1. Regalare non è scegliere un oggetto: è scegliere un significato

Ogni regalo dice qualcosa.
Dice “ti vedo”, “ti penso”, “hai valore”.
E nell’era dei regali standardizzati, vino, dolci, cesti generici, l’olio ha una forza che sorprende: è quotidiano, intimo, necessario.

Non è un lusso da scaffale.
È un lusso da tavola.
E per questo, è un dono che diventa gesto.

Le aziende olearie possono, e dovrebbero, raccontare questa verità: regalare olio è regalare benessere, gusto, cura e identità.

 

2. Perché l’olio è il regalo perfetto (anche se pochi ci pensano)

L’olio è uno dei pochi prodotti che entra nella vita delle persone ogni giorno.
Un vino si finisce in una sera.
Un dolce svanisce in un weekend.
Una bottiglia d’olio, invece, accompagna settimane, forse mesi.

E ogni volta che il destinatario la usa, si attiva una memoria: “questo me l’ha regalato…”

L’olio è:

  • utile
  • intelligente
  • elegante
  • culturale
  • salutare
  • quotidiano
  • identitario

Eppure, è ancora poco percepito come dono.
Questo è il grande spazio di comunicazione che le aziende possono presidiare.

 

3. Educare al dono: come cambiare l’immaginario dei clienti

Il punto non è regalare l’olio, ma insegnare ai clienti a regalarlo.

Le aziende devono diventare guide del gesto, non protagoniste del regalo.

È qui che entra in gioco la comunicazione:

  • raccontare l’olio come simbolo di cura
  • mostrarlo come alternativa di valore al vino (più originale, più utile, più salutare)
  • proporre box eleganti, non “pacchi alimentari”
  • associare l’olio a valori emozionali: famiglia, memoria, convivialità
  • portare il consumatore a dire spontaneamente: “a Natale quest’anno regalo l’olio, non la solita bottiglia di vino.”

Per farlo, servono storie, immagini, rituali, parole che creano desiderio prima ancora che consumo.

 

4. Il dono che dura: perché l’olio crea relazione

Quando un consumatore decide di regalare l’olio, accade qualcosa di profondo:

  • sceglie un prodotto che parla di lui
  • lo collega a un valore positivo (salute, qualità, autenticità)
  • lo condivide con qualcuno importante
  • lo inserisce nella vita quotidiana del destinatario

E questo cambia la percezione dell’olio stesso: non è più un condimento, ma un gesto.

Nella psicologia del marketing, questo fenomeno si chiama “trasferimento valoriale”: il valore del dono si trasferisce al brand che produce il dono.

Ecco perché è strategico: non perché l’azienda regala, ma perché l’azienda fa regalare.

 

5. Il ruolo delle aziende: creare il contesto del dono

Come possono farlo, concretamente?

  • Storytelling del dono: raccontare l’olio come oggetto da regalare, non solo da comprare.
  • Box eleganti: non cesti, ma packaging curati, moderni, “da regalo”.
  • Edizioni speciali: bottiglie che “sembrano già un regalo”.
  • Narrazione stagionale: “quest’anno regala olio, regala cura”.
  • Contenuti che parlano di persone: non dell’azienda, ma dei momenti che il dono crea.
  • Spunti d’uso: “regalo perfetto per…”, con esempi concreti: insegnanti, colleghi, amici food lovers.

L’obiettivo è costruire un immaginario del dono, non una promozione.

 

6. Conclusione: un regalo che non resta sul tavolo, ma nella vita

L’olio è un dono speciale perché non si mette in una credenza: si mette nel piatto.
Genera presenza, memoria, quotidianità.

Regalare olio significa regalare:

  • salute
  • bellezza
  • tradizione
  • gusto
  • attenzione
  • tempo

E le aziende olearie hanno l’occasione,  forse unica,  di guidare le persone a riscoprirlo.

Non devono regalarlo.
Devono raccontare perché regalarlo è un gesto di valore, uno di quelli che non si dimenticano.

In apertura, illustrazione di AbCommunication