Degustare un olio Evo è molto più che un atto tecnico. È un incontro sensoriale, emotivo, personale. Ma questo incontro può essere profondamente influenzato (in bene o in male) da come lo accompagniamo con le parole.
La Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) ci insegna che il linguaggio non è solo uno strumento descrittivo, ma anche un attivatore di percezioni. Le parole giuste creano attesa, amplificano la sensazione, orientano l’attenzione. Quelle sbagliate, al contrario, chiudono, raffreddano, distolgono.
Durante una degustazione, è utile partire da immagini, non da tecnicismi:
“Immagina l’odore dell’erba appena tagliata. Quel verde vivo che pizzica un po’ il naso. Ora assaggia. Aspetta che arrivi l’amaro, e poi senti quel piccante leggero, come un sussurro che chiude in bellezza”.
Con queste parole, non si impone un giudizio. Si invita a vivere un’esperienza. E chi ascolta, sente di più.
La PNL insegna anche a rispettare i diversi canali sensoriali: c’è chi percepisce di più visivamente, chi a livello gustativo, chi emozionale. Per questo è utile usare un linguaggio ricco, multisensoriale, evocativo.
Degustare non è un quiz. È un viaggio. E ogni viaggio ha bisogno di una guida capace. Non tecnica, ma empatica. Non invadente, ma presente.
Quando troviamo le parole giuste, l’olio extra vergine non si limita a piacere. Resta nella memoria.
In apertura. Illustrazione di ABCommunication