Terra Nuda

Questione di stime

Punti di vista. Ecco a cosa dovrebbero servire le stime produttive: a prepararsi con serietà al mercato senza inutili allarmismi e senza autocelebrative lodi di produzioni che non esistono Cosa accade quando un’agronoma interviene andando al di là degli aspetti propriamente tecnici? Non manca certo la vis polemica, nè i "nemici" da combattere

Angela Canale

Questione di stime

Una scatenata Angela Canale, agronoma, interviene in merito alle stime produttive degli oli che verranno nel corso dell’olivagione 2014, prossima ventura. Lo fa con una vis polemica piuttosto accesa, che le consente di individuare nel contempo anche dei “nemici”. Ma – ci chiediamo, e vi chiediamo – esistono davvero dei “nemiici” con i quali combattere? O dobbiamo solo crearceli perché è una figata averli? (Luigi Caricato)

Se dopo la notte sorge sempre il sole non è detto che dopo la fioritura arrivi sempre il frutto! Tra tutte le condizioni che dovrebbero essere ideali a favorire questo momento spesso qualcuna si mette di traverso. Temperature, vento, pioggia, disponibilità di acqua nel terreno, elementi nutritivi, senza avvisare decidono questa trasformazione.

Ce la mettiamo tutta con le pratiche colturali adeguate anche se, a volte, ci sentiamo dire dal vicino: io non gli faccio niente! E immancabilmente lui ha le piante cariche di frutti e noi, belle e rigogliose, ma con pochissime drupe. Sarà proprio come si dice per i figli? Più gliene fai e più si comportano male! Penso proprio di no.

Se si può sbagliare una concimazione azotata verso l’eccesso, spingendo la pianta a vegetare più che a fruttificare, poco si può fare sull’andamento climatico, che anche se a volte si hanno variazioni di pochi gradi, queste possono determinare soprattutto devitalizzazione del polline. E già, perche è proprio questo l’elemento più esposto. L’ovario se ne sta protetto nel fiore ed è il polline che trasportato dal vento deve combattere contro gli agenti atmosferici.

La temperatura è un’arma che diventa necessaria quando la pianta deve differenziare gemme a fiore perchè è proprio lo stress a mandare il messaggio della procreazione. Quando si avverte il pericolo della morte la natura ha dotato tutti gli esseri viventi a dare continuità a se stessi producendo il seme, per dare la sicurezza di far vivere la specie. E allora, dopo le giuste ore di freddo invernale, meravigliose mignole saranno pronte a dare i semi che protetti dalla polpa ricca di olio daranno sicurezza alla pianta che l’olivo non finirà mai, così come succede a tutte le altre piante.

E’ dopo l’allegagione che i piccoli frutti cominciano la loro avventura. A una prima moltiplicazione cellulare, segue una distensione cellulare, dove l’olio comincia ad accumularsi. È proprio l’olio che la rende ghiotta agli uccelli, che cibandosene, con azioni enzimatiche che attaccano il legno del nocciolo, rendono il seme germinabile. Non abbiatene a male, ma la natura aveva previsto per tutte le specie la loro continuità nel tempo senza l’intervento dell’uomo.

Quando si parla di una nazione in cui l’olivicoltura è distribuita in un territorio dal clima omogeneo non è difficile dare cifre di previsioni di produzione. Questo si complica per territori come l’Italia, dove differenti microclimi, diverse altitudini e vicinanze alle coste piuttosto che alle montagne, determinano situazioni climatiche molto varie. Ma, così – un po’ come succede per l’uva – guai a dire che non c’è prodotto, o che la stagione non sia particolarmente favorevole.

Le previsioni le possono dare solo i noti istituti di statistica e le associazioni che si fregiano di avere in mano il “verbo”. Quando sentiamo dire ” tizio dice che…”, a capo chino accettiamo le sentenze, anche quelle sui consumi dei panettoni piuttosto che dei pandori.

Mi aspetterei invece che enti certificatori di Dop e Igp, usando magari semplici preparati tecnici, abituati a fare stime per le assicurazioni, fossero già all’opera per dare l’idea, ai Consorzi di tutela, di quale sarà la produzione da tutelare quest’anno. I prezzi di mercato delle olive potrebbero forse già essere discussi per prepararsi alle trattative, senza aspettare che le borse delle piazze più importanti decidano dietro mandato di multinazionali il prezzo, quasi sempre al ribasso rispetto all’anno precedente.

Ma se dovesse esserci una buona produzione, aspettatevi la visita dell’immancabile “mosca”. E allora gli enti certificatori di agricoltura biologica sono preparati a emettere certificati sin dall’uscita del primo olio?

Una quanto più veritiera stima potrebbe far scattare controlli molto prima, per evitare che residui di antiparassitari aiutino ad aumentare, con il loro “enorme” peso, quella quantita di olio che non potrà mai essere venduta come “olio da agricoltura biologica” ma che invece alimenterà le bocche di altri controllori che controllano i prodotti già “certificati”.

Ecco a cosa dovrebbero servire le stime: a prepararsi con serietà al mercato senza inutili allarmismi e senza autocelebrative lodi di prodotti che non esistono. Regioni molto produttive vantano quei primati che se non trovassero sbocco in altre regioni dovrebbero diventare i primi produttori di saponette e regioni dai nomi famosi in tutto il mondo, più del nome Italia, dovrebbero trasformarsi nei più grandi consumatori di burro, se la verità assoluta venisse fuori, almeno in particolari annate, volendo rispettare il km zero delle olive prima e dell’olio dopo.

Ma forse certe ottimiste previsioni servono soltanto a livello locale a chi vuole rimanere nelle grazie dei produttori, e non avendo altri mezzi rilascia interviste annunciando buone produzioni di grande qualità, senza mai essersi avvicinato nemmeno a un olivo, ma soltanto dopo aver fatto qualche telefonata a olivicoltori compiacenti.

Se vogliamo essere i più bravi, bisogna avere il coraggio di giocare a carte scoperte, anzichè preoccuparci degli oli raffinati dall’industria chimica, di sansa o di lampante, che penso faccia poca differenza, visto che per entrambi si usano solventi chimici.

Un attento produttore bio o non, la sansa la restituisce ai terreni, la può dare come mangime agli animali, la può usare come combustibile o darla ai biodigestori. Si trasformerebbe in reddito, non alimenterebbe quelli che noi tutti riteniamo il nemico. Il sansificio, in fondo, in questa storia fa il suo lavoro senza frodi e senza nascondersi, visto che fa semplicemente il suo lavoro: la sansa la ritira e mi risulta spesso gratis dai frantoiani, i quali sono già stati ben pagati per l’estrazione dell’olio, i quali vi fanno anche il favore di liberarvi di questo pseudopeso, per voi ingombrante, ma che potrebbe essere un bene prezioso che dovrebbero ritirare insieme all’olio dal frantoio ma che invece trasformano in un’arma a doppio taglio.

Riusciremo tutti a prenderci le nostre responsabilità o continueremo ad attaccare gli altri pensando di vendere meglio il nostro prodotto?

Se abbiamo accettato di compilare infinite pagine di registri, è così difficile usare i soldi destinati alla promozione dell’olio da parte dei produttori? È un po’ come la sansa e il lampante, vanno sottratti a chi ne sa fare buon uso!

La foto di apertura è di Angela Canale

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia