Mi è capitato di ricevere in dono diversi libri di Raffaele Perrotta, studioso di Filosofia teoretica e di Estetica, già docente alle università di Genova (Metodologia e Critica dello Spettacolo) e di Sidney. Nelle sue opere risaltano l’interrogazione del linguaggio e sul linguaggio, l’analisi problematica del segno linguistico, ma anche l’affioramento di orizzonti conoscitivi inattesi del discorso. Scrive Perrotta: «poiché in seno al discorso vengono a emergere serie di elementi per la composizione del discorso stesso, il problema del discorso instaura i problemi del discorso», ribadendo così la responsabilità dell’io.

Il campo del discorso si configura allora come «un campo di battaglia dove avviene la guerra dei segni». Lontano dalla semiotica “ortodossa”, dai feticismi di certo strutturalismo, a contare sono realtà come esperienza, e misura della realtà, nella tangibilità dei segni appunto. Per approfondire le tematiche affrontate da Perrrotta con precisione e rigore filosofico rari, se ne leggano i seguenti volumi:

– Il Rosa Testimone di Guerra, discorsi lieder e rassodie, Roma, Antonio Pellicani Editore, 1994 (da cui sono tratte le citazioni).

–  Pensare d’Annunzio dopo d’Annunzio, Roma, Antonio Pellicani Editore, 1990.

– Insignia, Roma, Antonio Pellicani Editore, 1992.

Abbiccì, Genova, edizioni di Cantarena, 2014.

E prima ancora:

sonatasituazione, Milano, Il Periplo, 1969.

 

In apertura, illustrazione di Ulises Carrión, foto di Olio Officina