Si contano i primi danni dovuti alla siccità: urgenti azioni e nuove misure
Solo nel settore agricolo, ad oggi, sono state registrate perdite pari a due miliardi di euro. Nel corso dell’assemblea nazionale dell’Anbi, Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, sono stati presentati oltre duecento progetti immediatamente cantierabili nell’ambito del Piano Laghetti. È prevista così la realizzazione di diecimila invasi medio-piccoli in visione di future crisi idriche, per scongiurare il ripetersi della situazione attuale
Nonostante alcuni eventi meteo di questi ultimi giorni, per la verità violenti e distruttivi, continua l’espansione dell’emergenza idrica in quasi tutta l’Italia.
Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.
Uno stravolgimento che pesa sulle coltivazioni, con una siccità che ha causato già danni per oltre tre miliardi nelle campagne ma anche sull’ambiente, dagli incendi triplicati allo scioglimento dei ghiacciai, di cui la tragedia della Marmolada è il più drammatico esempio.
Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà.
Per questo servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana.
Ed ecco che nel corso dell’Assemblea Nazionale dell’Anbi, Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, che ha celebrato il suo Centenario, sono stati presentati 223 progetti definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili, approntati da Anbi e Coldiretti nell’ambito del Piano Laghetti, che punta a realizzare 10.000 invasi medio-piccoli e multifunzionali entro il 2030, in zone collinari e di pianura; i nuovi bacini incrementeranno di oltre il 60% l’attuale capacità complessiva dei 114 serbatoi esistenti e pari a poco più di un miliardo di metri cubi, contribuendo ad aumentare, in maniera significativa, la percentuale dell’11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo.
La realizzazione dei primi 223 laghetti comporterà nuova occupazione stimata in circa 16.300 unità lavorative ed un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili in tutta Italia, nel solco dell’incremento dall’autosufficienza alimentare, indicato come primario obiettivo strategico per il Paese.
Il maggior numero di attuali progetti interessa l’Emilia Romagna, quaranta, seguita da Toscana e Veneto come evidenziato dall’emergenza idrica in atto; per quanto riguarda il Centro Sud è la Calabria a vantare il maggior numero di progetti sul tappeto. L’investimento previsto per questa prima tranche del Piano Laghetti è quantificato in € 3.252.946.916,00.
A corollario degli invasi, perseguendo l’altro e determinante obiettivo strategico dell’autosufficienza energetica, dovranno essere realizzati 337 impianti fotovoltaici galleggianti (potranno occupare fino al 30% della superficie lacustre) e 76 impianti idroelettrici, capaci di produrre complessivamente oltre 7 milioni di megawattora all’anno.
“Quella attuale è la sesta emergenza siccità nei recenti vent’anni e ha già provocato danni per circa due miliardi all’agricoltura –precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, Anbi, – Servono investimenti infrastrutturali ed il Piano Laghetti è una scelta di futuro.”
“L’Italia – aggiunge Ettore Prandini, Presidente Coldiretti – è al terz’ultimo posto in Europa per investimenti nel settore idrico. Serve programmazione per uscire dalla logica dell’emergenza ed un piano di laghetti diffusi e con funzioni anche ambientali è la soluzione all’impossibilità di realizzare grandi invasi come è stato negli anni scorsi per il Sud Italia.”
“Se il Governo ha la reale volontà di realizzare almeno venti grandi interventi infrastrutturali per il settore idrico entro il 2024, non potrà prescindere dalle progettazioni, in avanzato iter procedurale, redatte dai Consorzi di bonifica ed irrigazione. È un parco di soluzioni, che mettiamo a servizio del Paese” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi.
Giudizio molto positivo è stato espresso dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli intervenuto al centenario dell’assemblea Anbi. “Ci siamo confrontati – ha detto – sul tema della siccità e sulle misure da mettere in campo nell’immediato e nel medio-lungo periodo, per evitare il ripetersi di situazioni emergenziali come quelle che stiamo vivendo in questo periodo. E quanto al Piano Laghetti “da ingegnere, prima che da ministro, lo ritengo stupendo”.
Anche la viceministra Teresa Bellanova ha ribadito la necessità, ormai inderogabile, “che affrontare la crisi idrica significa necessariamente dotarsi di una strategia di sistema integrata per l’intero territorio nazionale. Lo spirito in questa situazione è capire in che modo agire bene e rapidamente e della proposta avanzata da Anbi, il Piano Laghetti, la faccio mia”.
In apertura e all’interno, foto di Roberto De Petro
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