattro mesi dalla partecipazione al concorso/contest sugli oli extra vergine di oliva di qualità indetto dal Mipaaf, con la promessa, documentata, di una fornitura (seppur mini, ma è pur sempre gradita) di olio di qualità quale riconoscimento e vincita, poco fa è arrivato l’atteso e ormai insperato premio, con qualche scatto fotografico a titolo informativo. Non sfuggirà – ammette la Baiocchi – che non è riportata nessuna indicazione del contenuto né sul contenitore (contravvenendo alla quasi totalità delle norme che vigono a livello internazionale) né sull’imballo.
Trovo che sia surreale – nonostante ci abbia da anni fatto l’abitudine – che i soldi dei contribuenti vadano a eclissarsi nei meandri di progetti e cosiddetti “incubatori di idee” che altro non sono se non porcate organizzate ad hoc per riempirsi le tasche senza sforzo alcuno, alla faccia dei poracciche con le loro tasse ingrassano le già pingui tasche dei parassiti sociali.
Morale: dovevamo liberarci di un fastidioso cigolio sulla porta d’ingresso e la soluzione sono i 5 litri di olio dall’origine incerta… Per quanto mi riguarda, mi piace pensare che sia di ricino”.
La delusione è comprensibile, soprattutto in chi compie egregiamente il proprio lavoro: con professionalità, con passione, con instancabile dedizione.
Ci siamo presi del tempo per capire, anche perché non aveva alcun senso polemizzare. Per quale motivo?
Solo che il tempo passa e almeno c’è da attendersi qualche spiegazione. Si cerca di contattare gli organizzatori, ma senza riuscirci, sembra di relazionarsi con il vuoto.
La campagna di promozione prevende anche uno specifico sito internet: www.extraverginidoliva.it
Si viaggia sicuri, con le istituzioni. C’è, a rassicurarci, il logo del dicastero agricolo.
La campagna di promozione del Mipaaf coinvolge molti nomi illustri del mondo dell’enogastronomia, del giornalismo e della cultura. Così si legge nel sito internet, e sono messi in evidenza i volti perfino di un Bruno Vespa, che non ha bisogno di presentazioni, di una food blogger, Chiara Maci, e di uno chef, Luigi Pomata. Oltre che, tra i testimonial, Antonino Cannavacciuolo.
“Presto – si legge in questo sito web istituzionale – saranno pubblicate qui tutte le loro dichiarazioni, consigli utili e testimonianze. Torna presto e continua seguirci per aiutarci a promuovere il consumo di olio extra vergine di oliva”. Dire che siamo tornati ogni ora di ogni santo giorno non è vero, ma dopo mesi dall’iniziale visita delle pagine del sito non è cambiato nulla, tutto morto. Nessun contenuto aggiunto. Promesse mancate.
C’è stato perfino un tour. Non vi diciamo come sia andato perché non ne abbiamo voglia. Ci basta vedere la tragica realtà di un sito internet che è muto come una tomba. Mai aggiornato.
“Nell’ambito della campagna di comunicazione istituzionale per la promozione e valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva di qualità – si legge nel sito web – il MIPAAF ha promosso due grandi iniziative”. Ovvero: il contest per la migliore ricetta, e il concorso per la migliore carta degli oli.
Il sito internet graficamente è un obbrobrio, tanto per non nascondere la verità. Ma cosa si è concretamente fatto con danaro pubblico per promuovere l’olio extra vergine di oliva?
Intanto, trascorrono le settimane e dopo aver avuto un resoconto dettagliato, lascio passare dei mesi, per cercare di capire, se sia stato un incidente di percorso nell’organizzazione di una campagna promozionale o se sia stata una negligenza assoluta. Propendo oggi per la seconda opzione: una negligenza assoluta.
Intanto, l’agronoma e sommelier Anna Chiara Baiocchi su mia esplicita richiesta mi riporta via posta elettronica, sempre a fine luglio, un resoconto dettagliato in merito a quanto accaduto prima dell’invio della latta di olio che avete potuto contemplare nelle tre foto.
Bisogna andare indietro nel tempo di qualche mese e, più precisamente, ripartire dallo scorso marzo.
Il 26 marzo 2018 è stato organizzato – senza nessun tipo di comunicazione e/o pubblicità a riguardo, tant’è che quasi nessuno sapeva nulla in merito – un convegno a Villa Fabri, storica struttura situata nel centro di Trevi, che è stato definito come uno degli step della campagna di comunicazione ideata, svolta e promossa dal Mipaaf per valorizzare l’olio extra vergine di oliva di qualità.
Il titolo riprende il tema principale della campagna, ovvero “Olio extra vergine. La sua ricchezza. La nostra fortuna”. Il convegno aveva la finalità di favorire l’incontro tra il mondo della produzione e quello della ristorazione, sensibilizzare i consumatori sulla lettura dell’etichetta, la conoscenza delle caratteristiche nutrizionali, la varietà, l’origine e la tracciabilità del prodotto. Col senno di poi già solo queste prime poche righe sarebbero sufficienti a chiudere la questione.
Veniva promossa la creazione di una rete, o meglio cito testualmente un “circuito extra vergine”, dedicato ai ristoratori che avrebbero avuto l’onore e l’onere di installare nei loro locali una vetrofania e di mantenere visibile un gadget costituito da un cofanetto con una bottiglia di olio extra vergine prodotto a Pescara e un bicchiere blu da assaggio, a garanzia della qualità dell’olio o degli oli proposti e utilizzati nei propri esercizi.
