Terra Nuda

Spagna, Catalogna

Una situazione che sta rovinosamente precipitando, ci spinge a riflettere su quanto di drammatico sta accadendo. Tutto nasce da una crisi culturale e di civiltà. Non è possibile evitare il dialogo. Nella transizione da una civiltà a un'altra di cui non si percepisce il senso, la convivenza delle culture non è una opzione, ma una necessità storica

Alfonso Pascale

Spagna, Catalogna

La Spagna e la Catalogna non possono evitare il dialogo
La crisi che stiamo vivendo è una crisi di cultura: una travagliata crisi di civiltà. Una drammatica transizione da una civiltà ad un’altra di cui non percepiamo il senso. Dipendono da questo la condizione d’incertezza, lo smarrimento, il silenzio. E allora conviene soffermarci sull’idea di cultura.

La cultura è agricoltura. Perché è seminagione, sedimentazione, cristallizzazione, attesa, ripetizione e istituzionalizzazione di comportamenti, aspettative, risposte e valori. E’ coltivazione di sé, autoaffinamento, che ha bisogno dell’altro da sé. Non c’è coltivazione di sé senza la possibilità di comparare e comunicare per crescere, consolidare la consapevolezza di sé, comunicare con sé e il diverso da sé.

La cultura non è solo abitudine o usanza. E’ risveglio, rispecchiamento e coscienza: la pupilla che vede se stessa nella pupilla dell’altro, il paesaggio che guarda me che lo guardo, la parola che ascolto e ripeto, la lingua che parla in me che la parlo. Parlo, e, mentre parlo, sono nello stesso momento parlato.

Debbo negarmi, nascondermi, marcire, come il seme nel buio del sottosuolo, per crescere e eventualmente fiorire. Ma ho bisogno della terra, del suo umidore, protettivo e insieme luogo del mio disfacimento, ombra di morte apparente e insieme liquido vitale.

Il soggetto non vive in un limbo. Ha un corpo che costituisce la sua residenza, il suo indirizzo specifico. E sta in un luogo ben delimitato con altri soggetti. E se il soggetto ha bisogno dell’altro per crescere, la convivenza delle culture non è una opzione. È una necessità storica. Si lega al dilemma crudele nella sua semplicità: dialogare o perire.

Vivere significa convivere. Interdipendiamo. Non è più possibile vincere. Si può solo convincere. Non si può più dominare. È inevitabile dialogare. Ma il dialogo non è un generico, per quanto generoso, “embrassons-nous”. È, letteralmente, un “trapassarsi”, un corpo a corpo, a volte un duro, anche sgradevole, confronto.

La Spagna e la Catalogna non possono non dialogare. E il loro dialogo, il loro necessario dialogo è qualcosa che riguarda tutti noi. Non si può rimanere indifferenti. Se il mondo si è fatto interdipendente e i verbi “vincere” e “dominare” sono diventati obsoleti, “dialogare o perire” è un dilemma che ormai appartiene alla condizione umana.

In apertura una foto di Luigi Caricato: Olivi spagnoli o catalani?

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