Terra Nuda

Il paradosso pugliese dell’olio Igp

Due Comitati promotori per l’olio a Indicazione geografica protetta Puglia. L’incontro di martedi 7 luglio a Bari, nella sede coldirettiana di PugliaOlive, non ha portato ad alcun risultato. E’ un’anomalia tutta italiana. Cosa succederà alla Puglia olearia?

L. C.

Il paradosso pugliese dell’olio Igp

Una precisazione: questo testo è una libera espressione di pensiero riconducibile a Olio Officina Magazine e non riguarda altri soggetti. Le critiche mosse nei confronti di Coldiretti riguardano pertanto una posizione personale di Luigi Caricato, il quale, al corrente della realtà, dopo aver appreso di quanto è accaduto nel corso della riunione del 7 luglio a Bari, esprime totale disaccordo con la linea coldirettiana, ed è tuttavia totalmente solidale con tutti gli iscritti di Coldiretti, augurando loro una classe dirigente più democratica e rispettosa.

Che cosa succede in Puglia, ora, dopo che la lodevole iniziativa di istituire una Indicazione geografica protetta pensata per valorizzare l’olio di Puglia si parte già con il piede sbagliato? C’è il rischio che si banalizzi uno strumento importante come l’attestazione di origine a marchio Igp? Pare proprio di sì, per volontà di Coldiretti, tesa a colonizzare il mondo agricolo e a imporre il proprio strapotere, senza mai cercare di dialogare. Noi rappresentiamo gli agricoltori, ha detto irritato Pantaleo Piccinno, presidente di Coldiretti Lecce, e artefice di una situazione più che paradossale, per molti versi perfino grottesca. Non c’è da stupirsi. Coldiretti è un’anima divoratrice di idee altrui, e l’unico scopo è acquisire spazi.

Martedi 7 luglio la riunione che si è svolta Bari nel palazzo coldirettiano, non in territorio neutrale, non ha portato risultati concreti, è stato soltanto un incontro interlocutorio. Il grande problema che si è venuto a creare sembra non avere soluzione. Per ora infatti restano attivi due Comitati promotori dell’olio extra vergine di oliva Igp Puglia. Una situazione incresciosa, ma che fotografa almeno tre decenni di assurda politica accentratrice da parte di Coldiretti.

Il primo Comitato promotore, quello originario e storico, di cui vi è ampia traccia documentale, è guidato dall’esperto internazionale di marketing degli oli di oliva, Massimo Occhinegro, e raccoglie direttamente chi ha a che fare a vario titolo con il prodotto olive da olio e con l’olio che se ne estrae. Il primo Comitato è anche quello di chi in sostanza ha avuto il coraggio e la buona idea di proporre e puntare a un’unica attestazione di orgine regionale, proprio allo scopo di valorizzare al meglio gli oli da olive pugliesi, con riscontri di mercato che siano reali, e che portino a una giusta remunerazione per tutti.

Occhinegro si era mosso sin dal lontano 2003, ottenendo il plauso dell’allora assessore all’agricoltra della regione Nicola Marmo. Se ne era scritto ampiamente, soprattutto sui giornali di settore, ma poi non si fece nulla. Il grande rilancio è poi avenuto negli ultimi mesi, soprattutto dopo che le cinque Dop dell’olio pugliese non hanno raccolto i consensi auspicati, pur dopo tanti anni dalla loro istituzione.

Eppure, nonostante ciò, quelli del secondo Comitato – che vede in Coldiretti l’unica regia, a parte altre organizzazioni che vi fanno parte solo per saggiare le vere intenzioni, almeno così sembra – pensano di avere tutto in pugno. La situazione è sotto controllo: si chiama Fabrizio De Castro e questo, intravendendo opportunità da sommare ad altre opportunità non si tira certo indietro. Alla riunione ha preso parte anche il mondo dell’accademia. Coldiretti ha messo in campo infatti il proprio professore di riferimento, l’umbro Maurizio Servili. Sarebbe dunque lui a decidere cosa è bene e cosa non è bene fare per giungere a un olio pugliese da marchiare Igp.

Il primo Comitato, quello messo in piedi nel lontano 2003 da Massimo Occhinegro, punta a valorizzare gli accademici pugliesi, perché le risorse locali devono pur essere valorizzate, oltre poi al fatto che i docenti delle università pugliesi conoscono tra l’altro il territorio in cui vivono e operano.

Il comparto pugliese – per chi non lo sapesse – è il più importante d’Italia, e quest’anno ha rappresentato oltretutto ben il 60% dell’olio prodotto in Italia. Tale importante risorsa deve però essere gestita diversamente, apportando ricchezza all’interno della regione, non consegnandola, come è sempre avvenuto, nelle mani di operatori di altre regioni. L’unica soluzione per uscire da uno stato di impasse, è pensare a un marchio unico, che unisca anziché dividere le produzioni olearie, mettendo in luce tutti gli areali produttivi, senza privilegiare alcune province rispetto ad altre, ma esaltandole invece tutte assieme.

