Le conserve fatte in casa? Troppo a rischio. Angelo Moreschini, presidente Assom, dal canto suo rassicura i consumatori: “parlando di prodotti confezionati secondo le regole, come di norma accade nelle aziende italiane, prodotti dunque conservati in modo corretto dai distributori e, per giunta, monitorati dagli organismi di controllo, l’allarme sulla sicurezza delle conserve risulta ingiustificato”.

Le olive da tavola sono pertanto un prodotto buono e sicuro, e questo grazie al sistema di produzione italiano, che si attiene a regole severe sulla sicurezza alimentare. È quanto ribadiscono i componenti dell’Associazione dei produttori italiani delle olive da mensa, socio aggregato Assitol.

L’alto livello di qualità dalle aziende del settore è più che garantito: “molti pensano che l’origine geografica sia il requisito più importante”, riconosce Moreschini, ammettendo che “non si può negare l’importanza della provenienza, e tuttavia questa da sola non può determinare la qualità di un prodotto, la quale invece dipende da diversi fattori, che vanno dalle specifiche proprietà organolettiche e nutrizionali alla salubrità. Per la sicurezza è fondamentale la serietà di olivicoltori e trasformatori, i quali devono adottare processi produttivi in grado di garantire al consumatore olive buone e sicure. Ed è esattamente quel che il nostro settore compie tutti i giorni”.

Il comparto olive da tavola sta oggi attraversando un momento di grande espansione, anche in ragione dell’aumento esponenziale dei consumi in tutto il mondo. Tra l’altro Il fatturato generato dalle aziende associate Assom ammonta a 307 milioni di euro. In media – stando a quanto riferiscono in Assom – si trasformano ogni anno oltre 60mila tonnellate di olive, e di queste per il 58% sono olive italiane, mentre la restante parte proviene da Paesi Ue ed extra Ue.

Nota a margine: i produttori di olive da mensa associati Assom inseriscono in via del tutto volontaria l’indicazione dell’origine in etichetta, pur non essendo obbligati da nessuna norma a farlo.

Che tutto vada bene lo si evince dalle dichiarazioni rese pubbliche da un comunicato stampa diffuso da Silvia Cerioli: “il nostro settore – sostiene il presidente Assom Moreschini – è in una fase di straordinario sviluppo. Tuttavia, pesa lo storico deficit produttivo di olive da mensa, rispetto alla domanda del mercato. Le nostre aziende assorbono completamente la produzione italiana di olive, ma deve nel contempo ricorrere alle importazioni in modo da colmare il deficit produttivo. È una carenza, questa, che condividiamo sia con gli olivicoltori, sia con le aziende olearie. Sarebbe pertanto opportuno affrontare la questione collaborando con tutta la filiera olivicolo-olearia”.

Le olive da tavola sono molto utilizzate in Italia, e proprio per questa ragione occorre prestare la massima attenzione a non affidarsi a preparazioni casalinghe, per via dei rischi che i casi di recente cronaca hanno messo in evidenza. Non a caso l’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che le conserve effettuate in ambito domestico sono più a rischio, perché realizzate senza i dovuti accorgimenti. Meglio perciò affidarsi, onde evitare incresciosi casi di botulismo, a olive sottolio e in salamoia preparate da aziende professionali, in quanto più sicure, perché sottoposte a controlli costanti e basate su metodi di assoluto rigore scientifico, nonché su regole stringenti.

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Se la notizia è di suo gradimento, sicuramente può interessare il volume L’assaggio delle olive da tavola, di Roberto De Andreis; come pure il libro Storia della Taggiasca, di Roberto De Andreis e Alessandro Giacobbe.

In apertura, le olive pronte per essere degustate a Olio Officina Festival. foto di Francesca Binda per  Olio Officina