Questa partecipazione, a titolo gratuito, avrebbe permesso a tutte le attività aderenti di vedere esposto nel sito www.extraverginidioliva.it il proprio logo e di inviare una propria ricetta che prevedesse l’impiego di olio di qualità, oltre alla propria carta degli oli, per un contest intitolato “La migliore carta degli extravergini” (http://extraverginidoliva.it/contests).
Inutile sottolineare che del contest fossero tutti all’oscuro e che nel sito www.extraverginidioliva.it veniva riportata solo una parte del vademecum per la partecipazione.
Faccio anche presente che il progetto ha previsto testimonial/ambassador d’eccezione, tra cui Antonino Cannavacciuolo e Davide Oldani, affiancati da Chiara Maci, Luigi Pomata e, per quello che vale, Bruno Vespa. Posso solo immaginare che gli siano stati corrisposti onorari non certo di poco conto.
Io sono venuta a sapere di tutto quanto ho finora raccontato da un amico che non solo si è premurato di farmi avere il kit con la vetrofania e il cofanetto, ma mi ha anche consegnato brevi manu il regolamento in copia cartacea (dovrei averli a casa, da qualche parte).
Il 4 aprile ho provveduto, tramite compilazione di un modulo online presente nel sito, a inviare la documentazione contenente sia la ricetta che la carta degli oli.
Il 13 aprile io e altre attività (tra cui la Locanda del Capitano di Giancarlo Polito) abbiamo ricevuto le mail dall’indirizzo info@extraverginidioliva.it che ti riporto di seguito:
“Ciao! La tua ricetta è stata selezionata fra le 20 finaliste che saranno raccolte in un ricettario che sarà diffuso attraverso una rivista di cucina italiana. Ti contatteremo a partire dal 23 aprile per i necessari dettagli. Grazie per aver partecipato al contest!”
“Ciao! Grazie alla tua partecipazione al concorso in oggetto sei fra i 10 vincitori di una fornitura di olio extra vergine di oliva di qualità per un anno. Ti contatteremo a partire dal 23 aprile per i necessari dettagli. Grazie per aver partecipato al contest!”.
Da lì, mi sembra superfluo dirlo, silenzio assoluto fino al 3 luglio, quando, all’improvviso e quasi insperatamente, arriva un altro messaggio dallo stesso indirizzo:
“Ciao Anna Laura, facciamo seguito alla mail che ti abbiamo inviato qualche settimana fa perché avremmo bisogno di un indirizzo al quale far recapitare il premio che hai vinto ossia una fornitura di olio extra vergine d’oliva di qualità per un anno. Grazie e buona giornata”.
Bypasso l’errore nel digitare il mio nome, seppure a denti stretti!, e rispondo alla mail reinoltrando l’indirizzo che era già stato molto precisamente inserito nel form che avevo inviato quasi 3 mesi prima.
E siamo arrivati finalmente a quando (il 25 luglio 2018) un corriere ci ha consegnato qui al locale un pacco su cui era apposta un’etichetta che riportava come mittente “Blu citizen s.r.l., Francavilla a Mare (CH)” e nessun’altra informazione. All’interno della scatola di cartone c’erano solo polistirolo e la latta “pietra dello scandalo”, priva di qualsiasi informazione prevista da legge e facoltativa, compresa l’indicazione del contenuto. A corredo nemmeno uno straccio di foglio di carta che motivasse l’invio o desse qualche spiegazione.
Sto pensando, a mente fredda, di sottoporre tutta questa miserevole vicenda anche alla Repressione Frodi, oltre che scrivere, a mente ancora più fredda, all’indirizzo con cui mi sono finora interfacciata per provare ad avere delucidazioni e comprendere la ragione dell’operato, laddove ce ne fosse una diversa da quella fraudolenta e truffaldina che vedo con chiarezza.
Mi scuso per il poema che ho scritto e ti ringrazio per la collaborazione e, qualora avessi bisogno di altre informazioni, non esitare a contattarmi, sarò ben felice di contribuire e, come me, tanti altri ristoratori e produttori che si sentono presi in giro e feriti da un sistema degradato e degradante.
Fin qui il resoconto. Da allora non è cambiato nulla, salvo il fatto che il giorno mercoledi 24 ottobre 2018 alle ore 10.03 arriva una mail senza contenuto, salvo l’oggetto. Tutti corrono in edicola per acquistare la rivista con l’opuscolo contenente la ricetta, ma nulla: proprio nulla, ma almeno avessero scritto qualcosa in quella dannata mail, un buon giorno buona sera, niente di niente. È il Paese Italia, sono le Istituzioni che quando decidono di buttare via il danaro della collettività lo fanno proprio bene, con stile.
Non ho altro da aggiungere. Mi sento però offeso, umiliato e anche sconfitto: sono decenni che promuovo una sana cultura dell’olio con le mie sole forze e per tutto ciò che faccio ho guadagnato tanti nemici, come ora, denunciando questa desolante operazione istituzionale, vergognosa, squallida, indegna, e riconosco di non vivere in un Paese serio, e a volte mi chiedo perché continui – da idiota – a vivere in questa squallida nazione in cui accadono queste squallide e vituperevoli vicende. Provo una sensazione di schifo assoluto. Come si fa a credere nelle istituzioni?
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