Autori
Angelo Godini
Già docente ordinario di Arboricoltura all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, con diversi incarichi di prestigio ne corso della sua carriera accademica, è membro di diverse società scientifiche, dall’Accademia italiana della vite e del vino all’Accademia dell’olivo e dell’olio, dalla Società orticola italiana all’International Society for horticultural science, al Groupe de recherches e d’etudes méditerranéen pour le pistachier et l’amandier. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Olio Officina Cultura dell’Olio
Gli articoli di Angelo Godini
Piante tropicali in Puglia?
Negli anni ’80 si prospettò l’ipotesi di coltivare piante alternative al territorio, come annona, babaco, avocado, litci, mango, papaya, passiflora, ma fu un totale fallimento. All’epoca, solo una specie godette di effimero successo, in particolare in provincia di Bari: il babaco, novità frutticola assoluta. A distanza di poco più di trenta anni, l’idea d'introdurre specie tropicali in Puglia fa di nuovo capolino, con il nobile intento di ricostituire l’ambiente devastato dalla Xylella, ma non è la strada da percorrere
La Xylella sale verso nord
A mali estremi, estremi rimedi. Per far fronte al fenomeno, si deve ricorrere a insetticidi con principi attivi di nuova generazione, senza più esitare. Gli olivicoltori del barese e della BAT si sono finalmente svegliati e cominciano a mostrarsi seriamente preoccupati di fronte all’avanzata del batterio. Ormai non è più un segreto che si stia lentamente avvicinando all’area dell’Ogliarola barese e della Coratina. Al momento, ci sono due notizie: una buona e l’altra cattiva
Una ciliegia chiamata Ferrovia
Qualcosa di più che semplici ipotesi. Leggendo quanto ha scritto per noi uno tra i massimi, e più apprezzati, studiosi mondiali di arboricoltura, vi introduciamo in questo breve saggio - alquanto originale, ricco di molti spunti di riflessione e che si legge come un racconto - scritto intorno a una varietà di ciliegia che molti apprezzano, ignorandone tuttavia l'origine
Il mandorlo, ascesa e declino
Oggi l’attuale produzione nazionale di mandorle si aggira intorno a 100 mila ton. di prodotto in guscio e 25-30 mila di prodotto sgusciato. Nonostante il valore della produzione italiana si aggiri tra 125 e 150 milioni di euro, tutto resta confinato tra Sicilia e Puglia. In quest’ultima regione era una coltura di riferimento. Ora il declino è da imputare a una mandorlicoltura che non si è adeguata a criteri moderni
Breve storia dell’olivicoltura
L’Italia è stata vittima di un modo indiscriminato e diseducativo nell’erogare i sussidi. All’epoca, c’era chi si opponeva, ma Bruxelles finì con il mettere sullo stesso piano tutti gli olivicoltori. Una buona spinta verso il progressivo declino è avvenuta con il “disaccoppiamento” e la “condizionalità”. Nel frattempo, il nutrito "esercito dei furbi” ha saputo attingere a piene mani
Xylella e olivo, quale futuro
Perché è tanto pericolosa? Sul batterio si è scritto di tutto e di più, si è dato parola e penna a uomini di scienza, ma anche a ciarlatani, questi più chiassosi e convincenti di quelli. La stampa dirama quasi quotidianamente bollettini di guerra con titoli sempre più allarmanti. Le misure istituzionali adottate sono risultate tutte in qualche modo inadeguate a fermare il dilagare dell’epidemia. Se ne potrà mai uscire?
L’olivicoltura conviene?
Se non si riesce a fare profitti, in olivicoltura è bene che si eviti almeno di avere perdite. Occorre in realtà avere una nuova visione di olivicoltura. Eppure non sempre si accetta il nuovo. Perché, dunque, una così scarsa fiducia nel modello intensivo? Resta il fatto che non è più il tempo di chi pianta oggi affinché figli e nipoti possano raccogliere i frutti domani
Innovare in olivicoltura si può
Anche se c’è una sorta di “malattia” che mette in ginocchio l’olivicoltura italiana, per via degli alti costi e i bassi ricavi, la speranza non è persa. Anche da noi, nonostante le molte resistenze, è possibile cambiare passo e guarire. Per farlo, occorre chiedersi perché altrove costi meno produrre olio. Si prospetta pertanto una sola terapia: o si aumentano i ricavi o si riducono i costi. C’è solo una possibilità per rendere più comptetivo il settore, ma occorre un atto di volontà
La morìa degli olivi in Puglia
Si è avuta conferma scientifica che la varietà Leccino presenta interessanti caratteri di resistenza alla Xylella, ma il fenomeno desta ancora preoccupazione e non è più circoscritto al Salento. Sarà di conseguenza risolutiva soprattutto la lotta al vettore, piuttosto che al batterio, così come fu risolutiva la lotta alla zanzara anofele piuttosto che al plasmodio per liberarci dal flagello della malaria
Alta densità in olivicoltura
C’è una malattia diagnosticata cinquant’anni fa e che affligge tuttora l’olivicoltura tradizionale italiana. Può essere definita con queste nude parole: “bassi ricavi, alti costi”. Nei fatti, succede che la stragrande maggioranza dei nostri tradizionalisti imprenditori olivicoli rifuggono da innovazioni che ritengono essere temerarie e si accontentano di mantenere in vita l’esistente Quindici anni di esperienze raccontate in un breve e documentato saggio, con un accurato e minuzioso resoconto che ci deve far riflettere
Le due Puglie olearie
Non tutti sanno che la regione è divisa a metà. Sono due i modelli agli antipodi, quanto a coltivazione dell’olivo e produzione dell’olio. Al nord vi sono extra vergini per circa l’80%; al sud oli lampanti per una analoga quota. Questa realtà è un dato di fatto. In Italia la produzione di lampante rappresenta ancora il 40% di quella nazionale di oli da olive, ma non è un’esclusiva tutta italiana. E’ un caso che l’areale del lampante coincida con il primo focolaio di Xylella?