Da giornalista agricolo, Roberto De Petro ha un trascorso di tutto riguardo. Conduttore televisivo e autore di programmi di successo, tra i quali è da segnalare la pluridecennale “AgriSette” per TeleNorba, ha sempre avuto uno sguardo fisso e oggettivo sull’agricoltura, come finora non è mai avvenuto altrove.
Incuriosisce pertanto la pubblicazione del pamphlet Xylella. Chi ha ucciso gli ulivi nel Salento? Testimonianza di un disastro ambientale economico sociale, edito da ConteCom (Bari, 2025; pp. 52, euro 15). Nonostante sia presentato come pamphlet (“non è un thriller, non è un inchiesta”, si legge in apertura, in esergo alla introduzione) non c’è alcun taglio polemico, ma solo la cronaca, impietosa, di un disastro cui si è giunti più che per la forza della natura, a opera di un batterio, dall’uomo che non ha saputo gestire un evento patogeno così devastante in maniera pronta, coordinata e coesa.
“Correva l’anno 2013…”. Così inizia la prima parte, la più consistente, del volumetto, là dove si chiarisce l’evolversi e la diffusione del batterio alieno, importato senza adeguati controlli dal centro America, a seguito dell’importazione di piante ornamentali. De Petro analizza le prime reazioni ai disseccamenti e scrive di un “tardivo rilevamento” dalle “conseguenze devastanti”, nonché registra tutto il dibattito pubblico, talvolta anche superfluo, superficiale e inconsistente che ne è seguito. È cronaca pura, anche se i giudizi del giornalista pur in apparenza morbidi sono in realtà taglienti, e ne ha per tutti, denunciando soprattutto le teorie del complotto, il negazionismo, come pure i tentativi di cure non scientificamente provate.
Il lavoro di De Petro è testimonianza di una impreparazione generale, ma soprattutto registra, come è ormai d’uso frequente in Italia, la creazione di fronti opposti, i quali non hanno certamente giovato alla buona causa di preservare il territorio e l’olivicoltura salentina, impendendo di fatto di limitare e contenere i danni da Xylella fastidiosa.
A corredo del testo, ci sono, sparse tra le pagine, colonnine con volti, nomi e operato dei vari soggetti che hanno esercitato un ruolo nelle dinamiche dei provvedimenti presi nel tentativo di arginare i danni.
Non ci sono giudizi diretti, non è un j’accuse, ma sortisce lo stesso effetto. Le pagine più terribili riguardano l’inchiesta della Procura di Lecce, in seguito archiviate definitivamente. Le conseguenze di questa indagine hanno avuto effetti funesti per gli oliveti salentini, ostacolando di fatto una tempestiva gestione dell’emergenza.
La conclusione di questa prima parte si racchiude nei titoli di alcuni brevi paragrafi.
Gli agricoltori: vittime e “responsabili”.
I tecnici: il sapere tradito.
La magistratura: il processo della paralisi.
La politica: opportunismo e inerzia.
IL governo regionale: molto populismo.
I Governi nazionali: confusione ritardi.
Poi il pamphlet si conclude con una seconda parte, breve, succinta ed essenziale: “Correva l’anno 2025…”, con tutti i timori per il futuro che ci attende: mandorli sotto attacco, l’incubo della vite. Per andare verso un nuovo inizio.
Chissà, se si riuscirà mai a dare una svolta a un territorio così devastato e privato di premesse per il proprio futuro. Colpisce in tutto ciò, leggendo il lavoro di Roberto De Petro, la negligenza della classe politica e la stoltezza di quella che viene impropriamente definita società civile.
Se c’è una mancanza in questo pamphlet è nel non aver citato, valorizzato e raccontato quanti meritoriamente – da veri eroi – hanno fatto la propria parte in estrema solitudine, talvolta perfino dileggiati, e che nonostante un contesto avverso hanno agito per il bene del territorio e dell’olivicoltura a proprie spese, con il personale impegno e una dedizione senza pari, nutrita da grande professionalità, serietà, onestà e un grande, grande amore per il territorio e per gli olivi.
In apertura, foto di Olio Officina