Nel marketing tradizionale l’etichetta è un contenitore di informazioni: varietà, annata, origine, valori nutrizionali. E nel neurobranding?

Quando un’etichetta non parla “di sé”, ma “di noi”

Nel neurobranding, a differenza del marketing tradizionale, l’etichetta è un attivatore identitario. Non dice soltanto cosa c’è dentro la bottiglia; racconta chi siamo noi mentre scegliamo quell’olio.

I neuroscienziati lo chiamano effetto di appartenenza percepita: il cervello umano prova più fiducia verso ciò che riconosce come allineato ai propri valori, alla propria storia o al proprio gruppo di riferimento. E l'etichetta è il primo luogo in cui questa appartenenza si manifesta.

Il cervello tribale: perché vogliamo sentirci parte di qualcosa

Il nostro cervello è programmato per cercare gruppi, simboli e narrazioni che ci facciano sentire al sicuro.
Non scegliamo solo un prodotto: scegliamo una comunità.

Nel settore dell’olio, dove la tradizione, il territorio e la cultura gastronomica hanno un peso fortissimo, questo meccanismo diventa ancora più potente.
Le ricerche di neuromarketing mostrano che elementi come:

  • riferimenti visivi al territorio,
  • simboli riconoscibili,
  • un tono narrativo coerente,
  • e un’identità grafica stabile nel tempo,

attivano le aree del cervello legate alla fiducia e alla familiarità.
In altre parole: un’etichetta coerente crea un “noi” immediato tra brand e consumatore.

L’olio come portatore di identità culturale

A differenza di molti altri prodotti, l’olio non è mai neutro: evoca famiglia, ritualità, tavola, tradizione, cura.
Per questo, il suo branding dovrebbe fare qualcosa di più raffinato rispetto alla semplice comunicazione commerciale: dare voce a un’appartenenza culturale condivisa.

L’etichetta può farlo in diversi modi:

  • raccontando una storia identitaria chiara (non inventata, ma codificata);
  • mettendo in risalto un valore comune: la cura, la sostenibilità, il sapere artigianale;
  • mostrando un’immagine che chi acquista possa sentire “sua”.

In questo modo, la bottiglia non è un oggetto da comprare, ma un simbolo da condividere.

Il “noi” come scelta strategica nei nuovi mercati

Il consumatore digitale di oggi sceglie un prodotto alimentare, soprattutto un olio,  non solo per il gusto o il prezzo, ma per il suo posizionamento narrativo.

Ecco perché le aziende che investono in un neurobranding dell’appartenenza hanno due vantaggi competitivi:

  1. Memorabilità: il cervello ricorda ciò che lo fa sentire parte di una storia.
  2. Fedeltà emotiva: quando il consumatore percepisce un “noi”, non confronta più solo i prezzi; confronta i valori.

In un mercato saturo, l’appartenenza è l’unico elemento veramente non replicabile.

Etichette che creano comunità: indicazioni pratiche

Un neurobranding dell’appartenenza non si costruisce con dettagli estetici casuali, ma con un progetto coerente.
Ecco alcuni principi fondamentali:

  • Less design, more identity: ridurre il superfluo e rendere protagonista il simbolo narrativo della marca.
  • Codici riconoscibili nel tempo: colori, tipografie e micro-segnali che diventano parte della memoria del consumatore.
  • Narrazione verticale: l’etichetta deve essere coerente con il sito, i social, lo shop online.
  • Valori espliciti: comunicate cosa vi rende unici come comunità, non solo come azienda. 

Il valore dell’appartenenza nell’olio: oltre la bottiglia

Quando una bottiglia d’olio comunica un “noi”, porta con sé molto più di un prodotto:

  • porta una cultura;
  • porta una storia territoriale;
  • porta un modo di stare a tavola;
  • porta un’identità condivisa.

E questa identità,  quando è autentica,  diventa un asset di enorme valore, capace di generare preferenza, relazione e continuità.

Conclusione: il futuro dell’olio passa dal senso di comunità

Oggi, nel mondo dell’olio, il vero vantaggio competitivo non è soltanto la qualità (che ormai molte aziende eccellenti possiedono), ma la capacità di tradurre quella qualità in un senso di appartenenza.

Un’etichetta che parla di “noi” diventa un ponte tra produttore, territorio e consumatore.
Un ponte che non si limita a vendere, ma a costruire legami.

In apertura, illustrazione di AbCommunication