Terra Nuda

L’Italia è questa

Non siamo un Paese per giovani agricoltori. La denuncia di Alessia Farina, di "Agricoltura in rivoluzione", è allarmante. Come si può essere competitivi in un Paese in cui il carico burocrativo grava in maniera esagerata? A che serve mantenere un apparato che contribusce solo ad affossare ogni ipotesi di speranza?

Olio Officina

L’Italia è questa

Nulla di nuovo sotto il sole. L’immagine che emerge di un paese in declino è davvero allarmante, ma ci abbiamo fatto il callo. Ci sono Istituzioni inadeguate, pronte a succhiare il sangue alle imprese e ai cittadini. Spiace dirlo, ma pur con tutta la buona volontà siamo ben lontani dall’essere soddisfatti di un Paese che sa andando alla deriva. E’ la burocrazia a uccidere ogni izniiativa. Ecco quanto scrive sul seguitissimo gruppo facebook “Agricoltura in rivoluzione” Alessia Farina.

“Un giovane amico – scrive la Farina – decide di rilevare l’azienda agricola di famiglia e, invogliato dalla tanta pubblicità, partecipa al bando del PSR per i giovani agricoltori. Prende il terreno in affitto e spende 600 euro per la sola presentazione della domanda. Ha bisogno di una rimessa per le macchine e con un PMAA presenta un progetto per un capannone di circa 300 mq, il preventivo dei lavori edili è di circa 70 mila euro. Ebbene, il progetto, l’atto unilaterale d’obbligo, il piano per la sicurezza nel cantiere ecc, gli costano 28.500 euro! Mancano nel conto la parcella del geologo e quella del notaio. Insomma la parte burocratica gli costa più del 42% del prezzo per la costruzione del fabbricato. Come farà questo povero ragazzo – si chiede desolata Alessia Farina – a essere competitivo, qualsiasi cosa esso produca, con i suoi coetanei stranieri? Oltre al progetto, quali di quei costi sono realmente necessari e quali servono solo a mantenere posti di lavoro completamente inutili al PIL del nostro paese?”

Spiace dirlo, ma l’Italia è questa. Si può essere propositivi quanto si vuole, bagnati dalla luce dell’ottimismo, ma ci si scontra con la dura realtà.

Serve qualche altro esempio? Lo fornisce sempre Alessia Farina, il cui gruppo facebook offre sempre spunti preziosi: “Conosco un sacco di gente che ha intenzione di impiantare ulivi ma non riesce a farlo per via dei vincoli burocratici, senza contare l’enorme massa di burocrazia che attanaglia tutte le fasi della produzione e della vendita dell’olio. Insomma il problema è enorme ma nella maggior parte dei casi, la colpa del produttore è principalmente quella di non ribellarsi a questo sistema. Come è possibile – ci racconta Alessia Farina – intraprendere investimenti innovativi che il momento richiederebbe se non vi è un Paese diverso?”

Ecco: ribellarsi, è così diventato impossibile oggi, che tutti si ripiegano su se stessi, certi che non serva a nulla nemmeno ribellarsi, perché l’Italia è un Paese malato che non vuole guarire: manca un gruppo dirigente, al cui posto è subentrato un gruppo digerente.

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