Terra Nuda

AgriUmbria 2015 polo delle carni italiane

I bovini da carne soffrono per il calo dei consumi ma gli allevatori tentano nuove strade per reagire

Marcello Ortenzi

La zootecnia di qualità è stata come sempre molto rappresentata e “raccontata” a Agriumbria 2015, la Fiera di Bastia Umbra a fine marzo. La 47° edizione ha ufficializzato la manifestazione umbra come “Polo delle Carni Italiane”, come iniziativa per attivare un piano organico d’interventi finalizzati a favorire linee di selettiva produzione di carne tenuto conto anche degli indirizzi contenuti nella nuova PAC 2014-2020. Il mantenimento degli aiuti accoppiati previsto dalla nuova PAC che lascia agli Stati membri la scelta dei settori cui riservare tale regime, è un’opportunità per gli allevatori di avere interessanti misure finanziarie per proseguire nella selezione genealogica, nella tecnologia dei sistemi di alimentazione e nella prevenzione sanitaria degli allevamenti: interventi necessari per proseguire nella valorizzazione e nell’affermazione delle carni italiane. Il “Polo delle carni italiane” voluto da Umbriafiere e stato promosso insieme alle organizzazioni degli allevatori di diverse regioni, che poi sono stati negli stand della fiera durante i tre giorni. Il settore sembra reagire bene alla crisi economica e alla caduta nelle vendite nazionali. La fase di recessione degli acquisti di prodotti alimentari ha portato una caduta drastica dei tagli di pregio delle carni bovine in parte sostituite da carni “primo prezzo”, da macinati e hamburger. L’Istat segnalava con dati del 2013 una caduta produttiva nazionale per i bovini del 20%. Nel 2014 le cose sono andate meglio ma sempre con situazioni di scarse vendite. Il saldo commerciale estero, invece, di + 5,3% dovuto soprattutto dall’aumento dell’export (+8,8%).Questa situazione di sofferenza della zootecnica da carne penalizza l’approvvigionamento della produzione nazionale, quindi penalizza un prodotto di ampia garanzia salutistica e di qualità grazie alle certificazioni di tracciabilità ormai divenute patrimonio del sistema zootecnico italiano. Un’indagine Ismea recente evidenziava alcuni motivi per cui gli italiani hanno diminuito il consumo di alimenti e di carne bovine specialmente:

• Gli italiani oggi sono alla ricerca di un nuovo equilibrio, consapevoli che hanno meno denaro, meno fiducia e sicurezze ma più preoccupazioni, più tecnologia.
• Gli italiani trascorrono più tempo in casa, sfruttando al meglio le occasioni d’intrattenimento offerte dai new media.
• Il binomio cucina-salute assume un peso crescente tra le donne.
• La tecnologia è l’elemento vincente rispetto a tre anni fa, negli interessi degli uomini.

• Gli italiani sono sempre più smart e digital e la connettività mobile rivoluziona la vita quotidiana.

• La Gdo polarizza il 75% degli acquisti, ma in contrazione superiore al canale tradizionale (macellerie.)
• Discount, in forte crescita (sia naturale che elaborato.)

La scelta nazionale relativa agli aiuti accoppiati per la produzione di carne bovina cerca di venire incontro ai produttori per riequilibrare il comparto. La misura 2.1 si rivolge alle vacche nutrici iscritte ai Libri genealogici e al Registro anagrafico che hanno partorito e i cui vitelli sono registrati entro i termini previsti dalla regolamentazione nazionale e comunitaria. Plafond destinato alla misura 40,5 milioni di euro e entità dell’aiuto stimato 202 euro/capo.
E’ previsto poi un importo aggiuntivo, non superiore al 20% del premio di base che può essere concesso con l’obiettivo di attuare appositi piani selettivi o di gestione della razza. Per il biennio 2015-2016, tale importo è finalizzato all’adesione a un piano di risanamento dal virus responsabile della Rinotracheite Infettiva del Bovino (IBR) per le razze Chianina, Marchigiana, Maremmana, Romagnola e Podolica anche al fine di gestire correttamente la biodiversità di tali razze.
La misura 2.2 è per i bovini di età compresa tra i 12 e i 24 mesi al momento della macellazione, allevati presso le aziende dei richiedenti per un periodo non inferiore a sei mesi prima della macellazione. Plafond destinato alla misura 66,4 milioni di euro e entità dell’aiuto previsto e stimato 45/49 euro a capo.
Importi aggiuntivi:
1. Importo unitario aggiuntivo per i capi allevati per almeno 12 mesi nelle aziende dei richiedenti o aderenti a Sistema di qualità nazionale o regionale o a sistemi di etichettatura facoltativi riconosciuti (30%) .
2. Importo aggiuntivo per capi “valorizzati” certificati come IGP (50%) .
Gli importi aggiuntivi non sono cumulabili.

Gli allevatori italiani però non credono molto a questi aiuti e chiedono che siano attuate le azioni progettate dagli allevatori e condivise dalla filiera entro il 2014. La proposta degli allevatori di istituire un marchio di qualità per identificare la carne 100% Made in Italy che tuteli il cliente finale e rilanci i consumi. Il “Sigillo Italiano” di cui si chiede al Ministero la registrazione identificherebbe i bovini allevati secondo un disciplinare riconosciuto dal Sistema di Qualità nazionale Zootecnia. Il finanziamento dell’iniziativa potrebbe arrivare dagli stessi attori della filiera grazie al riconoscimento dell’interprofessione della carne bovina. La realizzazione di questo progetto necessita che tutto il settore legato all’allevamento – produzione, trasformazione e distribuzione – decida di fare squadra. A Eurocarne di Verona si parlerà ancora dell’argomento. Un aiuto ulteriore al progetto Sigillo Italiano nel campo della tracciabilità e della chiarezza nelle comunicazioni sul prodotto potrebbe arrivare anche dal moderno packaging, che aiuterebbe la vendita nella GDO per dare un elevato livello di sicurezza alimentare e comunicazione, sia per il consumatore che per l’industria.

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