Come usare in modo etico e intelligente i dati e gli strumenti digitali per comunicare meglio
L’algoritmo non conosce il profumo dell’olio nuovo né la luce che attraversa una bottiglia verde.
Non capisce il lavoro dietro una raccolta o la storia di un territorio.
Eppure, può diventare un alleato utile per far arrivare quella storia alle persone giuste.
Cosa intendiamo per “algoritmo”
Dietro ogni piattaforma, dai social network ai motori di ricerca, c’è un algoritmo: un sistema che decide a chi mostrare i tuoi contenuti, in base agli interessi e ai comportamenti online delle persone.
Non è magia, né mistero.
È un insieme di regole che premiano la coerenza, la qualità e la costanza.
Capirlo serve per comunicare meglio, non per barare con i numeri.
Dati e automazione: strumenti, non scorciatoie
Usare i dati significa osservare come le persone reagiscono ai tuoi contenuti: quali post coinvolgono di più, quale linguaggio funziona, cosa suscita curiosità.
L’automazione, come le newsletter automatiche o le inserzioni mirate, può aiutare a risparmiare tempo e raggiungere il pubblico giusto.
Ma resta uno strumento.
Non può sostituire la voce autentica del brand.
Comunicare con intelligenza (non artificiale)
L’obiettivo non è “piacere all’algoritmo”, ma usare la tecnologia per parlare meglio alle persone.
I dati aiutano a capire, ma solo chi comunica con passione e coerenza riesce a farsi ricordare.
Un olio non si sceglie per caso: si sceglie perché racconta qualcosa di vero.
E se l’algoritmo può aiutarti a far arrivare quella verità più lontano, allora vale la pena imparare a usarlo con consapevolezza.
In sintesi
L’algoritmo non sa nulla di olio.
Non conosce la differenza tra un fruttato delicato e un intenso, non sa cosa significhi attendere la molitura o riconoscere il profumo dell’erba appena tagliata.
Ma può imparare, se glielo insegni tu.
Può capire a chi far arrivare la tua storia, se la racconti con coerenza.
Può portare i tuoi contenuti davanti a chi cerca autenticità, se usi le parole giuste.
Può amplificare il valore del tuo lavoro, se lo traduci in messaggi chiari, coerenti e visivamente riconoscibili.
L’algoritmo, da solo, non crea legami.
Ma può aprire la strada a una relazione umana vera, quella tra chi produce e chi sceglie, tra chi versa e chi assaggia.
La differenza, come sempre, la fa il tono della voce, non la tecnologia.
E allora sì: l’algoritmo non sa nulla di olio.
Ma può diventare il ponte tra il tuo frantoio e il mondo, tra la tua identità e il suo pubblico.
Perché nel digitale, come nella vita, non vince chi urla più forte.
In apertura, illustrazione di ABCommunication