Chimica olearia

Non tutto va bene per gli extra vergini di qualità. C’è il problema degli steroli

Alcuni oli Dop hanno possibilità limitate, o nulle, di miscelare extra vergini di differenti cultivar. Il contenuto minimo di tali composti organici di natura lipidica, utilizzato come parametro di purezza, sta creando non poche difficoltà alle aziende. Anche nelle produzioni di qualità si sta riscontrando un contenuto di steroli totali inferiore al limite di legge (1000 mg/kg). Se ne stanno occupando Ue e Coi, ma con procedure lente e macchinose. Sembrano non rendersi conto dei problemi del mondo reale. La questione è seria, e grave. Cosa si può fare nel frattempo? Intanto la Società Italiana per lo Studio delle Sostanze Grasse ha organizzato, in gennaio, una giornata di studio

Olio Officina


C’è ancora molto da apprendere in materia di chimica olearia, il disappunto del professor Lanfranco Conte

Nonostante tanti corsi di formazione in giro per l’Italia, forse non sempre vi sono docenti sufficientemente preparati? O forse si svolgono troppi corsi e si concedono troppe libertà? O forse non si coinvolgono le professionalità più idonee all’insegnamento. O forse - anzi, senza alcun “forse” - sarebbe il caso di cambiare decisamente passo

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Il palato umano può sostituirsi a un laboratorio?

Un docente di un corso di formazione ha sostenuto che attraverso le analisi di laboratorio non sia possibile distinguere tra un olio extra vergine di oliva e un olio di sansa addizionato con clorofilla. Tale distinzione - è stato detto - può essere riscontrata solo attraverso l’assaggio. Secondo voi, può corrispondere al vero una simile affermazione? I sensi umani, seppure ben addestrati e allenati, possiedono realmente tutta questa capacità percettiva?

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