Terra Nuda

La forma della terra

Gianfranco Tuoro è riuscito a fare l’olio come voleva. Solo che ora ne farà un po’ di più, ma non troppo di più. Ha appena allargato il suo uliveto, avendo aggiunto più aria e altre cinquanta piante. Il suo podere, a due passi dal mare e da Selinunte, immane rovina di bellezza, ha assunto la forma di un quadrato

Nicola Dal Falco

La forma della terra

Chi possiede un po’ di terra da coltivare o da ammirare, fosse anche un giardinetto, sa cosa vuol dire aggiungerne un pezzo. Desiderarlo ed essere riusciti nell’intento, ti fa respirare meglio. È una sensazione fisica come se avessi più aria a disposizione, come se l’aria non circolasse, ma si fermasse un passo dentro ai nuovi confini.
Prima ancora di sapere cosa ne farai e quanto ti frutterà, godi di una strana ricchezza.

Presto l’acquisto si tradurrà in fatica, chiederà più o meno cure, ma per il momento è come se il nuovo spazio si trasformasse in qualcosa di più impalpabile. Nell’occhio che lo contempla, magari ancora sulla mappa catastale, anziché i metri quadrati o gli ettari, affiora il tempo. Una porzione del tuo tempo, ma soprattutto il tempo che appartiene a quel pezzo di terra, comprese radici, piante, insetti, animali, muretti, attrezzi, persone per non parlare del cielo sopra, della notte, quando farà bello e quando pioverà.
Questo mi è venuto in mente quando Gianfranco Tuoro mi ha raccontato di aver allargato il suo uliveto, di averci aggiunto più aria e altre cinquanta piante.

Il quadrato

Stavo già meglio, io seduto a Lucca alla scrivania, mentre lui mi diceva la novità. Poi ho addirittura provato un’innocente invidia, quando ha sottolineato che in questo modo il suo podere, a due passi dal mare e da Selinunte, immane rovina di bellezza, aveva assunto la forma di un quadrato.

Caspita, un quadrato d’aria!, che è anche simbolo geometrico della terra madre e dei quattro elementi naturali.
Gianfranco è riuscito a fare l’olio come voleva, ora ne farà un po’ di più, ma non troppo di più.
Intanto, può mettersi sul petto la medaglia d’oro del Domina International Olive Oil Contest che si è svolto a Palermo dal 13 al 17 maggio, tra i cinque concorsi internazionali più importanti al mondo e il primo a tenersi in Italia.

Al suo olio, Sciavuru d’Aliva, gli è stato anche riconosciuto il titolo di olio slow nella Guida agli Extravergini di Slow Food 2016. Quest’anno, sono solo nove in Sicilia e trentatré in tutta Italia.
È inoltre presente sulla guida Terre d’olio di Fausto Borella, sulla guida internazionale Flos Olei di Marco Oreggia e sul Catalogo degli oli mono varietali di Assam, curato da Barbara Alfei e pubblicato sulla rivista Olivo&Olio.
Ora che gli ulivi sono aumentati e sono diventati seicento, forse è giusto ricordare i migliori clienti di Sciavuru d’Aliva, ideali “braccianti” di questo quadrato d’aria.

C’è Tano Simonato del ristorante milanese Tano passami l’olio, gli importatori austriaci, Domenico Pugliese e Brigitte Schmiduber, il ristorante Duomo di Ciccio Sultano, la Salumeria Roscioli di Roma, il resort pavese Prime alture, l’Enoteca Guanella di Bormio così come la Trattoria Cantù di Olginate e l’Osteria La Crocina di Montalcino.
«Senza dimenticare – aggiunge Gianfranco – Martin Vitaloni, cuoco ed ex compagno di classe, di mille risate e pensieri».

Sciavuru d’Aliva
Via Beati Morti, 32
91022 Castelvetrano (TP)
cell. 328.8713101
info@sciavurudaliva.it

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