Di Fascismo di pietra di Emilio Gentile, Bari-Roma, Laterza, 2007, sono arrivata per ora soltanto a pagina 30. Ma quello che leggo spumeggia, fa riflettere su tante questioni che riguardano non solo la Storia in cui siamo calati, ma anche la storia e la critica della nostra letteratura, della nostra cultura novecentesca.
Centro tematico, in sintesi, il mito e l’anti-mito di Roma: un nucleo di argomenti la cui complessità merita grande consapevolezza e precisione, e che contribuiscono a farci capire meglio figure sfaccettate come ad esempio quelle di Carducci, Pascoli, d’Annunzio, e di altri scrittori della prima metà del Novecento; ma anche tanta bella produzione del movimento artistico Novecento.

Idea di Roma e classicismo; mito di Roma e ritorno al classico. Infatti, Emilio Gentile, che è studioso di vaglia, racconta la storia dell’idea di Roma quale Mussolini e il Fascismo vollero che fosse rappresentata attraverso le scelte urbanistiche e architettoniche del regime che cambiarono il volto della capitale durante il Ventennio. Fascismo e declinazione dell’idea di Roma. “Romanità” e impero. E, aggiungiamo noi, tragico travisamento delle idee di “primato morale e civile degli Italiani” di Gioberti: un pensatore problematico che gli studiosi di letteratura (di Elio Vittorini, Carlo Levi, Emilio Lussu, Dino Terra ecc.) e i politici dovrebbero ricominciare a leggere con attenzione, perché padre di una tradizione liberale e socialista di grande spessore: da Gobetti ai fratelli Rosselli e, appunto, Lussu.