La differenza tra i due Comitati si estrinseca anche in un altro aspetto. Quello creato da Coldiretti si impone come atto di imperio e intende mettere in ginocchio il sud della Puglia, cercando di puntare a una Igp baricentrica, comq wualcuno ha sostenuto, fondata sulla cultivar Coratina, anche per soddisfare l’aspirazione al maggior numero di polifenoli cui punta Servili. Si pensa per certi versi a una super Dop, mentre il Comitato originario, il primo, quello che ha realmente voluto puntare sull’Igp come casa comune di tutte le province pugliesi, punta a a una Igp che non metta in ombra le Dop, ma, al contrario, che le esalti.

Il primo Comitato, guidato da Occhinegro, ha dato l’impulso da cui è partito tutto, e si sta muovendo senza fretta, anche perché il lavoro deve essere svolto bene, onde evitare quanto è accaduto con alcune Dop pugliesi che in diversi casi non sono nemmeno riuscite a certificare la propria materia prima, in quanto non conformi a quanto richiesto dal disciplinare. E’ il caso per esempio della Dop Terre Tarentine, nata male in partenza.

L’impegno, da parte del primo Comitato. è di evitare errori fatali, come è appunto accaduto finora con le Dop. Per questo il lavoro della stesura e ideazione del disciplinare di produzione sta avvenendo con i tempi necessari per avere il miglior disciplinare possibile, il più ampiamente condiviso e rappresentativo di tutta la produzione pugliese e non di una sola parte di essa.

Il secondo Comitato, costituitosi di recente, è coordinato da Pantaleo Piccinno, presidente di Coldiretti Lecce, ed è gestisto dalla nota organizzazione di categoria, diventando così l’espressione di un gruppo sindacale e politico, e non più la diretta espressione di chi vive e opera concretamente sul fronte dell’olio.

L’incontro chiarificatore di martedi 7 luglio è stato, come abbiamo evidenziato, un incontro segnatamente interlocutorio, giusto per stancare i componenti del primo Comitato e farli desistere. La presenza di Coldiretti agisce sul piano psicologico, facendo valere il proprio predominio, forte degli appoggi istituzionali dovuti alle forti e insistenti pressioni politiche che è in grado di esercitare.

Sarà una Igp di difficile estrinsecazione, quella dell’olio di Puglia, visto che le idee di Coldiretti non sono poi così chiare. Su questioni strettamente legate al disciplinare, si sono subito resi conto che la bozza presentata è piuttosto debole, giacché formulata in fretta e furia, pur di imporsi all’attenzione.

Insomma, questo paradosso pugliese fotografa l’inquietante scenario in cui si sta perdendo una regione ricca di risorse poco valorizzate, gestite senza un serio coordinamento, proprio per mancanza di persone capaci. Ecco dunque la necessità, per contro, di realizzare una Igp che parta dal basso, ascoltando le esigenze dei produttori reali. Occorre superare il mal costume di far valere la forza dei numeri portati in dote senza che vi sia stato un coivolgimento che prenda in considerazione le esigenze di ciascun agricoltore rappresentato.

C’è da augurarsi un passo indietro del secondo Comitato, con la rinuncia di Pantaleo Piccinno al ruolo che si è ricucito. Piccono che poi è stato, qualche anno fa, il teorizzatore, tanto per farci un’idea, dell’ipotesi, per fortuna naufragata, di mettere in piedi una fantomatica centrale elettrica a partire dall’utilizzo dell’olio di oliva pugliese prodotto nel suo Salento.

E’ evidente che un personaggio che ha simili obiettivi non sia certo all’altezza di puntare a un traguardo prestigioso qaul è l’Igp. Sicuramente Piccino può essere la persona adatta per lavorare al fianco del primo Comitato, mettendo in evidenza le sue doti, tipicamente coldirettiane, di agire sulla politica e produrre risultati non tanto sul piano dei contenuti, quanto invece su quello, pur molto importante e decisivo, delle relazioni con i potenti, visto oltretutto che quest’ultimi sono molto inclini a soddisfare ogni richiesta di Coldiretti, accogliendola a scatala chiusa.

C’è da augurarsi che le forze di tutti i soggetti che credono nella Igp Puglia si uniscano e diano presto dei buoni frutti, senza dunque dover cedere a inutili contrapposizioni.

Meno politica e più sostanza, è questo l’auspicio di chi vive oggi quotidianamente il comparto olivicolo e oleario da protagonista e non vuole certo rinunciare al futuro.

La foto di apertura è di WHS

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