Ha preso il via la ricca stagione teatrale del Teatro Jenco di Viareggio sotto la direzione artistica di Jonathan Bertolai (basterebbero a conferma i nomi in cartellone di Ascanio Celestini, Stefano Massini, Giorgio Colangeli, Manuela Mandracchia) con uno spettacolo che è stato replicato il giorno 15 novembre per tre volte.
Spettacolo di cui, nella conferenza stampa inaugurale, la stessa Maria Teresa Elena, autrice del progetto originale, ha spiegato il fine.
Uno spettacolo per non vedenti o ipovedenti in grado di coinvolgere gli spettatori – non più di quindici alla volta – giocando sugli altri quattro sensi. Si toccano oggetti, si sentono suoni e voci, si percepiscono odori.
Con Astolfo sulla luna, tratto dal poema ariostesco, non c’è la pretesa che si conosca l’Orlando Furioso, perché, secondo l’autrice «non si deve raccontare tutto».
Ma veniamo all’emozione degli spettatori, anche di quelli vedenti che, per condivisione, vengono forniti di mascherina per occhi.
Il pubblico viene fatto uscire dal teatro. Poi, prima di rientrare, indossata la mascherina, viene accompagnato al proprio posto da voci gentili che tranquillizzano chi non è abituato al buio e che aiutano, guidandoli nell’oscurità, le quindici persone a sedere ognuna al proprio posto.
L’impressione è che non si sia accolti dalle poltroncine in velluto del teatro Jenco, ma che queste siano di plastica.
Il sipario si apre: se ne sente il rumore dello scorrimento nei binari delle corde…
Poi la voce di Ariosto (Gabriele Dell’Innocenti) inizia con il celebre chiasmo «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori» fino a concludere la prima ottava del poema.
Un’esposizione molto chiara che si fa capire anche da chi non conosce la vicenda.
Nel buio gli spettatori sentono le parole di Angelica (una Simona Generali suadente e ironica nel suo ruolo di fedifraga) e Medoro (sempre Gabriele Dell’Innocenti) che corrono, ridono e riempiono i tronchi del bosco con le loro iniziali, AM, unite da cuori.
Il pubblico non vede né tronchi né cuori incisi, ma come nella narrazione delle fiabe immagina.
E tutti sanno che l’immaginazione ha più forza della realtà.
Il bosco, luogo di unione per Angelica e Medoro, sarà per Orlando (Andrea Di Silvio) luogo di tradimento che scatenerà la sua pazzia, tanto da indurre Astolfo (Davide Arena) a decidere di andare sulla luna a recuperarne il senno.
Gli spettatori vengono toccati, accarezzati durante le scorribande dei due innamorati e percepiscono di essere nel bosco per il fruscio dei rami, per un lieve venticello che li accarezza, per il gorgoglio di un ruscello che scorre.
Ma strepitoso è il viaggio sulla luna, quando nelle mani di ogni spettatore viene passata una cima che lo collega a tutti gli altri.
La cima inizia a tirare, un vento potente a soffiare: sembra che lo spettatore stia per prendere il volo.
E sulla luna, dove approda, gli viene fatto toccare con mano l’ampolla che contiene il senno del paladino.
Poi il ritorno dalla luna. E come intuire la fine dello spettacolo? Ovviamente dal rumore del sipario che si chiude con corde e binari.
Il pubblico sempre al buio applaude e gli attori ringraziano stringendo tra le loro le mani di ogni spettatore che, nuovamente, da braccia e voci gentili viene riaccompagnato all’esterno del teatro.
Qui, levata la mascherina, non può fare a meno di chiedersi dove sia stato nei quaranta minuti dello spettacolo.
Si sarebbe potuto informare, ma perché privarsi del fascino del mistero? Del bello di non aver capito la sua reale collocazione?
Come già alla conferenza stampa, Maria Teresa Elena ha mostrato ai pochi spettatori una sua creazione.
Un pupo (non scordiamo che lei è siciliana e che l’Orlando furioso è il testo rappresentato nel teatro dei pupi) fatto di materiale riciclato come scatolette di sardine e altri generi alimentari.
Una vera opera d’arte.
Jonathan Bertolai aveva dichiarato che il fil rouge della stagione nasceva dal fatto di fare un teatro che fosse specchio della società.
Questo spettacolo che emoziona e “include” dimostra che l’intento è stato raggiunto.
Con Astolfo sulla Luna-uno spettacolo per occhi chiusi, progetto originale di Maria Teresa Elena
Viareggio, Teatro Jenco, 15 novembre 2025
In apertura, foto di Mariapia Frigerio