Lo studio è stato pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences ed è frutto della collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e le Università della Tuscia di Viterbo e La Sapienza di Roma, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). È proprio una bella scoperta per cui sarebbe interessante verificare di persona e visitare il lago in questione, tanto più che un buon motivo sono i due giorni di Ogghiu Pantiscu Fest, il 25 e 26 agosto 2025 (si può prendere visione del programma del festival cliccando QUI, dove peraltro vengono segnalate anche delle visite guidate).
Quel che è emerso è molto interessante. In una lettera del 1871 al suo amico Joseph Dalton Hooker – ci informano dal Cnr – Charles Darwin ipotizzava che la vita potesse essere nata in “un piccolo stagno caldo”. Ebbene, oggi, a oltre centocinquant’anni di distanza, quell’ipotesi trova maggiori conferme proprio grazie allo studio che un team interdisciplinare di scienziati italiani ha effettuato sull’isola di Pantelleria, in particolare presso il piccolo lago termale chiamato “Bagno dell’Acqua”.
Questo luogo si è rivelato infatti un laboratorio naturale ideale per simulare ambienti simili a quelli che potrebbero essere esistiti miliardi di anni fa, sia sul pianeta Terra che su Marte, offrendo preziosi indizi sui meccanismi universali dell’origine della vita.
Giovanna Costanzo, biologa molecolare dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Cnr (Cnr-Ibpm sostiene che “il lago Bagno dell’Acqua si distingue per la combinazione unica di alta alcalinità, attività idrotermale, diversità mineralogica e attività microbica. Utilizzando l’acqua del lago, ricca di minerali, siamo riusciti a sintetizzare molecole di RNA (una delle due molecole, assieme al DNA, fondamentali per la vita) a partire da alcuni suoi precursori: i nucleotidi contenenti la guanina, una delle quattro famose basi azotate”.
“A Pantelleria – chiarisce la dottoressa Costanzo – in un’ambiente esterno al laboratorio, dove solitamente si svolgono le nostre attività, abbiamo verificato la possibilità di condurre esperimenti di astrobiologia, sfruttando le proprietà chimiche e fisiche di un lago con caratteristiche simili sia a quelle ipotizzate per la Terra primitiva, ovvero il nostro pianeta circa 4,5 miliardi di anni fa, che a quelle rilevate in aree marziane di grande interesse astrobiologico, come il cratere Jezero e la regione di Oxia Planum, attualmente considerati prioritari per la ricerca di antiche forme di vita”.
La ricerca, pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences, è stata condotta da ricercatori e ricercatrici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), dell’Università della Tuscia, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), dell’Università Sapienza di Roma, con la collaborazione dell’Ente Parco nazionale Isola di Pantelleria e finanziata dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) con i progetti ‘ExoMars’ e ‘Migliora’.
I ricercatori, in particolare, sono riusciti a sintetizzare non solo l’RNA, ma anche tutte le basi azotate presenti sia nel DNA, sia nell’RNA. “Inoltre – come precisa il chimico organico Raffaele Saladino, dell’Università della Tuscia di Viterbo – sono stati ottenuti anche componenti del PNA (Acido Peptidico Nucleico), un potenziale precursore degli attuali acidi nucleici, che potrebbe aver rappresentato un ponte tra genetica e metabolismo. La vita, pertanto, avrebbe potuto avere una modalità di origine chimica comune sia nel lontano passato di Marte che sulla Terra primitiva”.
Il progetto ‘Migliora’ (‘Modeling Chemical Complexity: all’Origine di questa e di altre Vite per una visione aggiornata delle missioni spaziali’) si inserisce all’interno di un programma nazionale di astrobiologia che Asi sta coordinando già dal 2020. Claudia Pacelli, responsabile scientifico del progetto per Asi riferisce che “i risultati di questo progetto costituiscono un tassello fondamentale nella conoscenza dell’origine della vita sulla Terra. Riteniamo – aggiunge – che queste ricerche contribuiranno inoltre a rafforzare il ruolo della comunità scientifica italiana nel contesto della ricerca astrobiologica internazionale”.
Si ringrazia per la notizia Giovanna Costanzo. La foto in apertura è del Cnr