Domenica 9 novembre una marea di visitatori ha fatto visita al Frantoio Salvagno. Erano in tanti, non solo gli appassionati oleofili e gli operatori del settore, ma anche le famiglie riunite in una atmosfera di vera e propria festa. C’era chi andava per acquistare l’olio fresco di frangitura, chi invece ha preso parte all’esperienza dell’assaggio, ma poi, complice una organizzazione ben strutturata e collaudata, si poteva anche brindare e assaggiare specialità del territorio, perché dai Salvagno si va per stare insieme.

Il paesaggio merita, perché non è soltanto il luogo operativo in sé ad attrarre, con i due frantoi che lavorano in contemporanea, ma anche il contesto esterno, con il proscenio degli olivi, che fa sentire il visitatore in piena sintonia con la natura.

Sono esperienze che si ricordano. Sono tante le generazioni che si avvicendano, perché andare dai Salvagno è come andare a casa, a trovare degli amici. È questa la sensazione che si vive, di pura autenticità.

Cristina Salvagno

Educare alla percezione degli oli, alla loro fruibilità, è un approccio vincente che attira il pubblico. Il Frantoio Salvagno opera nel settore da oltre un secolo e per chi vuole approfondirne la storia hanno scritto un libro pubblicato da Olio Officina: Le nostre vite per l’olio.

E così, scorrendo le pagine del volume, Giovanni Salvagno con la moglie Elena e le figlie Cristina e Francesca riflettono sulla propria storia raccontandola in modo toccante. Da quando tutto ebbe inizio, nel 1923, con Gioacchino Salvagno, il padre di Giovanni, resta la medesima dedizione di sempre. Frangere le olive per ricavare il prezioso succo è un mestiere magnifico, fascinoso e utile. L’olio che si ricava è pura espressione di bellezza, bontà e salute. E i Salvagno lo dimostrano nel modo in cui accolgono la gente, non soltanto i propri clienti.

Francesca Salvagno

Perché questa dimensione comunitaria dei Salvagno? Perché questa loro attitudine all’accoglienza? Perché quando tutto ebbe inizio, nel 1923, c’erano solo gli olivi in Valpantena, alle porte di Verona. Mancavano i frantoi per spremere le olive. Di conseguenza, per usufruire dei pochi oleifici a disposizione in quegli anni, era necessario dirigersi altrove, più lontano. Gioacchino Salvagno, il fondatore, pensò bene di aprire un proprio frantoio proprio per metterlo a disposizione della comunità, così da condividere l’olio con la gente del luogo. Ed è stato questo a rendere i Salvagno così aperti, così vicini alla gente.

Le foto in apertura e all’interno sono della famiglia Salvagno