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C’è la piattaforma “Quality sharing” per l’extra vergine

Olio Officina

Un nuovo sistema informatico per dare nuovo slancio competitivo alla filiera dell’olio d’oliva, e cercare di recuperare il valore che si disperde lungo tutta la filiera, c’è bisogno di nuovi strumenti di comunicazione e marketing. A sostenerlo è il Ceq il Consorzio extra vergine di Qualità

L’obiettivo è ridare valore all’olio extra vergine di oliva. Il Ceq, il Consorzio Extravergine di Qualità, partner di primo piano di Olio Officina Food Festival, ha presentato ieri, 27 febbraio, al convegno “Trasparenza e Informazione per una nuova filiera dell’olio d’oliva”, la piattaforma “Quality sharing”, il nuovo sistema informativo sviluppato dal Consorzio che si propone di ridurre le distanze tra gli attori della filiera, favorendo le relazioni e i flussi delle informazioni, dalla produzione al consumo. Il sistema riduce tempi e costi di certificazione, migliora l’efficienza e il livello di “confidence” nella filiera olivicola e introduce il paradigma della “condivisione”. Una sorta di nuvola nel web in cui virtualmente si incontrano gli attori della filiera scambiandosi reciprocamente informazioni, esigenze e necessità produttive e contemporaneamente si sottopongono ad un autocontrollo incrociato certificabile da un organismo terzo.

Quattro per ora le categorie di utenti che utilizzeranno lo stesso strumento per fini diversi: Ceq, produttori, Organismi di controllo e confezionatori. A questi utenti se ne aggiungeranno altri verso valle in Italia e all’estero. A gestire il processo di controllo della qualità e fornire il servizio agli aderenti sarà il Ceq; i produttori potranno pubblicare i dati relativi alla produzione, i confezionatori cercheranno le produzioni compatibili con le proprie esigenze e i distributori potranno supervisionare insieme agli organismi di controllo pubblici e privati.

Per cercare produzioni compatibili con le proprie esigenze, inoltre, i confezionatori avranno a disposizione strumenti di ricerca georeferenziati e, attraverso google map, i risultati delle ricerche saranno mostrati su una mappa geografica interattiva sotto forma di segni grafici

Il sistema vuole essere una proposta da parte del Ceq per mettere insieme i diversi interessi della filiera unendo il comune obiettivo di non disperdere il valore. Il ritardo delle relazioni e della collaborazione tra gli attori del settore olivicolo è stato messo in luce dal presidente del Ceq Elia Fiorillo. “Il settore è frammentato, ha ribadito Fiorillo, facendo appello all’unità del settore, “dobbiamo assolutamente lavorare su un progetto comune di filiera, deponendo le armi per evitare di fare ancora una volta gli interessi dei nostri concorrenti spagnoli”.

Al convegno organizzato dal Ceq sono intervenuti Tiziana Sarnari, analista di mercato dell’Ismea, che ha illustrato la situazione attuale e le prospettive di mercato della filiera olivicola segnalando il ritardo dell’Italia nel cogliere i segnali di crescita di alcuni mercati tradizionali e dei nuovi mercati emergenti, con il risultato di una contrazione progressiva delle nostre quote di mercato all’estero e Massimo Occhinegro, esperto di marketing internazionale, che sulla base di un’analisi di bilancio di 20 aziende olearie a capitale italiano ha dimostrato come la redditività netta sia stata di solo lo 0,82% sul fatturato. Sempre dai dati di bilancio è emerso che il gruppo di aziende hanno conseguito tra il 2010 e il 2011 una crescita complessiva di circa 90 milioni di euro, ma hanno portato a casa un decremento dell’utile netto. Del problema della distribuzione del valore lungo la filiera ha parlato anche Gabriele Canali, professore dei economia dei mercati agroalimentari – Università cattolica del sacro Cuore di Piacenza – soffermandosi sull’importanza, anche alla luce del progetto del Consorzio sull’alta qualità, di mettere a punto una strategia di differenziazione efficace e in grado di intercettare le esigente implicite del consumatore. La collaborazione e la definizione di procedure condivise da parte degli attori può essere la strada, come sta avvenendo in altri settori agroindustriali come il pomodoro da industria, che andrebbero presi a modello.

Il professor Corrado Giacomini, dell’Università degli studi di Parma ha dimostrato invece che le problematiche che affliggono il settore olivicolo sono ben conosciute da tutti, in quanto le stesse da sempre, ma nulla si è fatto in tanti anni per poterle risolvere e superare. Ci vuole un atto di coraggio e uno scatto di orgoglio da parte di una filiera che ha i numeri per competere sui mercati, ma che non riesce a organizzare l’offerta nei modi, nei tempi e nelle forme richieste dal mercato.

Durante l’incontro si è poi svolta una tavola rotonda alla quale ha partecipato anche Emilio Gatto, Direttore generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari del Ministero delle politiche agricole, che ha sottolineato come il sistema dei controlli In Italia sia molto efficace e che, in realtà, le problematiche riscontrate interessino solo una minoranza delle industrie dell’olio. Tuttavia, ha detto Gatto, l’attenzione sui controlli è un’importante strumento di garanzia per i consumatori e per le aziende sane che sono la maggioranza. Dispiace che spesso la comunicazione venga strumentalizzata ai danni dell’immagine del nostro paese.



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