Si è affronatto anche il caso Xylella al festival Bergamo Scienza. L’incontro si è tenuto la mattina dell’otto ottobre 2016, con interventi di Roberto Bassi, Giovanni Martelli, Francesco Salamini e Amedeo Santosuosso.
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La moria degli ulivi in Puglia – si elleg nella presentazione del dibattito – è causata dal batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca. L’insorgenza di questa nuova malattia dell’ulivo, pur mettendo a rischio l’intera ulivicoltura mediterranea (in Italia gli ulivi coltivati raggiungono il numero di 200 milioni), non rappresenta un evento del tutto inatteso: negli ultimi 30 anni, infatti, nelle Americhe Xylella è stata l’agente di nuove “emerging diseases” di diverse piante coltivate.
L’evento si tramuta in caso quando una disputa tecnico-scientifica sull’agente eziologico del disseccamento dell’ulivo sfocia
i) in forti contrapposizioni tra gruppi di ricercatori,
ii) in interventi legislativi nazionali e regionali che delineano un piano di azione che contempla anche abbattimenti di piante infette e di quelle contigue,
iii) in interventi della Procura di Lecce che coinvolgono le responsabilità di funzionari nazionali e regionali, nonché di ricercatori, interventi seguiti da
iv) sequestro e recentemente dissequestro degli ulivi da abbattere come previsto da normative europee in materia di patogeni da quarantena.
La malattia da Xylella minaccia ora di far scomparire i 6 milioni di ulivi monumentali pugliesi.
La stessa si propone anche all’attenzione dei media come caso di interazione scienza-società dove il ruolo della scienza viene messo in discussione da interventi politici, della magistratura e da Organizzazioni ambientaliste e dei produttori.
Prescindendo dai dati sperimentali, gli interventi interferiscono significativamente con la possibilità di mettere in atto le azioni necessarie almeno a contenere l’infezione.
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