Terra Nuda

La scomparsa di Ágnes Heller nel ricordo di Alfonso Pascale

La filosofa ungherese, allieva di Lukács, in un suo celebre libro aveva indicato un ribaltamento del rapporto tra teoria e prassi quale uno dei problemi da risolvere per promuovere l'innovazione

Alfonso Pascale

La scomparsa di Ágnes Heller nel ricordo di Alfonso Pascale

Ágnes Heller è morta ieri a Balatonalmádi, una cittadina nell’Ungheria nord-occidentale affacciata sul lago Balaton. Aveva 90 anni e si trovava lì in vacanza. È stata la principale esponente della cosiddetta “Scuola di Budapest”, una corrente filosofica del marxismo nata negli anni Sessanta.

Qualche mese fa Castelvecchi ha tradotto uno dei suoi ultimi lavori: Orbanismo, il caso dell’Ungheria: dalla democrazia liberale alla tirannia. Un testo da leggere attentamente perché dimostra, sulla scia di Hannah Arendt, che liberazione (in questo caso dal dominio sovietico) non significa ancora libertà. Heller racconta l’ascesa di Viktor Orbán e i due cambiamenti di sistema da lui gestiti: il primo, dalla dittatura alla democrazia liberale; il secondo, dalla democrazia liberale alla tirannia. Solo istituzioni europee più intensamente legittimate sul piano democratico potranno fronteggiare questi fenomeni involutivi. Ma nel dibattito pubblico tale questione appare del tutto sottovalutata.

Imparai a conoscere Ágnes Heller quando, a metà anni Settanta, Feltrinelli pubblicò La teoria dei bisogni in Marx. Un libro sorprendente per quei tempi che ha indicato la strada di lavorare su nuovi bisogni sociali e nuove forme di vita per sottrarci dal dominio dei meri bisogni quantitativi. Molte iniziative sono nate sull’onda di quella consapevolezza. Alcune fallimentari. Altre meno. Ma la ricerca di forme comunitarie moderne, basate sulla libera scelta personale e sulla reciprocità delle relazioni tra i singoli, è continuata in diversi ambiti. E dalle pratiche che si sono sperimentate si sono tratte indicazioni e spunti per nuove idee. Un ribaltamento del rapporto tra teoria e prassi che Heller aveva indicato come uno dei problemi da risolvere per promuovere l’innovazione.

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